Schede
Come è ben noto, la figura di Angelo Venturoli è di notevole importanza per chi intenda approfondire il panorama artistico bolognese del primo quarto del XIX secolo. E un fatto che egli abbia donato una notevole parte delle sue sostanze per la realizzazione di un istituto (appunto il Collegio Artistico Venturoli) che sapesse accogliere giovani studenti desiderosi di applicarsi nella pittura, nella scultura e nell’architettura. Ed è un fatto che, oggi come ieri, il Collegio abbia saputo raccogliere attraverso lasciti e donazioni un cospicuo numero di opere d’arte di diversa fattura in modo da essere in fieri un luogo di confronto culturale e di collezionismo. Viene da chiedersi, a questo punto, se anche Angelo Venturoli fosse a sua volta collezionista. La risposta è affermativa dal momento che in uno dei locali della struttura è possibile ancora ammirare una bellissima collezione composta da numerosi pezzi di marmo di vario tipo e diversa provenienza. A ciò si aggiunge il suo testamento pubblicato l’8 marzo 1821 in cui il pubblico Professore Architetto Civile (così viene descritto) afferma che in rapporto però alla colezione (sic) de’ miei libri di belle Arti, ed a quella dei Marmi, che non senza molte cure, e dispendio mi è riuscito di fare, ordino, e voglio, che non siano distrate (sic), ordinando, e volendo anzi, che si conservino ad instruzione de’ Giovani del mio stabilimento. Ecco la prova della passione collezionistica di Angelo Venturoli. Osservando con maggiore curiosità le collezioni di varia natura ancora conservate, colpiscono in particolar modo una significativa quantità di bassorilievi, ossia calchi in gesso tratti da originali in metallo, ed un certo numero di “camei” realizzati con lo stesso materiale che mostrano profili di personaggi della civiltà romana.
Una delle fonti principali che citano questa collezione è la documentazione ancora esistente nella quale è contenuto un acquisto effettuato dagli amministratori del Collegio da parte di un certo Francesco Giusti. Il foglio manoscritto, redatto verosimilmente verso il 1831, riporta tutto il materiale acquistato nonché la collezione dei bassi rilievi, fra piccoli e mezzani, per la consistente cifra di cento scudi romani. Ve ne sono alcuni che colpiscono l’occhio per la loro egregia fattura come, ad esempio, un bellissimo bassorilievo che riproduce la figura del celebre architetto bellico Francesco De Marchi (1504 - 1576) che ricalca fedelmente un originale in bronzo sul quale da un lato vi è l’immagine idealizzata della Vittoria seduta su armi belliche mentre dall’altro il suo profilo austero vestito da capitano. Altro calco in gesso molto interessante è quello riguardante il retro di una medaglia coniata da Giovanni Hamerani (1646 - 1705) nel periodo del papato di Clemente X (1590 - 1676) della quale esistono due versioni. La prima con il profilo del pontefice volto a destra, l’altra con lo stesso ritratto ma frontale e benedicente; su entrambi i retro delle medaglia figurano l’allegoria della Fede di fronte ad un gruppo di uomini genuflessi e sullo sfondo le figure di alcuni cadaveri. Sulla parte superiore si legge la frase PER ME VITA EXTRA ME MORS ovvero “tramite me la vita, al di fuori di me la morte”. Decisamente interessanti sono le copie in gesso di alcune medaglie in bronzo e in argento che rappresentano personaggi nobili o celebrano un evento. Nel primo caso figure di spicco della società dell’epoca come il primo presidente del Parlamento di Aix en Provence dal 1748 al 1790, Charles Jean-Baptiste de La Tour Welsh oppure, in un bellissimo calco, Anna d’Austria (1601 - 1666) assieme al figlio e futuro re Luigi XIV. Nel secondo caso si celebra, con una medaglia realizzata nel 1783, ad opera di Lorenzo Lavy, la neonata Accademia delle Scienze di Torino. Un capitolo a parte, che meriterebbe uno studio più approfondito, è quello dei bassorilievi che ritraggono profili di personaggi del mondo greco, romano e, nel caso del solo Diderot, contemporaneo. Tra essi spiccano le effigi di di Socrate, di Tolomeo, di Nerone, di Servio Sulpicio Galba e di Giulio Cesare. Di altri, purtroppo, ci rimangono generici profili di filosofi, pensatori o uomini ancora avvolti nel mistero che solo studi più approfonditi potranno in futuro svelare.
Giovanni Tamarri
Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.