Schede
Il dipinto di Fabio Fabbi è il pendant de Le quattro Torri di cui costituisce il presupposto cronologico. L'artista rievoca qui i gloriosi momenti felsinei, restituendo uno straordinario spaccato storico della zona in un momento critico, quello degli sventramenti del Mercato di Mezzo, che divisero così profondamente l’opinione pubblica e la cittadinanza bolognese. Nella tela non sono visibili infatti le torri medievali Artenisi, Guidozagni e Riccadonna, che sarebbero comparse negli anni Dieci del Novecento a seguito dell’allargamento della strada per fare spazio alla costruzione del terzo lotto di via Rizzoli. I due pendant costituiscono dunque uno studio scientifico accurato del “prima” e del “dopo”, concentrando in due dipinti le vicende storiche che hanno caratterizzato il centro nevralgico di Bologna negli ultimi tre secoli.
In questa opera Fabbi rappresenta una veduta d’insieme del Trivio di Porta Ravegnana di Bologna vista da Strada S. Donato (via Zamboni dal 1867) nel Settecento. Tutto è studiato nel dettaglio: sulla sinistra compaiono gli archi del portico rinascimentale della Chiesa dei SS. Bartolomeo e Gaetano, mentre sono presenti sullo sfondo la Casa Figallo, il Palazzo della Mercanzia e l’imbocco di via del Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli). Al centro svettano le Due Torri, a sinistra la Garisenda, con alla base la Chiesetta Malvezzi (Madonna delle Grazie o Madonna di Porta) e la bottega del ciabattino (“calzolaio” sulla targa descritta dall’artista) prima dell’abbattimento, avvenuto per entrambi nel 1871 per fare spazio al basamento in selenite, realizzato nel 1888-89. A destra la torre Asinelli con le botteghe dei battirame aperte ai passanti. Sono presenti la statua di San Petronio di Gabriele Brunelli, spostata sempre nel 1871 in S. Petronio e ricollocata in loco il 4 ottobre 2001, e l’inferriata che proteggeva il basamento della statua del Patrono per tutto il periodo settecentesco fino agli anni Trenta dell’Ottocento, raffigurato nelle incisioni del XVIII secolo e che viceversa non compare più nelle foto ottocentesche.
I dettagli settecenteschi, come i costumi degli amabili aristocratici che passeggiano in primo piano con tricorni e calzari o la carrozza sullo sfondo, ma anche il brulichio dinamico dei mestieranti nella zona delle botteghe, rivelano come l’artista abbia voluto descrivere il luogo simbolo di Bologna prima dei cambiamenti subiti dalla fine del XIX secolo, basandosi sulle numerose incisioni del secolo precedente. A maggio 2024 il Comune di Bologna e l’Archivio Fabio Fabbi dedicano al pittore il Giardino Fabio Fabbi.
Francesca Sinigaglia
ottobre 2024
Bibliografia: A. Masetti Zannini, La questione delle Torri Riccadonna, Artenisi e Guidozagni, Bologna 1918. Fabio Fabbi (1861-1945). Il viaggio dell’anima, (a cura di) E. Battistini, F. Sinigaglia, Bologna 2021. F. Sinigaglia, Quo vadis, Fabio Fabbi? Il taccuino di Varsavia del 1899 in «Strenna Storica Bolognese», vol. 71, Ed. Patron, Bologna 2021.