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Sciabola del Battaglione della Speranza

1848 ca.

Schede

L’arma presenta il fornimento in ferro a un ramo di guardia con curvatura molto pronunciata ed elso posteriore a riccio; la cappetta è lunga e arrotondata, sormontata da un piccolo bottone; l’impugnatura in legno rivestita di cuoio è solcata orizzontalmente, con una piccola ghiera alla base. La lama è ricurva con ampio sguscio, il fodero in ferro con cresta. Ricorda la sciabola austriaca mod. 1837 per ufficiali di fanteria, ma ha una dimensione decisamente inferiore.

Si tratta infatti di una sciabola per ufficiali del Battaglione della Speranza di Bologna, come testimonia anche la “S” posta al centro della placca del cinturino relativo dell’arma. I battaglioni della Speranza si formarono a partire dal 1847 in diverse città italiane per istruire i ragazzi all’uso delle armi. Pur non essendo scuole militari autorizzate dal governo, durante gli esercizi militari i suoi membri portavano un’uniforme, che era simile a quella delle Guardie Civiche. A Bologna, tra la fine del 1847 e l’inizio del 1848, si formarono addirittura due diversi battaglioni di Speranzini per opera di due scuole private: il collegio diretto da Camillo Minarelli (1781-1854) con sede presso Palazzo Pepoli Nuovo, e quello diretto da Luigi Bellentani (1797-1877) che si esercitava quasi di fronte, a Palazzo Pepoli Vecchio. La prima, più numerosa in quanto aperta anche a ragazzi non frequentanti la scuola, era affidata all’ex ufficiale piemontese Vittorio Paolucci de’ Calboli, che metteva in pratica la teoria militare per le truppe sarde e, seguendo il metodo del mutuo insegnamento, affidava l’istruzione a giovinetti più esperti. Nella seconda il direttore stesso, “esperto nei militari e matematici studi”, si avvaleva della collaborazione della Guardia Civica, di cui seguiva la teoria militare. In città si discusse per qualche tempo a quale delle due scuole spettasse la priorità: a sollevare la polemica contribuì forse non poco lo spirito di corpo e le rivalità personali tra alcuni membri dei due battaglioni; in ogni caso gli Speranzini non ricevettero mai un riconoscimento ufficiale da parte del governo pontificio, né a livello centrale né a livello locale. Nella primavera del 1848, periodo di maggiore fioritura, gli Speranzini superarono le 300 unità, per poi scendere a poco più di 100 nel novembre dello stesso anno.

Alcuni di essi presero parte alla battaglia dell’8 agosto 1848: tra di loro l’ancor giovane Pietro Loreta (1831-1889), che successivamente partecipò alla Terza guerra di Indipendenza (1866) nelle file dei garibaldini, affermandosi poi come medico chirurgo e docente universitario e che infine presiedette la Commissione ordinatrice del Tempio del Risorgimento a fine anni ottanta dell’800. Anche il donatore di questa sciabola, Ulisse Billi, era tra gli Speranzini che furono riconosciuti come combattenti dell’8 agosto. Il Museo conserva anche altri cimeli relativi al Battaglione della Speranza: un gladio -identico come foggia a quello della Guardia Civica Pontificia, ma di dimensioni ridotte; due acquerelli raffiguranti le uniformi degli Speranzini, riferiti entrambi alla “Compagnia Bellentani” e la parte centrale di una bandiera che venne donata al Battaglione per celebrare la loro partecipazione alla battaglia dell’8 agosto, e che proviene invece dalla famiglia Paolucci de’ Calboli.

Sciabola del Battaglione della Speranza, 1848 ca. Ferro, legno, cuoio. Lunghezza totale mm. 810, lunghezza lama mm. 705, larghezza lama 20 mm., inv. n.212.

Otello Sangiorgi

Bibliografia: 

R. Belluzzi, V. Fiorini, Catalogo illustrativo dei libri, dei documenti, ed oggetti esposti dalle Provincie dell'Emilia e delle Romagne nel Tempio del Risorgimento italiano (Esposizione Regionale in Bologna 1888), voll. 3, Bologna, Zamorani Albertazzi, 1890-1901, vol 3.: Oggetti, 1901, p. 89; W. Cesarini-Sforza, Gli Speranzini di Bologna, in “L’Archiginnasio”, a.11 (1916), p. 36-47; R. Fantini, L'istruzione popolare a Bologna fino al 1860, Bologna, Zanichelli, 1971, p. 83-96; 187-191; Un giorno nella storia di Bologna: l’8 agosto 1848. Mito e rappresentazione di un evento inaspettato, a cura di M. Gavelli, O. Sangiorgi, F. Tarozzi, Firenze, Vallecchi, 1988, p. 24; 58-60; Armi bianche del Museo del Risorgimento di Bologna, a cura di O. Sangiorgi, in collaborazione con G. Cardellicchio, G. Lazzeri, G.P. Reggiani, "Bollettino del Museo del Risorgimento di Bologna, num. monografico, a. 43 (1998), p. 69.