Schede
La Certosa di Bologna è una testimonianza di stili architettonici e tradizioni di vita e conserva una grande quantità di oggetti legati al passato e connotati in senso religioso che consentono di conoscere produzioni locali, utilità e funzioni devozionali. Le reliquie, siano essi resti corporei oppure manufatti appartenenti alle persone in vita, sono oggetti con forte valore simbolico e metonimico che richiamano alla memoria problematiche importanti legate al culto dei santi, alla spiritualità umana, al corpo, alla morte, alle politiche di conservazione e sono inscindibilmente legati alla sfera del “sacro”. Nel trattare il tema delle reliquie bisogna tenere in considerazione non solo aspetti religiosi ma anche storici, antropologici e giuridici. A livello sociale si attribuisce un grande potere all’oggetto reliquia che attraverso complesse procedure di riconoscimento di senso diventa un ricettacolo di santità incorporando il santo stesso.
Il reliquiario di forma quadrangolare consiste in una teca di fattura molto semplice e di ridotte dimensioni. I materiali di cui è costituito sono legno e vetro. Il resto, attribuito a san Clemente papa, consiste in un frammento osseo abbastanza grande dotato di targhetta identificativa in pergamena incollata nella parte centrale e di due nastrini di tessuto bianco legati al resto stesso. Questo è incastonato in posizione verticale, tramite due ferretti che lo agganciano dalle due estremità, in una ghirlanda formata da una composizione di fiori artificiali costituiti da carta policroma rossa e bianca e arricchiti da perline, paiettes e filamenti metallici. Va rilevata nel motivo decorativo e celebrativo di fiori la finezza della fattura e l’abilità manuale nel creare un gioco di sfumature e colori. Sulla faccia superiore della scatola si possono notare quattro sigilli in cera lacca rossa e nastrini di raso giallo posti ai quattro angoli. I sigilli e i nastrini assicurano sia la chiusura della teca sia che questa non è mai stata aperta dal giorno in cui vi sono stati posti. Nella sezione superiore troviamo una nuova targhetta che riporta in nome del santo e due ganci metallici utilizzati per appendere la reliquia a muro in posizione verticale.
La teca fa parte della serie di reliquiari, simili tra loro per tipologia, dimensioni e contenuti, custoditi nell’altare delle reliquie della chiesa di san Girolamo della Certosa che risale al XVIII secolo. La cappella delle reliquie si trova lungo la navata, sul fianco sinistro della chiesa. La parete dietro l’altare ha le fattezze di un immenso e sontuoso reliquiario predisposto per l’esposizione dei resti. Questo è costituito da tre grandi sportelli di legno dorato decorati con ricchi intagli formati da avvolgimenti a spirale, foglie di acanto stilizzate e arricciate, cornici che riempiono tutta la fronte, lasciando con regolarità simmetrica fori con aperture ovali, quadrilaterali o poligonali dai quali si scorgono le reliquie contenute all’interno. Dalla sezione di destra proviene il reliquiario di san Clemente Papa. All’interno dell’altare è nascosto anche il corpo, riconosciuto incorrotto, di santa Laurenzia martire. Le modalità secondo cui questi oggetti sono pervenuti in questo luogo sono avvolte dal mistero come anche la mano esecutrice dell’opera stessa.
La cappella delle reliquie è una zona della chiesa che ritroviamo nell’architettura di molti monasteri certosini; era un luogo dove i monaci celebravano il rito liturgico ed era uno spazio favorito di ritiro spirituale della vita claustrale. Praticare e abitare un luogo implica un aspetto relazionale con gli oggetti circostanti che acquistano significato se messi in rapporto agli individui e alle scelte operate da questi per la loro sistemazione e cura. Inoltre la localizzazione è un momento fondante nella percezione dell’oggetto che diventa funzionale se decorosamente sistemato in una condizione accessibile e visibile. Nella chiesa di san Girolamo sono custodite una grande quantità di reliquie, ad esempio nell’altare maggiore, nell’altare della cappella di san Giuseppe, in sacrestia. Da ricordare, in primo luogo, che nella pratica cristiana i resti legittimano ufficialmente il luogo religioso. La costruzione della chiesa in quanto edificio e quindi la sua reale presenza nello spazio non bastano per considerarlo luogo di culto ma acquista funzionalità nel momento in cui viene legittimato attraverso l’oggetto di venerazione. Come è sancito nel Codice di diritto Canonico del 1983 la consacrazione dell’altare è un momento fondante della dedicazione di una nuova chiesa. Attraverso un’azione convenzionale viene convalidata la pratica delle forme di culto. Il resto crea sia il luogo di culto sia l’organizzazione spaziale di una chiesa nata, in questo caso, come monastero certosino.
La presenza di una moltitudine nello spazio della chiesa di san Girolamo testimonia la diffusione del culto delle reliquie tra i padri certosini che abitavano la Certosa di Bologna, prima delle soppressioni napoleoniche. È nota la tradizione di accumulare nei monasteri certosini di clausura il maggior numero di resti di santi e martiri per usufruire dei benefici spirituali connessi alla devozione. Non erano, però, i monaci a procurarsele ma persone esterne, in quanto essi non potevano peregrinare per i luoghi di culto. Nel tempo si è stabilita una precisa liturgia dedicata alle reliquie che è rimasta invariata fino ad oggi. Nel calendario liturgico dell’ordine è presente la solennità delle Sacre Reliquie fissato l’8 novembre, l’ottava di ogni santi.
Non ci sono fonti scritte che forniscono informazioni storico-critiche sulla biografia dell’oggetto esaminato. Nel faldone Autentiche di reliquie e altre memorie – PP. Certosini di Bologna (Demaniale, Archivio di Stato di Bologna) sono contenuti numerosi documenti di autentica e alcuni fascicoli, relativi a tutti i resti conservati nella chiesa, con datazioni che vanno dalla prima metà fino alla fine del ’700. Questi si trovano piegati in quattro e riportano una dicitura esterna, scritta a mano, dove viene indicata la zona della chiesa in cui si trovano i resti a cui il documento si riferisce. Tra tutti sono emersi anche quelli relativi ai reliquiari dell’altare delle reliquie. Dalla consultazione delle cartelle emerge che tra la prima e la seconda metà del '700 sono stati svolti vari sopralluoghi rivolti al controllo delle reliquie presenti nella chiesa. Le autentiche sono scritte in latino a mano ed erano proprio i monaci certosini a richiedere queste “revisioni” di verifica e accertamenti svolte da persone preposte. Tramite l’autenticazione ecclesiastica sancita nel documento i resti risultano appartenere veramente alla persona a cui sono attribuiti. Proprio questo legame di attribuzione e il fatto che si possa provare come attendibile rende le reliquie degne di essere utilizzate in pratiche devozionali e posizionate e venerate all’interno di un altare.
Reliquiario di san Clemente Papa, XVIII secolo, cm 13 x 34 x 23, Bologna, Chiesa di San Girolamo della Certosa.
Cecilia Degiovanni
Bibliografia: D. Freedberg, Il potere delle immagini. Il Mondo delle figure: reazioni e emozioni del pubblico, Torino, Einaudi, 1993; T. Ingold, Abitare e costruire: come uomini e animali fanno del mondo la propria casa; 2001; G. Leoncini, Le cappelle delle reliquie nelle certose italiane, in J. Hogg, A. Girare, D. LeBlévec (a cura di) Los Cartujos en Andalucìa, 1999, pp.143-170; V. Teti, T. Ceravolo, Reliquie e culto dei santi nelle certosa di Serra San Bruno, Vibo Valentia, Mapograf, 2000. Pubblicato in Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010.