Schede
Il monumento ai fratelli Ginnasi, all’interno del cimitero del Piratello di Imola, non è solo un documento significativo dell’attività giovanile di Baruzzi, ma anche la traccia più tangibile del rapporto tra l’artista e la nobile famiglia imolese. È infatti grazie all’interessamento di Giuseppe Ginnasi e di suo fratello, monsignor Domenico, che il giovane scultore riuscirà a recarsi a Roma dopo i due anni di studio all’Accademia di Belle Arti di Bologna, durante i quali era stato sostenuto economicamente da un gruppo di protettori delle Belle Arti imolesi, guidati dal conte Carlo Bianconcini. Nell’agosto 1817 Giuseppe Ginnasi prega il legato di Ravenna e la segreteria di Stato perché si adoperino a favore del giovane artista che si trova a Roma, presso lo studio di Canova, ma non può essere mantenuto dalla famiglia che versa in stato di indigenza (BIM). Di monsignor Domenico conserviamo la lettera di presentazione ad Antonio Canova, in cui gli chiedeva di ammettere il Baruzzi nel su studio (Canova 2003, II, p. 1018) e possediamo anche la risposta del grande scultore nella trascrizione di Lino Sighinolfi (BCABo FSCB).
L’accordo per la realizzazione del monumento a Giuseppe Ginnasi viene stipulato il 5 settembre 1826 tra Baruzzi e monsignor Domenico. In esso si fa riferimento ad un disegno segnato A, evidentemente scelto tra diverse proposte grafiche presentate dallo scultore, e ci si accorda per una somma complessiva di 1200 scudi romani (BCABo FSCB). La successiva morte di Domenico Ginnasi, sopravvissuto al fratello solo 17 mesi, determina una modica dell’accordo in data 25 settembre 1827. Si stabilisce una variazione al monumento secondo un disegno allegato segnato B, di cui al momento non sono riemerse tracce, con conseguente aumento di 800 scudi del prezzo stabilito. La modica consisteva nell’inserimento di due medaglioni a rilievo in marmo e la consegna veniva fissata entro il settembre 1828 (BCABo FSCB). In questo documento si fa riferimento alla statua, ancora oggi collocata sul monumento, come rappresentante l’Amor Patrio o la Concordia Fratrum. I lavori per la realizzazione del progetto si collocano principalmente tra il 1828 e il 1829 e vedono impegnato in modo particolare lo scultore carrarese Carlo Chelli al quale viene aᄂdata la realizzazione della statua. Da una lettera di Giovanni Battista Del Pozzo apprendiamo che nel luglio del 1830 il monumento non era ancora stato collocato. Il monumento Ginnasi è posto nella parte più antica del cimitero imolese, in un arco, secondo la prassi in uso anche alla Certosa di Bologna. Ricalca le linee già presenti nel foglio presentato per il monumento all’arcivescovo di Ravenna Antonio Codronchi e mai realizzato, che porta la data 1826, quella in cui viene stipulato il primo accordo con i Ginnasi. La struttura geometrizzante ricalca una grande stele con anteposto basamento squadrato che contiene i due medaglioni circolari con i ritratti dei due fratelli di profilo, affrontati, a sinistra monsignor Domenico e a destra Giuseppe Ginnasi. Contro il fondo liscio della stele è collocata la figura poco meno che al naturale della Concordia Fratrum, come ricorda l’iscrizione in capitale ai suoi piedi. La figura femminile, di chiara ispirazione classica, indossa una toga e una palla dai raffinati panneggi. Si appoggia con il gomito sinistro ad un’ara, tenendo nella mano una cornucopia traboccante di frutti, e con la destra che regge una patera compie il gesto della libagione. I capelli sono abilmente lavorati al trapano in raffinati cernecchi, sulla fronte splende una stella e sul capo la Concordia porta un pileus, entrambi simbolo dei Dioscuri, noti per la loro amicizia fraterna. Il coronamento, composto da due volute con palmette e foglie d’acanto, reca al centro lo stemma coronato della famiglia Ginnasi. Presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio si trova un foglio disegnato a puro contorno riconducibile a uno studio per la statua e il Mazzini ricorda che un progetto dell’insieme fu esposto a Imola nella vetrina del negoziante Benacci (Mazzini 1949).
Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878), Monumento funebre della famiglia Ginnasi Poggiolini, 1826 - 1830 ca. Marmo bianco, tuttotondo e rilievo, statua e medaglioni circolari. Imola, Cimitero del Piratello.
Antonella Mampieri
Testo tratto da: A. Mampieri, Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878), Bononia University Press, 2014. Fonti: BCABo FSCB 3, 29, 36, 37, 64; BIM. Bibliografia: “Giornale delle Belle Arti ossia pubblicazione mensuale delle migliori opere degli artisti moderni”, I, Roma 1830, p. 39, t. XVIII; Catalogo delle opere di scoltura eseguite in marmo dal prof. cav. Cincinnato Baruzzi a tutto l’anno 1859, Bologna 1860; G. MAZZINI, Cincinnato Baruzzi. La vita, il tempo, le opere, Imola 1949, p. 36, p. 70, Fig. 2; P.A. MELONI, Memorie delli Pittori, Scultori, ed Architetti della città, e diocesi di Imola, Imola 1992, pp. 13-17; C. FIORELLI, Un contributo alla rivisitazione dell’attività artistica di Cincinnato Baruzzi (1706-1878), in “Strenna Storica Bolognese”, LII, 2002, pp. 223-246 (1830); L. SIGHINOLFI, La vita e le opere di Cincinnato Baruzzi, in Uno scultore neoclassico a Bologna tra Restaurazione e Risorgimento, a cura di C. Maldini, Bologna 2006, p. 313.