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Progetto per fabbrica di mulini a Bentivoglio

1812 | 1815

Schede

La carriera dell’architetto Angelo Venturoli fu intensa e caratterizzò i decenni di passaggio tra Sette e Ottocento: alla collaborazione con i “pubblici uffici” affiancò l’attività per conto di privati. Nel 1812, su invito del marchese Carlo Bentivoglio d’Aragona, si recò nella possessione di Ponte Poledrano per effettuare una “perizia dello stato delle fabbriche detti li Molini del Bentivoglio”. Quella del Bentivoglio era una delle tenute più vaste della pianura bolognese e fin dalla metà del XV secolo era stata caratterizzata dalla presenza di mulini che funzionavano grazie alle acque del canale Navile e che avevano contribuito a definirne la modernita e la ricchezza. In seguito alla cacciata degli antichi signori bolognesi, i mulini rimasero attivi; furono recuperati a metà Cinquecento dal ramo ferrarese dei Bentivoglio e tali rimasero fino alla data in cui venne chiamato in causa l’architetto Venturoli.

Facendo seguito a quel primo contatto avvenuto nel 1812, Venturoli si recò al Bentivoglio nel settembre del 1815, questa volta su richiesta del signor Luigi Borghi, “quale co-amministratore Giudiziale della cessata Corte di Giustizia Civile e Criminale e dal signor Antonio Brunelli“, conduttore generale di tutti gli effetti che compongono la tenuta denominata ‘del Bentivoglio’ situata nel comune di Santa Maria in Duno” al fine di “osservare tutti li fabbricati componenti esso Castello, affine di conoscere lo stato attuale dei medesimi e suggerire gli istantanei risarcimenti che vi occorrono”. Al Venturoli fu allora affidato il compito di stimare tutti gli interventi necessari a rinnovare e restaurare la tenuta, che comprendeva “il Castello” e le fabbriche, tra cui i mulini. I lavori, inizialmente commissionati da Luigi Borghi in qualità di affittuario degli opifici, furono poi approvati dal Bentivoglio stesso, che ne rimaneva il proprietario, il quale chiese inoltre al Venturoli di fare un progetto per operare “un rialzo nella parte superiore de Molini da servire a comodo di granajo”, di cui i disegni in mostra sono un esempio. I lavori durarono per quasi due anni, ma furono alla base di una contestazione di natura pecuniaria che si protrasse fino alla vendita del complesso del Bentivoglio nel 1817. La diatriba in realtà nacque da una decisione presa in corso d’opera: “durante i lavori di sopralluogo” era stato infatti sottolineato dall’architetto come limitandosi a semplici lavori di rifacimento i mulini sarebbero rimasti privi “di molti comodi usi di bottega per li molinari e signatamente delli opportuni granari da frumento”. Insieme agli affittuari e ai proprietari era stato quindi deciso di “rialzare le fabbriche oltre l’accordato” e di costruire in un secondo momento “un coperto sopra le fabbriche, in modo che effettivamente sia suscettibile per granari da frumento”. Il Venturoli procedette dunque con i lavori e, come scrisse nella relazione, “tutto è stato costrutto con abbondanza e senza risparmio”.

Il problema, come si evince dalla lettura della perizia conservata nell’archivio Venturoli, sopravvenne al termine dei lavori, quando l’affittuario, Luigi Borghi, rifiutò di pagare le spese straordinarie di rialzo dei mulini, sostenendo che vi era stato unicamente un “accordo verbale”. Il contenzioso si protrasse per un altro anno, fino ad essere di fatto risolto in occasione della vendita dell’intera tenuta del “Bentivoglio”. Nel 1817 i fratelli Camillo e Gaetano Pizzardi e Benedetto Casazza acquistarono dal marchese Carlo Bentivoglio d’Aragona l’intera tenuta denominata del “Bentivoglio” e chiesero all’architetto Venturoli di effettuare una nuova stima dei beni della possessione per procedere a una nuova valutazione degli eventuali lavori da intraprendere. Gli interventi che il Venturoli eseguì in seguito a quella visita nel giugno del 1817, contribuirono a fare del Bentivoglio una delle principali tenute della famiglia Pizzardi e a renderla una delle più moderne imprese agricole della regione almeno per tutta la prima metà del XIX secolo. Nel 1869, in occasione della Esposizione Agraria ed Industriale della Provincia di Bologna, il marchese Luigi Pizzardi, divenutò unico proprietario del Bentivoglio, si aggiudicò il “Premio Speciale d’onore” per essere stato in grado di trasformare “questo vetusto castello in un centro popolato industriale traendo il maggior profitto dal beneficio del Canale Navile”. Le industrie a cui si faceva riferimento erano rappresentate proprio da quei mulini, le cui macine erano azionate dalle acque del Canale, e che l’architetto Venturoli aveva contribuito ad ammodernare a inizio secolo.

Elena Musiani

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.