Schede
Il dipinto di Giacomo Savini rappresenta un paesaggio montano con un gruppo di case e due figure in primo piano. Un luogo privo di connotazioni specifiche, e quindi difficilmente identificabile, ma che testimonia l’adesione alla pittura dal veroe l’ormai definitivo abbandono del paesaggio arcadico e idealizzato del maestro Vincenzo Martinelli. Tale orientamento si pone in linea con la maturità artistica di Savini, raggiunta nel terzo e quarto decennio del secolo nei molti «appunti di viaggio»: i fogli dedicati a Parma, conservati presso l’Opera Pia Davia Bargellini, e l’album dell’Archiginnasio con i molti scorci di Pisa, Livorno e Castel San Pietro, «luoghi appartati, silenziosi e deserti, dove aleggiano poesia e sentimento», «soggetti apparentemente senza storia», istantanee di «vita quotidiana» (Noferi, 2005).
Il dipinto qui in esame offre allo sguardo un borgo di montagna nel quale si consuma la vita del popolo, raccontata attraverso le pareti sbrecciate, gli edifici consumati dal tempo e invasi dai rampicanti, gli oggetti di uso quotidiano come i vasi di piante in alto a destra sopra un muro che funge da davanzale. L’ambiente, povero e dimesso ma restituito con sentimento, è lo stesso che ricorre nel vasto repertorio grafico realizzato dall’artista nelle numerose ricognizioni del contado bolognese e del territorio appenninico, comuni anche al collega Rodolfo Fantuzzi. L’opera appare in stretta relazione con un altro Paesaggio (inv. 296) della raccolta Bargellini, un dipinto a olio su rame delle stesse dimensioni, dove emerge il medesimo approccio alla realtà «pressante e diretto», «scevro del tutto da ambizioni di decoro letterario» (Grandi, 1983). L’interesse per il vero si manifesta ancora nel Paesaggio con chiesa (inv. 295), mentre le altre opere presso il museo riferibili al pittore hanno un sapore più arcadico. Dal punto di vista stilistico emerge chiaramente l’abilità nell’impaginazione spaziale derivata all’artista dall’attività di scenografo condivisa con Gaetano Burcher. Anche qui, come in altre vedute, la scena infatti si sviluppa in profondità attraverso una sapiente successione di piani. La presenza del dipinto presso le collezioni del museo è il frutto della consuetudine con la famiglia Davia Bargellini, in particolare con il marchese Giuseppe Davia, collezionista e paesista dilettante.
Giacomo Savini (Bologna, 1768 - ivi, 1842), Paesaggio, dipinto a olio su latta 17x21 cm. Sul retro, scritto a penna: «Dipinto di Giacomo Savini, di proprietà di me Giuseppe Davia». Bologna, Museo Davia Bargellini, inv. 297.
Ilaria Chia
Bibliografia: Dall’Accademia al vero. La pittura a Bologna prima e dopo l’Unità d’Italia, catalogo della mostra a cura di Renzo Grandi, Bologna 1983.