Schede
"GRANDE ESPOSIZIONE alla Pontificia Accademia di Belle Arti IN BOLOGNA | Nella Grand'Aula della nostra Pontificia Accademia di Belle Arti, lo scorso giovedì 25 del novembre, venne colla solita pompa celebrata la distribuzione dei Premi dell'anno 1841. - Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale UGO PIETRO SPINOLA, Legato di questa Città e Provincia, onorava la solenne Funzione, cui intervennero, Sua Eccellenza il Signor Marchese Commendatore Francesco Guidotti Magnani Senatore di Bologna, non che l'illustrissimo ed Eccelso Magistrato Comunale, e il Sig. Barone Colonnello de' Sarory f. f. di Comandante Generale, e lo Stato Maggiore delle varie Truppe Pontificie qui stanziate, e i Corpi Scientifici di ogni classe, e le Accademie tutte onde si pregia questa nostra città. - Lesse la Prolusione il Cattedratico Prof. Antonio Serra (che ad un'ora teneva vece di Preside e di Pro-Segretario) dicendo parole d'elogio ai quattro Professori Santini, Giungi, Tambroni e Rosaspina, in pochi mesi venuti meno al novero degli Accademici: poi l'esimio e preclarissimo letterato Dott. Don Paolo Venturini Preposito de' benemeriti Barnabiti, lesse eruditissima ed eloquente Orazione, con cui mostrò che che le Arti del Disegno debbono conservare la Religione ed aggrandire la civiltà delle genti. - Io non dirò quanti e pienissimi applausi riscotessero i due dicitori; ché già ne ha parlato la Privilegiata Bolognese Gazzetta del giorno 3 di questo mese. Solo recherò brevi e semplici notizie intorno alle opere esposte da artisti e dilettanti di ogni genere, nella prefata circostanza. E mi confido che le mie parole saranno seme, il quale frutti accrescimento di lode ai provetti, incoraggiamento agl' iniziati, desiderio dell'ottimo in tutti. Io non ho scritto verbo senza prima consultare i migliori giudici nelle diverse classi delle Arti Belle; sicché i giudizi e le riflessioni partono della' ingegno loro: non havvi del mio che la povera frase del semplice e rozzo dettato.
PITTORI FIGURISTI | Schiavoni Prof. Natale. Questo celebre artista fa manifesto colle proprie operazioni di essere nato nella terra avventurosa che diede la culla a Tiziano ed a Paolo. Le sue pitture non sembran lavoro di pennello, ma vere opere della natura più bella e più eletta. Una ninfa dormiente, eseguita in tela da lui alla grandezza del vero, è opera di tale un incanto, che difficilmente si può contraffare il vivo con più felice magistero. Il dipintore ha figurata questa Ninfa adagiata al morbido letto, dietro del quale sorge una cortina di rosso damasco, che pel vigore di sua tinta forma bellissimo contrapposto alla delicata carnagione della fanciulla. Il merito principale di quest'opera del Professore Schiavoni consiste nella vaghezza del colorito, e in quella dolce sfumatura di prospettiva generale, che cela il tocco del pennello, e illude l'occhio coll'apparenza del rilievo. La giovinezza più fresca, e la salute più florida sono mostrate da quelle forme leggiadre, in quella guancia di rose: la semplicità dell'animo è fatta aperta dalla placidezza del dormire. Limpido è il cielo che piove sua luce sulla fanciulla venusta: perciò quelle parti ancora dov' essa luce non dardeggia direttamente, sono di bella trasparenza, e riflessa te con magistrale artifizio. Tutto che attornia la figura è disposto ed intonato di bene da render compiuta l'illusione: onde per certo il grande artista, quando condusse quest'opera, era volato coll'idea tra le più fervide invenzioni degli amorosi poeti. - Ha pur condotto in abbozzo una testa al vero dell'artista celebre di canto, il Moriani: cosa mirabile per essere pennelleggiata in poco più di due ore. Schiavoni Felice. Ben a ragione suolsi dalla comune degli uomini giudicar dei rami del ceppo. Il giovane Schiavoni può vantarsi meritatamente d'esser figliuolo di un padre artista; poiché egli pure è tal dipintore da starsi a pochi secondo. Una bambina seminuda, sieduta in luogo di delizie, è si fatta opera di lui da render testimonio all'universale che nella terra del Sanzio vivono ancora le arti nel proprio meriggio. Come spira salute quella cara bambina ! quanta freschezza nelle piccole membra sue! come belle quelle braccia tornite, quelle polpute gambicciuole, queste guance incarnate dove brilla in suo trionfo la vita! Le belle forme in quelle mani, in que' piedi, in quel petto che mollemente si commuove per facile respirazione! Quando pongo lo sguardo su quella fanciulla, su quelle erbe fresche che le spuntano sotto de' piedi, su quel rosario che le diffonde all'intorno la vergine fragranza di primavera, volo col pensiero ai tempi beati della età dell'oro, anzi a l'Eden primitivo, onde non gode che l'innocenza infantile. Rasori Vincenzo bolognese, Accademico d'onore. Non è leggiadra poesia che egli ci pone d'inanzi: è un uomo in immagine; un uomo sulla cui fronte è scolpita la meditazione, nel cui sguardo è l'indagine e la