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Cella Cillario

1897 - 1903

Schede

La cappella è situata non distante dalla cella Gancia. La famiglia Cillario era la proprietaria della celebre 'buvette' frequentata - tra i tanti - da Carducci e dal suo cenacolo intellettuale. Anche in questo sito viene confermata l’équipe al lavoro nella cappella Gancia: Attilio Muggia per l’architettura, Achille Casanova per la parte musiva e Tullo Golfarelli per i gruppi scultorei. In questo caso lo spazio interno è la risultante dello sviluppo di una volta ad ombrello segnata da otto costoloni. Le ricche superfici fra le nervature sono realizzate a mosaico con stelle dorate su fondo azzurro, e alla base presentano lunette con busti di angeli, mentre in parete è stato adottato un rivestimento marmoreo che, nella sommità, presenta l’iscrizione dedicatoria (i cui bozzetti grafici, numerosi, restano nella documentazione archivistica). Riguardo all’impostazione dello spazio, Muggia attinge qui ad un repertorio gotico, raramente da lui praticato, composto, nell’arco di accesso alla cella, con un fastoso ordine corinzio a colonna libera. Egli, nella progettazione architettonica delle sue opere, predilige un classicismo misurato che solo a tratti lascia spazio ad una vena eclettica e decorativa, come nel caso della Villa Gina del Conte Pennazzi a Borgo Panigale del 1900 circa, oggi purtroppo in stato di totale abbandono. Anche in questo caso, come nella cella Gancia, i disegni dell’archivio registrano un assetto differente da quanto poi realizzato: sia nel gruppo scultoreo – che attualmente presenta due angeli ai piedi di una croce in bassorilievo – sia nei dettagli architettonici.

Fra le carte di Muggia, alla voce Cimitero della Certosa, resta anche il progetto per una camera mortuaria, oltre che disegni per altre tombe di famiglia. Riguardo a queste ultime, il ruolo che ebbe l’ingegnere bolognese non è, allo stato attuale degli studi, ancora del tutto chiarito, anche a causa della dispersione di una parte della documentazione, la cui assenza rende spesso muti i disegni. Sulle pareti dell'abside sono collocate diverse epigrafi, tra cui le seguenti: "Carlo Alberto Cillario, nato a Dogliani nel giugno del 1848. Rapito da crudo morbo, rendeva lo spirito il 18 aprile 1912 in Bologna, da lunghi anni sede di suo onesto commercio. Sagace ed operoso, con l'incremento di provvida industria, aggiunse onore al suo nome. Cittadino integro, la fede degli avi in cui spirò sereno unì ad alti sensi liberi e civili. Padre non comparabile, le tenerezze del cuore eletto tutto diede alla famiglia adorata. A lui risplenda la luce dei santi". "Caterina Gancia Cillario. Modello di sposa e di madre la cui vita esemplare fu impreziosita dalla fede illuminata, dalla squisita gentilezza dell'anima. Nelle ore novissime del 25 febbraio 1911 spirava in Dio a soli 49 anni, fra il cordoglio profondo del caro consorte Carlo e degli amati figli Margherita, Ines e Giovanni". (Maria Beatrice Bettazzi, estratto da: B. Buscaroli, R. Martorelli (a cura di), 'Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna', catalogo della mostra, Bologna, Bononia University Press, 2010).

All’interno del Chiostro Maggiore a Levante della Certosa di Bologna, si trova il sepolcro della famiglia Cillario, celebre famiglia bolognese attiva nel settore enologico e proprietaria di una Bottiglieria originariamente sita in Via Rizzoli. Esattamente come avvenne per l’attigua Cappella Gancia, la Cappella Cillario è il risultato della collaborazione fra l’Architetto Attilio Muggia (1861-1936), il pittore e decoratore Achille Casanova (1861-1948) e lo scultore Tullo Golfarelli. Comune ai due sepolcri è lo stile architettonico neorinascimentale, in cui il gusto simbolista e liberty dell’apparato scultoreo trova giustificazione nel clima artistico gravitante attorno al movimento Aemilia Ars, cui il Golfarelli stesso aderì mostrando un continuo aggiornamento sapientemente armonizzato agli stili precedenti. La Cappella, realizzata in memoria di Carlo Cillario (1848-1912), fu ricavata all’interno di una volta ad ombrello segnata da otto costoloni, richiamando un repertorio gotico raramente impiegato dal Muggia che si manifesta nello sfarzoso ordine corinzio a colonna libera posto nell’arco di accesso alla cella. Relativamente all’apparato decorativo si notano mosaici con stelle dorate su fondo azzurro apposti tra le nervature della volta, con rappresentazione di busti di angeli all’interno delle lunette anch’esse musive poste alla base della stessa, mentre sulla sommità del rivestimento parietale spicca l’iscrizione dedicatoria incisa. 

