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Il cinema a Bologna

1896 | 1950

Schede

In città, la prima proiezione avvenne il 2 settembre 1896 al Teatro Brunetti (ora Duse) ed era abbinata ad una recita teatrale. La seconda si tenne solo in dicembre al Teatro del Corso. Inizialmente, la novità non riscosse grandi consensi: la qualità tecnica era talmente bassa da non entusiasmare né stupire più di tanto. In seguito, il cinema diventò più che altro ambulante: si poteva frequentare nei baracconi di piazza VIII Agosto. L’affinarsi dei mezzi tecnici e l’arricchirsi delle trame riuscì ad invertire la rotta e nel 1904 si ebbe la prima sede stabile in una sala di via Rizzoli, che assunse il nome di Marconi. Il pubblico crebbe in modo esponenziale e Bologna iniziò letteralmente a pullulare di sale: nacquero il Sempione, il Radium, l’Ideal, il Modernissimo e così via. Tra i più noti e frequentati: il Bios, il Savoia e il Fulgor. Le proiezioni erano accompagnate da pianisti che “commentavano” lo svolgersi della trama con musiche tragiche o gioiose, a seconda del caso.

Gli attori e le attrici, spesso provenienti anche dal teatro, divennero veri e propri professionisti della nuova arte. La fama li rese divi: si fa risalire proprio al 1913 la nascita di questo fenomeno di idolatria popolare. Tra le donne si ricordano sopra tutte Lyda Borelli e Francesca Bertini. Nel 1917 a Bologna fu fondata anche una Casa Cinematografica (con sede in un capannone in via Castellata) cui fu dato il nome di FELSINA FILM, che purtroppo ebbe vita breve a causa del fortissimo deficit economico accumulato e che aveva coinvolto persone di primo piano quali Alfredo Testoni. Per avere una idea della tipologia dei filmati che si proiettavano all'inizio del '900 è utile citare un passo del Diario di Mario Oppi, datato 28 Novembre 1903, conservato presso il Collegio Artistico Venturoli di Bologna. “...Alla sera al tempo della passeggiata siamo andati al Cinematografo Edison all’Arena. Rappresentarono molte belle cose, le quali furono: 1° Il monumento vivente. 2° La cascata del Niagara, nella quale era figurata molto naturalmente l’acqua. 3° Londra di notte in cui fra le altre cose si vedeva una guardia a prendere un ladro. 4° Nero e bianco, graziosissimo scherzino, in cui si vedeva un imbianchino, il quale si infuriava al veder tutto sporco ciò che egli avea imbiancato, rovesciò una secchia di vernice bianca sulla testa di un carbonaio, il quale rovesciò a sua volta una secchia di nero sulla testa dell’avversario...” Nel 1929 l’avvento del sonoro rivoluzionò tutto e l’alone di mistero e di fascino suscitato dal muto scomparve. Non così il mito del cinema e dei divi.

Nella storia del cinema italiano, Bologna non ha avuto ruoli secondari: in città sono nati Pier Paolo Pasolini e Pupi Avati; hanno vissuto uomini di cinema come Renzo Renzi; è presente la Cineteca Comunale, una delle più importanti d’Europa e premiata quest’anno a Venezia (Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato), che conserva un patrimonio invidiato da tutto il mondo e, tra le altre cose, l’archivio personale di Charlie Chaplin. Non solo: in città sono stati anche girati alcuni film. E se parliamo di neorealismo, forse quello che più viene ricordato dalla gente come “figlio di questo periodo” è 'Hanno rubato un tram' con la regia e l’interpretazione di Aldo Fabrizi. Le riprese del film iniziarono il 18 ottobre 1950 e continuarono per qualche settimana. La prima proiezione pubblica avvenne nel 1954 a Viterbo. Il giovanissimo aiuto regista, Sergio Leone, partecipò in una breve parte. Oltre ad Aldo Fabrizi, gli interpreti furono Carlo Campanini, Mimo Billi e Lucia Banti. In ruoli secondari, ma che richiedevano una buona dose di conoscenza dell’ambiente petroniano, parteciparono anche Oreste Biavati (notissimo venditore ambulante cittadino) e Bruno Lanzarini (famoso attore dialettale).

In collaborazione con Genus Bononiae Blog e Fondazione Collegio Artistico Venturoli