Schede
Il Teatro ha conservato l’impianto e gli apparati architettonici settecenteschi progettati dall’architetto Giuseppe Tubertini, caratterizzati da una planimetria a U e da un alzato con quattro ordini di palchetti. Il Nuovo Teatro Politeama - concepito quindi per accogliere ogni tipo di spettacolo - fu aperto per la prima volta al pubblico nel 1790, nonostante la mancanza dell’apparato decorativo e delle attrezzature di palcoscenico. Nel corso della prima metà dell’Ottocento furono poi eseguiti diversi interventi di finitura mentre la costruzione della lanterna sulla volta della sala, destinata ad accogliere l’argano per i necessari movimenti dell’astrolampio a candele, risale al 1844. Ancora oggi si conserva l’occhio apribile del soffitto, ornato da motivi a girali, citato come uno dei pochi rimasti in Emilia Romagna.
Durante il decennio 1850-1860 il Comune avviò opere di ristrutturazione e finitura affidando i lavori all’architetto Filippo Antolini e, dopo la sua morte, all’ingegnere Luigi Ceschi il quale si occupò dell’innalzamento del coperto sopra al palcoscenico, della costruzione di ambienti di servizio per i teatranti e della trasformazione del quarto ordine di palchi in loggione. A questo periodo risalgono la maggior parte delle decorazioni pittoriche e plastiche che ancora si conservano. Per le pitture del soffitto della platea fu chiamato il ravennate Andrea Pesci - ornatista impegnato in quel periodo in molti palazzi bolognesi - affiancato in quest’impresa dal giovane Gaetano Lodi (Crevalcore, 1830-1886). Quest’ultimo divenne poi ornatista ufficiale della Casa Reale e professore d’ornato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Appare evidente che lo schema decorativo del soffitto persicetano richiami quello del Teatro Comunale di Bologna ideato in quegli anni - prima dell’intervento definitivo di Luigi Busi e Luigi Samoggia -, da Giuseppe Badiali e dal figurista Antonio Muzzi, chiamato anche qui ad occuparsi dei Putti con strumenti musicali inseriti nei sei medaglioni. La finta architettura ideata da Pesci tenta di raccordare il cornicione a ferro di cavallo con la parte centrale del soffitto tramite la serie di unghiature e la cornice ellittica entro la quale trovano posto i tondi dipinti dal Muzzi e l’occhio centrale dell’astrolampio. Il persicetano Vincenzo Testoni eseguì i medaglioni a bassorilievo con ritratti di autori teatrali e le due statue raffiguranti Alfieri e Goldoni, collocate nell’atrio. L’ornatista Antonio Tonietti realizzò i fregi in scagliola e gli stucchi delle colonne scanalate che affiancano l’arcoscenico, rifiniti dal doratore bolognese Luigi Spagnoli.
Nel corso del ‘900 il Teatro ha subito diversi interventi di ripristino, conseguenti all’utilizzo improprio dei locali durante la prima guerra mondiale ed alla successiva gestione come cinematografo. Esso subì poi gravi danni nel 1971 con l’incendio scoppiato sotto la platea, che raggiunse anche i palchi del primo ordine. Dopo un primo intervento solo negli anni ‘80 sono state realizzate grandi opere di ristrutturazione, tanto che poté essere nuovamente riaperto il 2 marzo 1990. Nel 2023 è stata ripristinata la buca d’orchestra riaprendo così le porte del teatro al bel canto.
Gaetano Lodi, Antonio Muzzi, Andrea Pesci, Soffitto del Teatro Teatro Comunale Politeama, 1860 ca., San Giovanni in Persiceto.
Bibliografia: D. Ugolini, Il Teatro di Persiceto attraverso un secolo, 1790 -1890, Guerzoni, S.Giovanni in Persiceto 1890. Simonetta M. Bondoni (a cura di), Teatri storici in Emilia Romagna, Grafis Industrie grafiche, Casalecchio di Reno, 1982.