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L'acquisto dell'arco per la costruzione del monumento risale al 1869, quando Maddalena Negri Minghetti, moglie legalmente separata di Filippo Minghetti, volle onorare la memoria del figlio Giuseppe, morto all’età di 5 anni, nonché radunare in una propria tomba Giuseppe e i due fratellini precedentemente morti e tumulati nella tomba dello suocero, Giuseppe Minghetti, padre di Marco e Filippo. Il monumento è però opera posteriore, dato che il bassorilevo può essere stato eseguito solo dopo il 1871, anno inciso nell’epigrafe sotto il medaglione che ritrae Maddalena. A fianco del ritratto di Maddalena, chiamata anche Lenina, troviamo il ritratto di Achille, figlio primogenito di Maddalena e Filippo e unico figlio arrivato all’età adulta. Sono entrambi ritratti giovanili: quando nel 1904 Achille muore, precedendo la madre nella tomba, ha 56 anni; Maddalena morirà solo nel 1912, a 82 anni.
Nell'altorilievo collocato alla base del monumento troviamo ritratti i tre fratelli Minghetti: Giuseppe, Emanuele e Teresa. In basso a destra è incisa la firma dello scultore, Augusto Rivalta. Il monumento non spicca per la qualità scultorea dell'insieme, ma trova riscatto nell'esecuzione dei ritratti nei medaglioni e del colloquio, ormai muto, tra i tre fratellini, descritti minutamente nell'abbigliamento e negli affetti. I bambini, che mai si conobbero, sono ritratti all’età in cui trovarono la morte. Teresa, nata il 26 ottobre 1850, muore di pochi mesi e non può che essere quella nella culla. Emanuele, nato il 5 ottobre 1852, muore all’età di 2 anni, cosa che giustifica l’uso della camiciola che si nota nella raffigurazione, fino a quella età comune abbigliamento di bambini di entrambi i sessi. Giuseppe, nato il 27 aprile 1864, muore all’età di 5 anni il 2 agosto 1869.
Il bassorilievo (con firma dell’artista) ritrae due ragazzini riuniti attorno alla culla di un terzo bambino. L’opera risale alla seconda metà dell’800 e gli abiti indossati rappresentano una forte semplificazione rispetto agli abiti degli adulti, che fino a poco tempo prima avevano rappresentato il loro modello, facendoli diventare delle vere e proprie miniature delle donne e degli uomini. Qui il solo riferimento all’abbigliamento degli adulti si ravvisa solo nella giacca a doppiopetto indossata dal bambino di sinistra. Appartengono invece propriamente all’abbigliamento infantile i calzoni con bordi ornati di pizzi detti "alla mammalucca", che comparirono già verso il 1820. Per quanto riguarda invece la bambina collocata nella parte centrale del bassorilievo essa indossa un abito piuttosto semplice, dallo scollo quadrato, con corte maniche arricciate all’attaccatura ed un’ampia gonna. La vita è sottolineata da una fascia annodata nella parte posteriore e gli unici dettagli che ne arricchiscono il taglio piuttosto sobrio sono i merletti applicati agli orli della scollatura e delle maniche.
Il progetto di insieme dell'opera si deve all'architetto napoletano Antonio Cipolla, ideatore di diversi monumenti all'interno della Certosa. La sua presenza a Bologna fu fondamentale per l'arrivo di sculture eseguite da artisti 'forestieri' nel cimitero. Il contributo dell'architetto, prima ignoto, è stato reso possibile da chi scrive, in quanto sono stati rintracciati i progetti presso l'Accademia di San Luca a Roma.
Marina Zaffagnini, Silvia Sebenico
2008, ultimo aggiornamento gennaio 2025.