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Un Candeliere per un altar maggiore

1836

Dettagli

In questo disegno giovanile l'Aureli si ispira ai candelabri classici provenienti dagli scavi archeologici e fatti conoscere dalla incisione del Piranesi. Già sullo scorcio del Settecento il tipo di candelabro con la base a tripode e il fusto diritto fu il modello preferito dagli ornatisti e arredatori attivi in Italia e Oltralpe, dal romano Antonio Asprucci agli inglesi George Smith, Henry Holland e Thomas Hope. Nell'Ottocento, dopo il periodo impero, allo schema classico vennero approntate alcune modifiche, suggerite dalle tendenze neo-barocche. Per esemplificare possiamo ricordare i grandiosi candelabri bronzei ideati dal bolognese Pelagio Palagi per la scala del Consiglio del Palazzo Reale di Torino, i cui lavori di restauro iniziarono nel 1835. L'Aureli sembra conoscere i disegni degli arredi creati dal Palagi, che continuava ad avere rapporti con l'ambiente accademico bolognese. Le affinità si rivelano soprattutto nei bracci, ornati da racemi che si dipartono da un cespo di foglie d'acanto con un andamento sinuoso. Il disegno chiaroscurato evidenzia il vigoroso plasticismo con cui l'artista ha inteso dare risalto alla concezione scultorea.

Ludovico Aureli (1816 - 1865), Un Candeliere per un altar maggiore (1836), disegno acquerellato, cm 74 × 50. Bologna, Accademia di Belle Arti.

Luisa Bandera Gregori 

Testo tratto da "I Concorsi Curlandesi". Bologna, Accademia di Belle Arti 1785-1870, catalogo della mostra, a cura di Renzo Grandi, Bologna, Galleria d’Arte Moderna, marzo-maggio; Museo Civico, giugno-luglio, 1980.