Schede
Il borgo di San Martino è un centro di aggregazione per tutti gli abitanti della zona, soprattutto in occasione della messa domenicale e delle feste religiose (nel 1938 la parrocchia conta 432 abitanti).
Il podere San Martino e quello sottostante di Calvane sono tra i più fertili della montagna e la zona abbonda di castagneti. I terreni, di proprietà della chiesa, sono coltivati a mezzadria dalle famiglie Lorenzini e Luccarini, che saranno tra le più colpite.
Il 29 settembre 1944, la località di San Martino viene risparmiata dalla squadra di tedeschi che l’attraversa, ma il 30 settembre 1944 giungono altri soldati e viene consumata la strage.
Secondo le testimonianze di Elena Ruggeri e di Duilio Paselli, quel giorno Dante Paselli esce dal bosco dove si trova nascosto per andare a vedere i suoi, che sono a San Martino, e incontra la moglie, Maria Naldi, davanti alla chiesa, mentre giungono dall’altra parte anche i soldati. Sospettato di essere un partigiano Dante Paselli viene ucciso davanti alla moglie, che come impazzita si mette a gridare. La donna e il suo bimbo Franco, di 40 giorni, vengono ammazzati sul posto, mentre una quarantina di persone che si trovano a San Martino sono portate di fronte alla casa dei Lorenzini e mitragliate. Sono in gran parte donne e bambini, perché gli uomini sono fuggiti nei boschi.
I corpi degli uccisi vengono bruciati mediante alcune fascine cosparse di liquido infiammabile. Anche il borgo viene incendiato.
Duilio Paselli, che perde nel massacro la moglie Ester Pantaleoni, il figlio Dante, le figlie Fedelia e Malvina Paselli, tre nuore e tre nipoti, ha raccontato che una delle SS parlava nel dialetto locale. Anche Giuseppe Lorenzini ha l’intera famiglia sterminata: la moglie Antonietta Barbieri e i figli Augusto e Pietro Lorenzini sono uccisi il 29 settembre a San Giovanni di Sotto, mentre a San Martino Lorenzini perde la madre Ersilia Marchetti, le sorelle Maria Luisa, Nerina e Rita Pia, tre cognate e quattro nipoti. Partecipa insieme ad altri alla sepoltura dei poveri resti: due giorni di indicibile sofferenza e terrore per i continui spari e il pericolo di essere scoperti e fucilati.
Maria Tonelli perde la vita insieme ai figli Albina, Anna, Cesare, Luigi, Prima, Rita Luccarini. Guerrino Avoni ricorda di avere visto, fissato su un’asta il cartello: “Ciò serva di monito agli antinazisti e antifascisti”. Nella strage muoiono anche la sorella e la madre di don Ubaldo Marchioni, parroco di San Martino.
I resti delle vittime vengono sepolti in una fossa comune vicino al cimitero. Tra quanti partecipano alla pietosa azione c’è Antenore Paselli, che ha tra le vittime i familiari più stretti.