Schede
Come attestano i documenti relativi al premio Curlandese "per il corrente anno 1808" (A.S. Bo, titolo X, anno 1808), i soggetti indicati ai concorrenti erano tre: "La penisola di Leucade. Veggasi a un'elevata montagna con dirupi, la quale scende verso il mare, su la vetta sia il Tempio di Apollo, più basso il sepolcro d'Artemisia; in prima veduta risalti un precipizio con scogli, fra quali entrino e si frangono le onde del mare e in cima al precipizio Saffo in atto di gettarvisi dentro...". "La selva per la quale passano Dante quando incontra Virgilio" e "L'isola di Andaro...". I soggetti sono resi noti nel febbraio del 1808 e la consegna delle opere è fissata per il settembre dello stesso anno.
Nella lunga storia del premio è l'unico caso in cui la scelta cade su temi espressamente legati alla pittura di paesaggio nella specifica accezione di paesaggio storico. Il genere stava infatti acquistando, sulla scia del successo di Valenciennes e dei suoi allievi in Francia, nuova considerazione in ambito accademico: nel 1801 Jean-Victoir Bertin propone l'istituzione di un Prix de Rome apposito all'Accademia di Francia, mentre una proposta analoga è fatta da Francesco Fidanza nel 1808 all'Accademia di Brera (cfr. M.C. Gozzoli - M. Rosci, 1975, p. 7). Barbieri si adegua alle esigenze di "nobiltà" e "grandiosità" proprie del paesaggio storico: nel contrasto tra l'incombente massa delle rocce, rese con attenzione quasi geologica, e le piccole figure degli spettatori e della stessa Saffo, il pittore si accosta al sublime neoclassico, in termini prossimi al contemporaneo bolognese Gaetano Burcher. (Testo tratto da 'I Concorsi Curlandesi', 1980)
Giovanni Barbieri (1780 - 1864), Saffo che si getta dalla rupe. Olio su tela, cm. 90 x 135. Concorso Curlandese 1809, Grande premio di Pittura. MAMbo Bologna, Collezioni storiche.