Schede
Sorge a metà di via Mazzini (odierna Strada Maggiore), sull’angolo che con questa fa la via Guerrazzi. Conta fra le chiese più belle e meglio conservate di Bologna. Fu eretta nell’anno 1382 si disegno di frate Andrea Manfredi di Faenza, generale dei Serviti, che qualche anno appresso fu chiamato a collaborare con maestro Antonio di Vincenzo all’erezione di San Petronio. Insieme alla chiesa frate Andrea, ampliando il monastero, innalzava l’arditissimo portico ad ampi archi romani su svelte colonnette di marmo veronese, che fiancheggia sul lato sinistro la chiesa prospettando via Mazzini. Sullo stesso disegno, negli ultimi anni del secolo passato e nella prima metà del presente, si volle erigere il quadriportico prospettante il davanti della chiesa; ma in tale costruzione, se si raggiunse un effetto grazioso, scenografico, non si trovò – come lo provano i frequenti ristauri a cui l’edifizio è soggetto – la solidità statica del portico di frate Andrea, ragionevolmente appoggiato ai solidi fianchi della chiesa stessa. Di buone linee è la facciata, con ornamenti in cotto, ma non cosa straordinaria.
Di maggiore interesse è l’interno della chiesa, per le numerose e pregevoli pitture che vi si conservano. Citiamo innanzi tutto la volta, le cui lunette furono dipinte a fresco tra il secolo XVI ed il XVII da ottimi pittori di scuola bolognese, quali: Alessandro Mari, Giulio Cesare Milani, il Gionima, Domenico Santi, Giovanni Maria Viani, Giuseppe Metelli, Giovanni Peruzzini, Carlo Cignani, il Franceschino, rappresentandovi i Fasti di San Filippo Bezzini dell’Ordine dei Serviti. Nelle numerose cappelle si conservano altre pitture murali di varie epoche, assai interessanti nei rapporti artistici: quadri di Bernardino Baldi, del Guercino da Cento, di Ercole Graziani, il famoso Paradiso di Dionigi Calvart (1602), del Tiarini, di Michele de Santi, di Vittorio Bigari, di Giulio Marino, di Ubaldo Gandolfi e di parecchi altri fra i migliori artisti bolognesi dal secolo XVI al XVIII. Fra le curiosità havvi una Madonna bisantina, su tavola, del 1200, donata nel 1345 da Taddeo Pepoli ai Serviti; un’idria, o anfora, che si vuole abbia servito alle nozze di Canaan e portata, nel 1359, da servita Vitale dei Bacellieri, che era stato nunzio del papa presso il califfo d’Egitto, dal quale l’ebbe in dono. Nell’altar maggiore spiccano varie statue di fra Giovanni Agnolo Montorsoli, servita, allievo di Michelangelo, e che doveva lasciare maggior nome per opere mirabili, compiute in Sicilia ed in Genova. Gli stalli del coro sono di rara bellezza e di grande antichità. Ne diede il disegno lo stesso fra Andrea Manfredi, architetto della chiesa, e furono eseguiti nella prima metà del secolo XV. Sui muri e sui pilastri si notano varie figure, dipinte con molto gusto artistico, del secolo XIV e XV. Taluno di questi dipinti è attribuito al Bagnacavallo.
Nella chiesa dei Servi si contano varii monumenti funerari in marmo, di ottima fattura e di evidenti pregi artistici. Vanno notati fra gli altri il ritratto a musaico del cardinale Ulisse Gozzadini, eseguito in Roma e quivi collocato; il grandioso ma baroccheggiante monumento a Lodovico Gozzadini, lavorato da Giovanni Zacchio da Volterra; il ricordo funerario di Lodovico Leoni, medico insigne, scolpito da Jacopo di Ravenna; di frate Andrea Manfredi, architetto della chiesa ed in parte anche del San Petronio; di Giacomo ed Andrea Grati, in buone linee del Rinascimento, ecc. Il vasto convento, ch’era alla chiesa contiguo, fu, colla soppressione dell’Ordine dei Serviti, avvenuta nel nostro secolo, trasformato in quartiere. Le poche cose buone che vi si conservarono furono asportate; di notevole ora non havvi che qualche avanzo di pitture del secolo XVI ed il grandioso scalone, di cui fu architetto il Terribilia.
Testo tratto da "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.