Schede
Dopo la caduta del fascismo e l'8 settembre 1943, vecchi e giovani antifascisti si aggregarono specialmente alla 36" Brigata "Garibaldi", che ebbe le proprie basi e i propri bersagli nella zona alta della valle del Santerno e della vicina Toscana. Nell'estate 1944, l'attività contro i nazifascisti raggiunse il suo culmine e, quasi a segnacolo di ciò, pochi giorni dopo l'inizio dell'attacco alla Linea Gotica da parte dell'8a Armata inglese, il 31 agosto, a Tossignano i partigiani giustiziarono il maresciallo comandante il presidio. Il 13 settembre seguente, una compagnia della 36a Brigata "Garibaldi", coadiuvata da partigiani locali, occupò Tossignano che venne tenuta, nonostante varie puntate tedesche, per dieci giorni. Venne "disgregato" il nucleo dirigente della RSI, "saccheggiando la casa del fascio e recuperando materiali vari, documenti importanti, armi e bandiere fasciste". Fu processato e fucilato un maggiore della GNR. I partigiani "esponevano la bandiera dell'Italia libera ed abbattevano un monumento fascista fra l'entusiasmo della popolazione".
Il Commissario prefettizio del momento, che era podestà al tempo della costruzione del monumento fascista or ora ricordato al posto di quello dedicato a Costa, venne condannato "a pagare uno scultore del luogo, incaricato di erigere un secondo monumento ad Andrea Costa uguale a quello distrutto dagli squadristi". Si fece un comizio al quale parteciparono oratori di vari partiti. Venne requisita carne e distribuita alla popolazione. "Il controllo amministrativo del paese veniva assunto dai partigiani e dai membri del CLN del luogo". In questo lasso di tempo fu catturato l'equipaggio di un camion ed attaccata una pattuglia della Wehrmacht, operazioni che inflissero ai tedeschi gravi perdite, mentre caddero tre partigiani. L'occupazione cessò il giorno 23, in seguito all'intervento di forze soverchiami tedesche, che, poi, per mesi e mesi resistettero entro i validi rifugi scavati nel gesso fino a quando l'offensiva dell'aprile 1945 non li mise in fuga. I partigiani, ritiratisi da Tossignano, si attestarono a sud della carreggiabile Casola Valsenio-Fontanelice. Borgo, che si era venuto a trovare in "terra di nessuno", e, in pratica, presidiato da forze partigiane, venne raggiunto dai soldati dell'8a Armata inglese nel dicembre 1944.
Giulio Pallotta, membro del CLN di Fontanelice (v.) e poi sindaco dello stesso comune, ha così ricordato un episodio accaduto in quel torno di tempo: "Nel mese di dicembre, una unità inglese riusciva fortunosamente a infiltrarsi a Tossignano approfittando della momentanea distrazione nemica durante il cambio della guardia, ma il colpo di mano veniva respinto dalla rabbiosa reazione tedesca e pagato con la cattura di tutti i soldati inglesi. Avevamo preparato per gli alleati una mappa dettagliata di tutta la rocca: scavando nei ricordi personali, raccogliendo informazioni dagli sfollati e favorendo rischiosi sopralluoghi di qualcuno dei nostri, avevamo disegnato tutti i possibili sentieri che conducevano alle grotte e ai costoni dove i tedeschi proteggevano le loro batterie. Ci aspettavamo un attacco mirato a colpire questi obiettivi, ed invece il paese, già semidistrutto, fu completamente raso al suolo. La facilità e la leggerezza con la quale veniva dispiegata una potenza di fuoco così enorme e distruttiva a fronte di un risultato nullo, ci rendeva tristi: il dolore aumentava al pensiero di avere, se pure indirettamente, favorito quella operazione. Il gruppo della 36a Brigata Bianconcini guidato da Biagi Orlando e che lavorava per la Military Police si offrì di prendere Tossignano: la possibilità di muoversi su di un territorio familiare e di attaccare secondo schemi di guerriglia collaudati in altre occasioni, facevano ben sperare nella buona riuscita dell'operazione. Gli inglesi si opposero, ma autorizzarono una dozzina di partigiani, [...], a presidiare Borgo Tossignano, dislocando dei posti di blocco al Fondo Marcina, al Fondo Piana, a La Costa e a Buffa Dosso".
A Borgo stanziarono i partigiani del Battaglione "Libero", un reparto dalla storia speciale e significativa. Era costituito da partigiani della 36a Brigata "Garibaldi" che, dopo aver attraversato le linee alleate, cominciarono una collaborazione con i reparti al fronte. Per i meriti riconosciuti circa la loro precedente attività nella lotta contro i nazifascisti, quei partigiani - anziché essere disarmati, come lo furono la maggior parte di coloro che passarono dietro il fronte degli angloamericani - poterono costituire un battaglione autonomo, armato e da impiegarsi con le truppe al fronte. Il battaglione denominato "Libero" prese il nome da quello di battaglia del suo comandante, Edmondo Golinelli (classe 1916), di Imola. Questi era un ex pugile avversato dai fascisti per i suoi sentimenti liberi, antirazziali e contrari alla prepotenza dei gerarchi ed era anche un bravo combattente. Il reparto partigiano fu dislocato a Tossignano in un settore avanzato e difficile tenuto daU'8a Armata inglese e per merito di tutti "libero" ebbe, il 19 marzo 1945, con atto ufficiale del General staff intelligence, il comando del battaglione con il grado di colonnello e, poi, un incontro a Castel del Rio con il generale Mc Crery, comandante l'armata inglese. Tossignano, pressoché totalmente distrutto, venne liberato dai paracadutisti del 183° Reggimento "Nembo" assieme ai partigiani della 1a Compagnia "Bianconcini-Folgore" e affiancati dai Marinai del Reggimento "San Marco", il 13 aprile 1945. Il Battaglione "Libero" partecipò all'offensiva alleata che portò alla liberazione di Imola e, successivamente, operò, attraverso la bassa padana, fino a Trieste. Dopo la metà d'aprile riprese il ritorno della popolazione: più rapido a Borgo, dove le distruzioni erano state minori; più lento a Tossignano. Borgo Tossignano ricorda che sul suo territorio caddero tre partigiani della zona, Rino Conti, Tarcisio Naldi, Gino Biavati, ed un quarto, Romeo Verlicchi di Conselice (Ravenna), caduto combattendo proprio sulla piazza principale.
Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998