Salta al contenuto principale Skip to footer content

L'abbeverata

1890 | 1895

Schede

A confronto con dipinti di analogo soggetto come Bove solitario e Bove accosciato dove si avverte una carica di velata tristezza, l’Abbeverata mostra un tono di maggiore serenità determinata anche dall’inquadratura di ampio respiro dove i buoi, immobili, sono avvolti nella luce. Chi meglio del pittore e critico d’Arte Nino Bertocchi riesce a descrivere questo splendido dipinto di Luigi Bertelli (1833 - 1916): «Quei corpi grevi e massicci pesano sulla terra che l’acqua ricopre di una lastra abbronzata, e vi stampano orme ed ombre proiettate nella grande distesa del greto accecante. Le groppe dei bovi e i crinali delle lontane colline sono modellati dalla luce in una architettura unitaria, in un giuoco di lente lievitazioni, obbediente alle leggi di un’ineffabile armonia. nel silenzio che incombe sul Savena, in quell’ora mattutina, le calme bestie alzano i musi gocciolanti e s’arrestano in una fissità, in un gesto d’attesa che le fa partecipi, come l’eretta, interita (sic) è figurina della mandriana, di un mistero veramente «metafisico». Qualcosa che richiama alla memoria l’immotivata adesione del nostro animo alle segrete ragioni che fanno «sacre» le vacche al culto di popoli spiritualmente civilissimi, è presente nell’Abbeverata bertelliana: inconscio addio dell’artista alle forme e ai colori di un mondo amatissimo, al quale doveva sostituirsi il buio e l’angustia delle strade popolari bolognesi». (Nino Bertocchi, Luigi Bertelli 1832-1916, Bologna 1946).

In collaborazione con Galleria Artifigurative - Crespellano (Bo)