Schede
Provenienza: Ostellato (Ferrara), località Zuara, frazione San Vito. Rinvenuta nel 1913.
TRASCRIZIONE
D(is) M(anibus)
C(aio) Publicio
Dionysio
qui vixit annis
L m(ensibus) uno dieb(us) X
et Cobia Paulina
coniugi benemerent(i)
posuit cum quo vixi(t)
annos XXXVIIII
TRADUZIONE
Agli Dei Mani
Per Caio Publicio Dionisio che visse 50 anni, un mese e dieci giorni e (per sé) Cobia Paolina pose, al marito meritevole con il quale visse 39 anni
Questa lapide parallelepipeda, che proviene dall’area del delta del Po, si data ad un’età tarda grazie ad alcuni elementi epigrafici e figurativi, in particolar modo al ritratto in toga del defunto collocato in una nicchia del timpano. Il viso tondeggiante, il collo tozzo, la barba e le pupille bene incise sono indicatori cronologici molto chiari. Fu fatta realizzare da Cobia Paolina per il marito defunto, che aveva (lui o un suo avo) probabili origini servili (il cognomen Publicius indica un liberto di una comunità civica). Si noti che l’uomo andò sposo a soli undici anni.
Sotto l’iscrizione sono incisi un’ascia, che in quest’epoca ha un alto valore simbolico (forse di protezione della tomba o per indicare le virtù del defunto), e l’effigie di Mercurio con petaso, alette e verga.
Curiosità: In questa lapide compare, come altrove all’interno del Lapidario (si veda ad esempio la lapide di Sosia Isias), l’indicazione dell’età esatta del defunto: è questo un importante indicatore cronologico per datare l’iscrizione. Totalmente assenti in età repubblicana e fino all’età dei Flavi, le prime attestazioni che riportano anni, mesi, giorni di vita vissuta compaiono infatti non prima della fine del I-inizi del II secolo d.C. e si affermano nel corso del III secolo. Sono spesso presenti nelle iscrizioni funebri dei bambini prematuramente dipartiti, come a sottolineare ancora di più il dolore dei familiari, e talvolta in quelle dei gladiatori.
Marmo bianco: 116x47,4x7 cm. Inv. 19076