Schede
Teschi, teste alate di cherubini, farfalle, urne, colombe: scrigni di cultura, arte e memoria, simboli di riposo eterno dall’immutabile fascino, dai quali affiora la coscienza della fragilità della vita umana opposta al desiderio di eternità. Nata come monastero, la Certosa ne conserva molte tracce nella struttura architettonica, fatta di chiostri e porticati. L’unicità delle tombe, delle statue e delle lapidi ne costituiscono il fascino immortale. Il cimitero offre molteplici immagini e suggestioni; nessun altro luogo è equiparabile.
Le tombe, il buio delle cripte ed i marmi sepolcrali sono da sempre fonti di ispirazione per versi immortali. Percorrendo i portici ed i chiostri nonché i campi ed i recinti della Certosa di Bologna la moltitudine e la diversità dei simboli che vi si trovano, spesso accompagnati da epigrafi e frasi poetiche, hanno catturato la mia attenzione. Queste vere e proprie opere d’arte sorvegliano silenziose ed immobili il sonno dei cari estinti e consolano coloro che restano, raccontando con grande delicatezza il dolore e la speranza, oltre ad invitare al raccoglimento ed alla meditazione. I simboli che si trovano sulle lapidi funerarie hanno diverse funzioni: rammentano il legame tra la vita e la morte, ricordano quanto sia breve il transito nella vita terrena e sono di buon auspicio per il viaggio verso l’aldilà. Queste decorazioni, pertanto, non sono solo un’operazione estetica: chi le ha realizzate è al contempo poeta, perché attraverso la sua opera ci narra una storia; ma anche direttore d’orchestra perché la storia che egli racconta è accompagnata da simboli e allegorie. I simboli (dal greco symbàllò, «metto insieme») uniscono la mitologia, la letteratura, la poesia e l’arte. Il termine “simbolo”, nel linguaggio comune è inteso come una immagine che ci riconduce, che ci unisce ad una realtà più grande: nell’arte e nella letteratura il simbolo è un segno che sta per “altro”. La ricerca del significato dei simboli e la lettura delle frasi incise ha riportato alla mia mente versi di poeti studiati molto tempo fa. In poesia “amore”, “vita” e “morte” da sempre ispirano narratori e poeti che, con parole e pensieri, offrono una percezione diversa dell’infinito, dell’assenza, dell’ignoto e di tutto ciò che fa parte del mistero ultimo della vita. Partendo dalla ricerca e documentazione fotografica del simbolo e del suo significato è nato questo progetto fotografico che ha l’ambizione di mostrare l’assonanza tra simbologia funeraria e poesia. Il progetto è orientato sul particolare: i monumenti funebri non vengono ripresi nella totalità e le inquadrature analitiche riproducono figure simboliche e allo stesso tempo poetiche. La selezione dei numerosi scatti ha portato alla scelta di dodici immagini accompagnate da altrettante poesie: questo per apprenderne l’essenza, rendere più fruibili i contenuti e più piacevole la loro scoperta. Questa esperienza fatta di curiosità e di ricerca mi ha fatto scoprire tante opere d’arte sconosciute ai più, mi ha concesso il privilegio di condividere la mia visione.
Irene Sarmenghi, 2 novembre 2022.
Testo realizzato in occasione della performance e relativa pubblicazione "Requiem aeternam dona eis" di Irene Sarmenghi alla Certosa di Bologna, 2 novembre 2022. Nell'ambito del Calendario estivo 2022 della Certosa e di Bologna Estate.