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Questo progetto s'inserisce nella tendenza neo-rinascimentale, a cui si rifanno gli interventi edilizi moltiplicatisi a Bologna a partire dal 1860. Il fabbricato si dispone attorno ad un cortile a logge sovrapposte, e si differenzia dagli schemi dei palazzi rinascimentali per un'articolazione interna finalizzata alla creazione di numerosi uffici. L'apparato decorativo precisa il riferimento all'architettura compresa tra la fine del '400 e gli inizi del '500. Il richiamo alla tradizione locale è affidato alla scelta dei materiali e all'inserimento del portico. L'estrema sobrietà dei mezzi utilizzati per qualificare i prospetti è criticata dalla giuria, che considera "lo stile architettonico" molto carente "dal lato del buon gusto", lamentando "lo scarso rilievo dato alle parti decorative". Elemento compositivo fondamentale è la finestra con arco a tutto sesto, inquadrata da un'edicola architravata: un tema utilizzato di frequente nell'architettura bolognese di questi anni, e di cui si possono rintracciare le origini risalendo all'indietro nel tempo, dalle finestre dei palazzi romani della seconda metà del '400 sino a modelli antichi, come le aperture superiori della Porta Borsari a Verona.
Lorenzo Fontana, Progetto di una Casa Comunale per una città di 20.000 abitanti (1868), penna, acquerellato; cm 132 × 90, Bologna, Accademia di Belle Arti. In basso a destra il motto di Fontana: «A Maria e Luigi».
Amedeo Belluzzi
Testo tratto da "I Concorsi Curlandesi". Bologna, Accademia di Belle Arti 1785-1870, catalogo della mostra, a cura di Renzo Grandi, Bologna, Galleria d’Arte Moderna, marzo-maggio; Museo Civico, giugno-luglio, 1980.