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Cappella e Altare di San Bruno

Schede

Posta a destra dell’ingresso, la cappella di S. Bruno era in origine dedicata a San Giovanni Battista e ospitò la grande pala rappresentante la Predica del santo di Ludovico Carracci, oggi alla Pinacoteca nazionale. Successivamente intitolata a S. Bruno venne ornata con il dipinto del Guercino (1591 - 1666) La Vergine appare a S. Bruno, anch’esso trasferito alla Pinacoteca Nazionale. Attualmente nell’ancona cinquecentesca di linee classiche si trova l’Apparizione di Cristo a S. Bruno, attribuito al Cesi (1566 - 1629), ma pesantemente ritoccato da Filippo Pedrini nel XIX secolo. Ai lati della pala d’altare sono appesi i due Evangelisti Giovanni e Luca, opera del pittore napoletano Nunzio Rossi (1626 - 1651). Sulle pareti laterali si fronteggiano i due grandi dipinti con l’Ascensione (1651), di Francesco Galli Bibiena (1618/19 – 1665) e il Giudizio Finale (1658), di Domenico Maria Canuti (1620-1684), affiancati da coppie di quadri a olio centinati con figure di beati certosini, opera degli stessi autori. Al centro del pavimento la grata in ferro battuto dà accesso alla cripta della famiglia Pallavicini. Nella chiave di volta è affrescata la figura di S. Bruno. (Antonella Mampieri)

La Predica di Ludovico Carracci in occasione dell'esecuzione della pala del Guercino fu collocata sull'altare maggiore dell'attuale cappella di san Giuseppe. La base dell'altare è decorata da un ricchissimo paliotto in scagliola dove, tra racemi e girali di fiori è posta al centro la rappresentazione di San Bruno portato in cielo dagli angeli. Sia questo paliotto sia quello simile che decora l'Altare di san Girolamo, sono attribuiti a Domenico Pianon, attivo a Bologna alla fine del XVII secolo, che qui esegue i suoi capolavori e uno degli esempi migliori tra le scagliole bolognesi giunte fino a noi. Ne La Certosa di Bologna descritta nelle sue pitture (1793), l'autore ci consegna anche una storia poco nota: Sarebbesi veduto su questo Altare una stupenda Tavola di Guido Reni, se la morte non rapiva un sì rinomato professore, prima che l'avesse compita; ed il Malvasia, che ne scrisse la vita, attesta d'averla veduta bozzata, e prima, e dopo la sua morte. Rappresentava questa il Santo Patriarca trionfante de' tre comuni nemici, Demonio, Mondo, e Carne: la qual opera bozzata passò poi nella mani di Giovan - Andrea Sirani suo discepolo, e da questo fu venduta in Francia. Poco più avanti Crespi ci descrive però qualcosa di diverso in quanto fatto per questa Chiesa col Santo Fondatore in atto di calpestare Demonio, Mondo, e Carne, la quale, rappresentata la femmina non del tutto modestamente coperta, non incontrando perciò l'approvazione di que' tanto costumati Religiosi, che furono a vedere il Bozzo, e che desideravano assolutamente tutta coperta (…) il valente Professore (…) non volle più terminarlo. Sempre nella guida del 1793 veniamo a conoscenza che qui era collocato anche il piccolo San Bruno in preghiera di Elisabetta Sirani, datato 1657 (inv. 622), ora nei depositi della Pinacoteca Nazionale. (Roberto Martorelli - Novembre 2011)