Schede
Ippolito Bonaveri (Molinella, 1821 - Lugo, 1880), Zerbino ed Isabella, 1851. Ubicazione: Bologna, MAMbo, inv. H162 -959 – T2090209. Il dipinto vince il Premio Grande di Pittura ai Concorsi Curlandesi del 1851 ed è forse il punto più alto di una carriera che procederà regolare fino al 1867. La composizione piramidale e lo scorcio delle gambe di Zerbino non può non ricordare La morte di Dario di Cesare Masini, che aveva vinto il premio per la pittura di storia al Concorso Accademico del 1837 e che dovette essere considerato davvero di rottura nel contesto bolognese, tanto che Belluzzi lo pone quale prima opera della sua galleria fotografica. La stessa idea è ripresa, con più complessità, da Alessandro Guardassoni per La sete dei crociati l’anno successivo. Nel Canto XXIV dell’Ariosto Zerbino spira presso una fonte – di cui nel dipinto non vi è traccia – tra le braccia dell’amata Isabella, ferito mortalmente da Mandricardo. L’eremita che fra pochi versi tratterrà Isabella dal suicidio è un ottimo espediente per far aprire sulla destra la fitta e ombrosa coltre di alberi, su cui si stagliano in primo piano i protagonisti, e far risaltare un cielo dal blu intenso e una linea d’orizzonte piatta e quasi marina, ricordi del paesaggio seicentesco da Guercino a Guido. La commissione, dovendo scegliere tra due opere entrambe buone, scelse quella di Bonaveri, tra l’altro accettando ormai la soluzione dello scorcio e anzi lodando la composizione, lode che ricorrerà spesso anche nelle recensioni di Bellentani, che pure pare non amare troppo quest’artista: “la Commissione trovò posto il gruppo delle figure con belle linee di composizione; superato [sic] abbastanza felicemente la difficoltà dello scorcio in cui è delineato il cavaliero; sentita giudiziosamente la espressione ne’ visi, colta nel punto ch’egli sfinito delle forze pel sangue perduto, trovasi allo stremo della vita [...]. Vi lodò in genere colorito vago, buona scelta di pieghe, un disinvolto pennello specialmente nel tocco degli accessori”. La commissione individua anche alcuni difetti: “Notò poi questi difetti principali: disegno alcun poco trascurato nelle parti nude, fra le quali il destro braccio del Zerbino non bene scorciato. Troppo sparsa la luce, e troppo viva sulle armature, ed anche nel fondo che per non serbate gradazioni di giuste tinte nuoce all’effetto del chiaroscuro”. Queste caratteristiche, se si va con la mente al quasi coevo Le tre Religioni in Europa, paiono proprie del pittore. Il dipinto è stato esposto anche nel 1980, nel 2014 e nel 2019-2020.
Isabella Stancari
Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia e fonti: MAMbo, Archivio fotografico, scheda 5099; Atti 1848-1851, pp. 116-118; Bologna 1980, n. 32, p. 104; Bologna 2019-2020, tav. X, p. 75.