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Il dipinto, raffigurante la moglie del conte Stefano Tomani Amiani, erudito marchigiano con cui l'Alberi intrattiene un rapporto di amicizia che continuerà tutta la vita (documentato dalle lettere conservate presso la Biblioteca Federiciana di Fano) e che in questo stesso anno ritrae in un'opera conservata presso la Pinacoteca di fano, è riuscito esempio di quelle facili e brillanti doti di ritrattista per cui l'autore è famoso negli anni '30. Soprattutto è la cura minuziosa nella resa dei particolari degli accessori, gustati nella loro preziosità ed esaltati nelle loro caratteristiche di colore e brillantezza (oltre che scelti con una spiccata attenzione per la ricercatezza e particolarità dei costumi; si veda in questo ritratto il fastoso cappello con nastri e pennacchi) ad aumentare la piacevolezza dell'opera, mentre l'espressione del volto e l'atteggiamento della figura rimangono convenzionalmente fermi ai moduli del neoclassicismo accademico.
Clemente Alberi (1803 - 1864), Ritratto della contessa Giulia Tomani Amiani, 1831. Olio su tela, cm. 71,5 x 56. Sul retro "Ritratto della Signora Contessa Giulia Tomani Amiani nata a Mayoli di Ravenna dipinta in Fano da Clemente Alberi riminese nella estate del 1831". Fano, Museo Civico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano.
Elisabetta Farioli
Testo tratto dal catalogo della mostra 'Dall'Accademia al Vero. La pittura a Bologna prima e dopo l'Unità', Bologna, Grafis, 1983.