Schede
Gran parte del patrimonio della Pinacoteca Nazionale si salva grazie all'opera di protezione coordinata dal prof. Francesco Arcangeli. Le opere d'arte più esposte a bombardamenti e furti sono state per tempo ricoverate in alcuni luoghi di Bologna ritenuti più sicuri, come il campanile della cattedrale di San Pietro, o inviate fuori città. In particolare sono state utilizzate la villa Aria di Marzabotto, il castello Isolani a Minerbio e l'eremo di Tizzano. Una parte delle opere sono state trasferite in Lombardia, in alcune gallerie di Milano o all'Isola Bella sul Lago Maggiore, rischiando l'attraversamento del Po.
Alla fine della guerra non si riscontrano particolari perdite: solo la pala della Peste di Guido Reni ha subito una lacerazione nel ritorno da Marzabotto a Bologna. Il comandante tedesco generale von Senger restituirà regolarmente le opere d'arte che aveva chiesto per arredare la sua residenza a Padulle.
Più consistenti risulteranno le perdite nel patrimonio artistico a causa dei bombardamenti: tre tele dei Carracci in Santa Maria della Pioggia, gli affreschi di Marcantonio Franceschini nella chiesa del Corpus Domini, i crocefissi di Bartolomeo Passerotti in San Giuseppe e nella chiesa di SS. Filippo e Giacomo delle Lame.