Schede
Augusto Majani 'Nasica' (Budrio, 1867 – Buttrio, 1959), Senza lavoro e senza pane - Disoccupati, 1895. Ubicazione: Bologna, MAMbo, inv. 26760 - 93667 - 1254 – 69. In occasione della prima mostra della Francesco Francia, nel 1895, Augusto Majani espose Effetto di luna sul mare ed Effetto di luna, insieme a “un lavoro più legato al linguaggio verista, Senza lavoro e senza pane”. Questo fu successivamente riproposto per il concorso Baruzzi dell’anno successivo insieme a Vittime.
Majani nella sua relazione di accompagnamento ai bozzetti scrive di Senza lavoro e senza pane: “Un popolo di operai emunti e lividi per fame e per dolore si raccoglie nella parte vecchia della città ove dalle mura medievali pare trasudi la stanchezza, l’uggia, il vuoto di una vita che fu. Davanti si innalza nella gaiezza del risveglio la città nuova. Sono disoccupati: con linguaggio muto, alto, solenne chiedono lavoro - il loro diritto alla vita. In mezzo ad essi e sovr’essi s’innalza sorretto da una colonna un crocifisso scolpito nel masso. Sarà una seduzione dello spirito mio, ma sovra quell’accolta di miseri, di affamati, di reietti quel crocifisso mi pare allarghi la sua grande ombra quasi velo sottile che si distenda sugli affanni dell’uomo. Quell’immagine del dolore, quell’esposizione di una grande fede e di un ideale purissimo e divino mi pare piova una benefica influenza su quegli spiriti affranti. [...] E così la grande figura di lui crocifisso sopra quel popolo di miseri mi pare il genio del luogo [...]”. Dunque ben si può identificare l’opera ritratta nella fotografia con quella descritta dall’autore in questo brano, ma presenta nello sfondo alcune differenze sostanziali rispetto a Disoccupati, conservato al MAMbo. Boriani (1960) conferma che Disoccupati fu eseguito per il concorso Baruzzi del 1896, “ispirato dalle manifestazioni popolari che andavano intensificandosi in quei giorni. Vi erano raffigurati dei risaioli disoccupati seduti sulla gradinata di una chiesa, davanti alla quale sorgeva un grande Crocifisso di macigno, simbolo del sacrificio e remora agli impulsi di rivolta” e che dopo aver partecipato anche alla Mostra Triennale di Milano del 1897 è esposto nella “galleria d’arte Moderna, a Villa delle Rose, di proprietà del Comune di Bologna”. Disoccupati fu donato al Comune dal Sindacato artisti di Bologna nel 1920 (si veda: http://www.mambo-bologna.org/collezioneonline/collezionestorica/opera-827/, consultato il 1 ottobre 2021). Morelli (in Bologna 1947) ci dice invece che Disoccupati fu un olio su tela pensato per la Galleria Municipale d’Arte di Modena. L’ipotesi più credibile è che Disoccupati, che ha circa le stesse dimensioni di Vittime, più che una seconda versione sia proprio il grande olio (1/3 del vero secondo le regole del concorso Baruzzi) Senza pane e senza lavoro. Majani era solito infatti ritoccare e persino ridipingere le sue opere anche a grande distanza di tempo; può darsi che la ridipintura sia avvenuta già in occasione dell’esposizione milanese - il che spiegherebbe perché è ricordato con il secondo titolo e non con quello con il quale effettivamente partecipò al concorso bolognese. Nonostante si siano fatte delle congetture per individuare il luogo preciso descritto in Disoccupati ci si deve forse limitare a tenere a mente la simbologia descritta da Majani stesso circa l’opposizione tra la città vecchia e la città nuova, anche se nella versione finale prevale quella antica, uggiosa e priva di speranza. La croce, infine, evoca evidentemente le analoghe croci di epoca romanica che in antico erano poste in luoghi significativi di Bologna quali simboli di protezione e lungo il percorso delle mura di selenite. Tali croci furono rimosse e spostate in epoca napoleonica all’interno della basilica di San Petronio, ma il loro significato era ancora avvertito dalla cittadinanza. Il genere della pittura di sensibilità sociale, legato al problema delle masse di lavoratori disoccupati, o ingaggiati a giornate, fu praticato anche da Raffaele Faccioli, con Mietitori sulla gradinata di San Petronio (1883, Milano, BNL), anche se in modo decisamente più distaccato, quasi documentaristico.
Isabella Stancari
Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia e fonti: ASCBo, Segreteria generale, Carteggio amministrativo, 1896, Tit. XIV Istruzione, Rubrica 5° Arti Belle; MAMbo, Archivio fotografico, scheda 1254; Bologna 1947, p. 20; Boriani e Cinti 1960, pp. 15-16, 78; e ripr. fuori testo; Bologna 1981, p. 469; Pasquali 1995, pp. 17, 19; Bologna-Budrio 2011-2012, pp. 17, 22, tav. 4, p. 35; Bologna 2020-2021, pp. 16-18, 48-50, 149-150.