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MCMXVI - 027 - Albania e Macedonia

lapide

Schede

Fronte albanese A seguito della dichiarazione di guerra dell’Austria-Ungheria alla Serbia, con l’intento di proteggere i propri interessi nel mare Adriatico, l’Italia inviò una missione sanitaria sulle coste dell’Albania già il 30 ottobre 1914; negli ultimi giorni di dicembre dello stesso anno, per proteggere il personale della missione, fu occupata da un reparto di marina l'isola di Saseno e con il 10° reggimento bersaglieri, la città di Valona.  Fino a novembre del 1915, le truppe italiane furono adibite a lavori di manutenzione di strade e fogne, e alla costruzione di un valido sistema difensivo a protezione della cittadina albanese.  Per quasi tutto il mese di gennaio 1916, marinai e soldati italiani si impegnarono per trasportare in salvo i reparti serbi in fuga dalle truppe austro-bulgare, e i prigionieri di guerra che avevano portato con loro.  A protezione di questa operazione navale, le truppe italiane di terra occuparono anche la città di Durazzo.  Terminato lo sgombero delle milizie serbe, il ritiro delle nostre truppe da Durazzo fu ostacolato dall’attacco di reparti regolari austriaci coadiuvati da bande albanesi ostili al governo di Essad Pascià. Il ripiegamento via mare degli italiani a Valona si completò solo a fine febbraio. Occupata Durazzo gli austriaci desistettero dal proseguire la marcia, preferendo fermare l’avanzata alle foci del fiume Voiussa.  Nel marzo 1916 fu inviato in Albania il XVI Corpo d’armata al comando del generale Piacenti. L’attacco lanciato a maggio dagli austriaci sugli altipiani trentini obbligò il Comando Supremo Italiano a ordinare il rimpatrio di due divisioni; il giorno 8 giugno 1916, il piroscafo Principe Umberto veniva silurato davanti a Valona, affondando con quasi tutto il 55° reggimento fanteria che era imbarcato. Le truppe italiane rimaste sul suolo albanese furono sufficienti a mantenere aperto il collegamento con la “Armata d’oriente” franco-inglese operante sul fronte di Salonicco (la Grecia, neutrale, aveva autorizzato lo sbarco di truppe dell’Intesa per operazioni contro la Bulgaria).  Solo nell’aprile del 1918 l’inerzia sul fronte albanese fu rotta da un violento attacco francese che costrinse il XIX corpo d’armata austroungarico a ripiegare, grazie anche all’intervento del XVI Corpo italiano.  Il 2 ottobre 1918 le truppe italiane passarono decisamente all’offensiva, costringendo l’avversario alla ritirata; il giorno 31 ottobre veniva occupata la città di Scutari. Fronte macedone Su ordine del capo di Stato Maggiore dell'Esercito generale Luigi Cadorna fu inviato in Macedonia  un corpo di spedizione formato dalla 35ª Divisione, composta dalle due brigate di fanteria "Sicilia" e "Cagliari", al comando del generale Petitti di Roreto.  A sostegno delle truppe erano stati inviati anche il 2º Reggimento di artiglieria da montagna, il 1º Squadrone di cavalleria "Lucca”, battaglioni del genio zappatori e pontieri, reparti di sanità, trasmissioni e sussistenza, per un totale di circa 44.000 uomini. In un secondo tempo giunse anche la brigata di fanteria "Ivrea".  Il movimento dai porti italiani iniziò nell'agosto 1916, con destinazione  Salonicco. Dopo un periodo strettamente necessario per dispiegare le truppe, agli italiani fu affidato l'incarico di difendere il settore di Kruscia-Balcan, a est del lago Doiran: una linea di circa 50 chilometri, particolarmente esposta agli attacchi dei bulgari.  Dalla fine di dicembre del 1916 al settembre del 1918, le truppe italiane in Macedonia condussero una logorante guerra di trincea. Unica battaglia il 9 maggio 1917, sul fiume Cerna, contro le forze bulgaro-tedesche. Nel giugno del 1917 il comando del corpo di spedizione passò al generale Ernesto Mombelli.  Il 3 ottobre 1918 cessarono praticamente i combattimenti per l’abbandono del fronte da parte delle truppe nemiche.  Paolo Antolini