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Un migliaio di fascisti provenienti da Bologna, Ferrara e dalla Romagna si radunano a Molinella, uno dei più ostici centri di resistenza del socialismo emiliano, per l'inaugurazione del gagliardetto della locale sezione del Fascio.
Al termine della cerimonia, cui partecipano tra gli altri Balbo e Baroncini, ras dello squadrismo agrario, i fascisti prendono d'assalto le sedi delle organizzazioni operaie e della cooperativa di consumo.
Giuseppe Massarenti, sindaco riconfermato alle elezioni del 29 novembre 1920, è costretto a fuggire a Roma. Il giorno dopo sono devastati l'ufficio della lega e il centro ricreativo della vicina frazione di San Pietro Capofiume.
Le violenze proseguono nelle settimane seguenti: il 28 giugno sono incendiati i magazzini della cooperativa agricola di Marmorta e il 2 luglio gli uffici delle leghe a San Martino in Argine.
In risposta alle violenze squadriste, le ancor solide organizzazioni sindacali molinellesi proclamano lo sciopero generale.