Schede
Entrando nella sala delle urne del Cinerario dal cortile della chiesa di San Gerolamo lo sguardo del visitatore è rapito dalla statua del Dolore della Tomba Rimini. Il lotto viene acquistato nel 1920 da Bindo Rimini al prezzo di 200 lire per contenere le ceneri della moglie Ascension, morta due anni prima. Il momento dell'acquisto segna, con ogni probabilità, anche l'anno della commissione del monumento a Montaguti. Lo scultore plasma una figura femminile in bronzo che Angelo Raule, nella sua descrizione del cimitero bolognese, interpreta come personificazione del Dolore. La donna rigidamente eretta con le braccia lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno occupa lo spazio con fierezza.
Il viso è rivolto verso l'alto, gli occhi sono chiusi mentre i capelli sciolti hanno qualche ciocca unita in due trecce che ricadono severamente sul petto. La veste non asseconda morbida il corpo della donna ma lo ingabbia, annullandone il movimento. Le pieghe dell'abito cadono secche in una serrata semplificazione formale. La stilizzazione lineare e la compatta unità dei volumi sottolineano il carattere simbolico dell'immagine. Le braccia nude accentuano la tensione con i loro muscoli contratti. La figura è statica, pesante, solenne nella sua essenzialità. Fra Déco e arcaismo, con evidenti richiami allo scultore croato Ivan Mestrovic, Montaguti modella una donna in cui ogni particolare è chiamato a evidenziare la tensione del dolore, culminante in quel volto fieramente sconsolato che prende coscienza della perdita. Statua fra le più interessanti e significative dell'artista è stata fusa in due parti con congiunzione all'altezza della vita.
Bologna, Certosa, Corsia Principale del Cinerario. Sulla statua in basso a destra «S. Montaguti», a sinistra «Canziani e Guastini Fubero – Pistoia». Sul prospetto del basamento: «EN TU MEMORIA / MI QUERIDA ASCENSION / ALMA BENDITA Y SANTA / BINDO». Sul lato opposto all'entrata: «FAMIGLIA / DI / BINDO RIMINI». Sul lato sinistro: «ENRICHETTO / N. 1905 - M. 1913 / ASCENSION / N. 1879 - M. 1918 / BINDO / N. 1872 - M. 1935 / UMBERTO / N. 1907 - M. 1922». Sul lato destro: «EGLE DOLORES / N. 1905 - M. 1971 / BICE CARLOTTA / N. 1910 - M. 1974 / GIUSEPPE GALANTI / N. 1894 - M. 1975».
Federica Fabbro
Testo tratto da: F. Fabbro, Silverio Montaguti (1870 - 1947), Bononia University Press, 2012. Fonti: Bologna, Archivio del Cimitero Comunale della Certosa, Foglio sepolcrale Rimini Bindo del 1920. Bibliografia: A. RAULE, La Certosa di Bologna, Bologna, Nanni, 1961, p. 185; La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, a cura di G. PESCI, Bologna, Editrice Compositori, 1998, pp. 115, 290; La Certosa di Bologna. Guida, a cura di G. PESCI, Bologna, Editrice Compositori, 2001, pp. 129, 136; C. RICCI, G. ZUCCHINI, Guida di Bologna, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 248; F. FABBRO, Silverio Montaguti un artista ritrovato, tesi di laurea, relatore Prof. M. DE GRASSI, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2007 – 2008, pp. 117, 118; La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia, catalogo della mostra di Bologna, Museo civico del Risorgimento 25 maggio - 15 luglio 2009, a cura di R. MARTORELLI, Bologna 2009, p. 166; Luce sulle tenebre. Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, catalogo della mostra di Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna - Casa Saraceni 29 maggio - 11 luglio 2010, a cura di B. BUSCAROLI e R. MARTORELLI, Bologna 2010, p. 60.