Schede
Il messale certosino è emerso durante una ricognizione degli oggetti custoditi negli armadi della sacrestia della Chiesa di san Girolamo. È un importante documento storico e artistico legato alla comunità religiosa che abitava la Certosa di Bologna prima della soppressione avvenuta nel 1796.
Si tratta di un volume con copertina di cuoio marrone. La chiusura è affidata a due laccetti che si agganciano dalla parte anteriore a quella posteriore. La prima pagina riporta un’incisione che specifica l’anno di stampa e dove è raffigurata una scena di preghiera che coinvolge due monaci certosini, riconoscibili dalla tonaca con cintura e cappa e dalla testa rasata, raccolti davanti ad un altare. Quest’ultimo è arredato da un corredo liturgico mobile formato da candelieri, una croce, un calice e il messale poggiato sul leggio; tra le due colonne che poggiano sull’altare si riconosce l’estasi di san Bruno che sottolinea la devozione dei monaci verso il santo fondatore. Nel messale troviamo: il calendario delle festività certosine suddiviso per mensilità, la preghiera prima della messa e dei giorni festivi, Proprium de Tempore che contiene la liturgia e i riti delle singole domeniche e delle feste, In Nativitate Domini ad Missan in Nocte, Canon Missae del rito romano, Proprium Missarum de Sanctis che fornisce dettagli per le feste dei santi con particolare attenzione a quella di san Bruno, per la liturgia delle reliquie, per le messe dedicatorie e votive. Quest’ultima parte rivela la speciale venerazione che i monaci certosini dedicavano al culto dei santi e dei loro resti.
Per quanto riguarda l’aspetto iconografico troviamo all’interno diverse incisioni come l’Annunciazione in apertura del Proprium de Tempore, la Natività all’inizio della messa di Natale e al centro del libro la Crocefissione prima del Canon Missae. Il messale era destinato al celebrante e veniva posizionato sull’altare durante la messa. I monaci certosini conservano un rito specifico della messa seguendo le feste e il calendario del proprio Istituto la cui liturgia è rimasta pressoché invariata dalla fondazione. Il ritiro nella solitudine e la scelta di vita conventuale, caratteristiche della biografia di san Brunone, furono codificate dal quinto priore generale Guigo I che raccolse per iscritto le regole che vigevano alla Chartreuse e creò la prima legislazione dell’ordine: le Consuetudines Domus Cartusiae, approvate nel 1133 da papa Innocenzo II. Queste rappresentano uno strumento importante per analizzare l’ordinamento istituzionale certosino attraverso cui i monaci tentavano di identificarsi con la figura di san Bruno producendo un senso di appartenenza alla comunità, il cui stile di vita era disciplinato da precetti indiscutibili. Ci troviamo di fronte alla costruzione dell’identità dell’ordine che si riflette sia nello stile di vita sia nella celebrazione del rito. La preghiera è un fenomeno fondamentale della vita religiosa e manifesta il rapporto tra l’uomo e la divinità durante la quale si mettono in atto parole o pensieri rivolte a potenze religiose. L’orazione sancita nel messale va considerata come un rito orale che è spesso accompagnata da movimenti e gesti. Vengono performate delle “tecniche del corpo” che fanno da supporto alla preghiera come il genuflettersi e la prostrazione, atto tipico del rito certosino.
Cecilia Degiovanni
Bibliografia: G. Leoncini, La Certosa di Firenze nei suoi rapporti con l’architettura certosina, Analecta Cartusiana,
vol. 71, Salisburgo, 1979, p. 56; M. Mauss, Le tecniche del corpo, in Id., Teoria generale della magia e altri saggi, Torino, 1991, pp. 385-409. Testo tratto da: Buscaroli B., Martorelli R. (a cura di), Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti della Certosa di Bologna, catalogo della mostra, Bologna, Bononia University Press, 2010