Per l’interno Golfarelli ripropone la figura dell’Angelo, raffigurando due creature celesti inginocchiate in adorazione di una croce in bassorilievo che si caratterizzano per le chiome fluenti, i delicati volti e i vorticosi panneggi, dando un’immagine fortemente umanizzata degli stessi «e armonizzante colla ricchezza un po’ fastosa della cappella» (“L’Avvenire d’Italia”, 31 ottobre 1905). In questi “angeli adoranti la croce”, come lo stesso Golfarelli li definisce all’interno dell’Album del Museo del Risorgimento, si mostra tutto il virtuosismo tecnico del maestro, fortemente apprezzato dai suoi contemporanei e ricordato in un articolo pubblicato nel 1905 su “Il Resto del Carlino” che qui si è scelto di riportare: «Si segnalano i monumenti onde i vivi onorarono i degni trapassati con le forme dell’arte statuaria. E cominciamo da due angeli in adorazione della croce con le ali raccolte e le mani giunte in atto di preghiera, nel mezzo della cappella Cillario su un lato del claustro grande. Sono del Golfarelli, il forte scultore romagnolo che ha così vivo ed alto il sentimento della decorazione scultorea. Decorazione non pel senso banale della parola, ma in quello artistico dell’armonia fra il tutto e le parti. Quei due angeli, infatti, umanizzati come molte delle cose anche di soggetto mistico di T.G., armonizzano perfettamente colla ricca, anzi magnificente, decorazione della cappella. Umanizzati ma non volgari e spiranti profonda pietà ai credenti e alle anime dolenti».

Il gruppo scultoreo, databile al 1905 grazie alla data incisa dallo stesso scultore, poggia su un basamento marmoreo nel quale risalta un bassorilievo raffigurante alcuni putti, ulteriore elemento comune con il sepolcro Gancia. Le similitudini riscontrate fin qui tra le Cappelle Cillario e Gancia, sono giustificate dalla parentela tra le due famiglie accertata nei documenti in possesso dell’Archivio Storico Comunale di Bologna. Stando ad una Scrittura Privata del 28 marzo 1893, infatti, Carlo Cillario acquistò l’anno prima il sepolcro N° LVII per se stesso, per la moglie Caterina Gancia (1861-1911) e per gli eventuali loro discendenti, impegnandosi a far collocare entro 6 anni un monumento in marmo con analoga iscrizione nella cella gentilizia sovrastante il tombino sotterraneo. Entrambe le famiglie erano, inoltre, di origine piemontese ed operavano nel settore enologico detenendo proprie buvette nel centro di Bologna. La buvette Cillario, in particolare, collocata dove prima vi era la Rinascente, era luogo di raduno prediletto dei socialisti bolognesi del tempo, spesso frequentata anche dal celebre Giosue Carducci che ne apprezzava oltremodo il barolo. (Emanuela Lamborghini, testo tratto da: Silvia Bartoli, Paolo Zanfini, Tullo Golfarelli (1852 - 1928), Minerva Edizioni, 2016). Fonti: BMRBo, Album Golfarelli; ASCBo, Fogli seppellimento Cillario; ASCo, Foglio sepolcrale tomba Cillario. Bibliografia: I monumenti nuovi della Certosa, “L’Avvenire d’Italia”, 31 ottobre 1905; Alla Certosa di Bologna, “Il Resto del Carlino”, 2-3 novembre 1905; Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all’arte, al folclore. La vita millenaria della città rivisitata nella fitta intelaiatura delle vie e delle piazze dei quartieri tra curiosità, leggende, monumenti e avvenimenti memorabili, III, Nadalini-Torinoi, a cura di F. RAFFAELLI e A. VIANELLI, Roma, Newton Periodici, 1989; A. BOTTARELLI, Lo scultore Tullo Golfarelli (Cesena 1835-Bologna 1928). L’attività bolognese, “Strenna storica bolognese”, XLI (1991), pp. 75-84; Luce sulle tenebre. Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, catalogo della mostra di Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna - Casa Saraceni (29 maggio - 11 luglio 2010), a cura di B. BUSCAROLI e R. MARTORELLI, Bologna, Bononia University Press, 2010.