Schede
Mario Di Scovolo (1840 - 1877), Paesaggio desolato, 1877 ca. Ubicazione: sconosciuta. Nel 1877 Luigi Lodi (1856 - 1933), ricordando Mario Di Scovolo scrive: “All’ultima delle nostre esposizioni annuali di belle arti, vi era una tela che pareva volesse ritrarre il paese della desolazione. Aveva un’aria cupa, torbida, fumosa; poi certi alberi brulli, neri, tristi, quasi che piangessero le loro foglie mulinate lontano dai venti; in un canto un po’ d’acqua limacciosa, qua e là un’erba rachitica e giallastra, nel davanti una strana, scarmigliata figura. Era un quadro che faceva, come taluni giorni nebbiosi e grigiasti d’autunno, pensare a malinconiche cose e che metteva i brividi addosso nel presentimento di non so quale sventura. Eppure tutti si fermavano a osservarlo, a commentarlo presso a poco che a goderlo; e qualcheduno disse: ‘Ha da essere opera di ammalato’. Era il testamento artistico di Mario di Scovolo” (cit. In Di Scovolo 1983, p. 32). Anche se il dipinto non corrisponde perfettamente a questa descrizione - forse dell’ultima opera di Di Scovolo L’ebreo errante, da alcuni chiamata anche Cammina, cammina... - ne riconosciamo tuttavia quei caratteri di paesaggio brullo e spoglio che colpirono il pubblico e che erano certamente non solo una testimonianza dello stato d’animo di un uomo che stava morendo a trentasette anni, ma anche, e di più, della “scuola del vero nudo e crudo” in cui il pittore credeva.
Isabella Stancari
Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia: inedito.