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Incendio della Camera del Lavoro e violenze fasciste

24 Gennaio 1921

Schede

Il 21 gennaio a Modena, davanti alla trattoria "Il Gallo", tre fascisti sono affrontati da un gruppo di anarchici che vogliono vendicare un operaio bastonato poco prima sulla via Emilia. Nella sparatoria che segue, il fascista Mario Ruini rimane ucciso.
Il 24 gennaio ai suoi funerali partecipano tutti i fasci e le associazioni combattentistiche emiliane.
All'altezza del palazzo delle Poste, il corteo è fatto segno di colpi di pistola e di moschetto da parte di un gruppo di "guardie rosse", sbucato all'improvviso dal portico del Collegio.
Si scatena l'inferno: altri colpi piovono dai tetti, le camicie nere non tardano a rispondere al fuoco.
Al termine della battaglia si contano due morti tra le file fasciste: Augusto Baccolini da Bologna e Orlando Antonini da Forlì. Tra i feriti c'è anche il ras bolognese Leandro Arpinati.
Nella notte fra il 24 e il 25 gennaio a Bologna le camicie nere danno l'assalto alla sede della Camera Confederale del Lavoro in via D'Azeglio, incendiano la Cooperativa Tipografica che stampa il settimanale "La Squilla", saccheggiano la sede dell'Unione Socialista e gli uffici delle leghe.
La squadra capeggiata da Dino Grandi impedisce ai vigili del fuoco di spegnere gli incendi.
La polizia, pur presente in forze, non interviene.
Leandro Arpinati scaccia da Bologna il deputato socialista Luigi Salvadori, impegnato in una indagine sulla violenza politica diffusa in città. Il giorno successivo i fascisti invadono le sedi della Società Operaia e della Federterra.
Per Il ministro dell'Interno Giolitti ordina la revoca delle licenze di porto d'arma nelle provincie di Modena, Ferrara e Bologna, provocando una generale levata di scudi.
Ad una settimana dal provvedimento il "Comitato d'azione contro il disarmo" di Bologna constaterà con soddisfazione lo scarso numero delle consegne.

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