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Brigate Giustizia e libertà

1942 - 1945

Schede

Con questa denominazione erano indicate le formazioni militari che si riconoscevano nel PdA.
Fu Leo Valiani, in una delle prime riunioni della direzione Alta Italia del partito, a proporre questa denominazione, che si rifaceva al movimento Giustizia e libertà fondato in Francia nel 1929 da Carlo Rosselli e confluito nel PdA nel 1942.
All’inizio della Resistenza le formazioni militari del PdA avevano assunto nomi i più diversi, tra i quali Italia libera e brgg Rosselli. Dalla primavera del 1944 tutte assunsero il nome di Giustizia e libertà o GL e i membri furono chiamati giellisti.
Responsabile militare del PdA e delle brgg GL fu nominato Ferruccio Parri, il rappresentante del partito nel CVL. In ogni regione furono nominati comandanti e commissari politici ai quali facevano capo quelli provinciali.
In Emilia-Romagna ai due massimi posti di responsabilità si alternarono Massenzio Masia* “Max” e Mario Jacchia* “Rossini”. Dopo la morte di Jacchia - avvenuta nell’agosto 1944 - le cariche di comandante e commissario furono assunte da Masia. A Masia, fucilato il 23.9.1944, subentrò Enrico Giussani* “Ovidio”.
A Bologna operarono 2 brgg GL: la “Masia” o brg GL di Bologna e la GL montagna. Non si conoscono cifre sulla consistenza delle brgg GL nell’Italia del nord. Secondo Leo Valiani, alla vigilia dell’insurrezione i giellisti erano circa 28 mila. Secondo Parri, 24 mila quelli che operavano in montagna e 11 mila in città. Secondo altra stima, rappresentavano il 20 per cento della forza militare del CVL. I caduti sarebbero stati 1.800 e i feriti 2.500.
L’emblema delle brgg GL era una spada fiammeggiante nera su sfondo rosso. I partigiani portavano un fazzoletto rosso al collo, anche se in alcune brgg era verde. “Il Partigiano alpino” era il giornale delle brgg GL diffuso in Piemonte e Lombardia. [O]