perseveranza; i cui linea menti ne dicono ch'egli non è uomo de' comuni. E di fatto l'effigie condotta in pittura dal Rasori è dell'erudito ed indefesso storico e geografo toscano, il Repetti. E quale di è desso nell'intimo della mente e dell'anima, tale ce lo ha figurato il nostro esimio dipintore. Egli ne dice coll'opera sua che il Repetti è uomo dotto e pacifico; più vago assai dell'altrui utilità che della propria gloria; nulla curante tutto ciò che non sia verità pura ed impugnabile. Tanto ci ha detto il Rasori ritraendo il Repetti: e questo può significarsi con parole a chi non vide il dipinto. Ma descrivere la bellezza del disegno e del colore onde l'opera è stata eseguita, la profonda scienza artistica che in ogni parte si manifesta, la franchezza e diligenza di pennello ad un tempo, il magistero insuperabile che in tale immagine si fa aperto, sono cose che si veggono e si sentono, e forse mai non si potranno descrivere. Bertini Giovanni di Milano, Socio d'onore. A lui si debbe gran merito di aver ritornato a vigore di vita l'arte morta del dipingere in vetro con trasparenza di tinte, con vivacissimi colori. Essa a dunque è ripristinata, e tutti ne debbono grazie ad un pittore italiano. Fortunatissimo nei primi saggi che ha dato in patria, volle farne parte anche alla nostra città; e porse in dono all'Accademia di Bologna un suo bel dipinto sul vetro, derivato dal Romanzo di Gualtiero Scott – Il Contestabile di Chester – e rappresentante Evelina Berengario e Rosa Flammok veglianti di nottetempo come guardie sulla piattaforma del Castello di Garde Doloureuse, mentre Wilkin Flammok ed il Padre Aldrovando, cui la fatica della giornata avea prostrate le forze, prendono breve riposo. Questa pittura di buon disegno e di felice esecuzione, fa presagire che nel procedere ad altre opere possa ognor più vantaggiare dalla parte dell'illusione ottica e dell'armonia generale. Givago Simeone di Rezan nella Russia. Quantunque il suo metodo di pittura non senta della fluidezza e del bel colore dell'arte italiana, pure il ritratto del vecchio sacerdote da lui condotto in dipinto è degno di commendazione, sia per la diligenza nel disegno, sia pel rilievo che vi si ammira, sia da ultimo per quell'armonico insieme che il rende gradevole anche a coloro che non ammirano nei ritratti se non la somiglianza e il contrapposto dello scuro e del chiaro. Muzzi Antonio bolognese, Accademico con voto. Un suo ritratto virile eseguito ad olio in piccola dimensione, viene generalmente ammirato per molta somiglianza con l'originale, per la perizia del disegno, l'impasto e la freschezza del colore, ma più specialmente per aver dato non pur la vita all'effigie condotta da lui, ma quella giusta espressione che è la più abituale e la più favorevole nello esimio di cui ha recato il ritratto. Diana Antonio bolognese, di origine veneta. Oltre l'immagine d' uom giovane dipinta da lui a mezza figura nella dimensione del vero, con merito non comune; ed oltre una Vergine, tratta da una tavola del famoso Francesco Francia, ha presentato egli all'esposizione una tela per sottoquadro da altare, da lui inventata, composta e condotta lodevolmente, ove si abbia riguardo al breve tempo da che, per serbar la salute, lasciar dovette l'arte di Fidia, per quella seguire di Apelle. E in breve tempo, giovane di anni com'è egli, ha composto esso quadretto, il quale rappresenta Santa Dorotea, che, data in custodia a due giovinette pagane, affinché la persuadessero l culto degl'idoli, ha convertite invece le fanciulle idolatre alla venerazione del vero Dio de' credenti. La gioia santa dell'una, il pentimento sincero delle altre è così bene rappresentato dal dipintore, che quand'anche non si conoscano i personaggi della scena, si scorge pur sempre l'espressione della medesima. E se a questo si aggiunga molta diligenza ed accurato studio dal vero, si dovrà conchiudere che il Diana è fra coloro che porgono di sé bella speranza alla nostra Accademia. Hayter Giorgio inglese, pittore di S. M. il Re dei Belgi. E' suo lavoro, in mezza figura al naturale, il ritratto del celebre Professor d'incisione Francesco Rosaspina, rapito da poco tempo all'onore dell'arte: esso lavoro è condotto con assai disinvoltura, e con bell'ardimento di luce e di riflesso; e quantunque non sia pennelleggiato con quell'impasto si dolce, che costituisce uno de' caratteri della pittura italiana, pure l'effetto generale vi è vero, e porge fede che l'esecutore non è dilettante ma artista. Aureli Lodovico bolognese. Ha molto merito questo giovane per aver dipinto alcune teste con eletto stile, traendole da belle tavole e da tele classiche nelle Gallerie fiorentine. E sono pur degne di lode alcune sue piccole pitture di costumi pastorali e moderni, derivati da buone stampe con franchezza di tocco. Magistrini Gaudenzio. Questo bolognese, in età giovanissima, dipinse il ritratto di un cavaliere dignitoso, conducendolo con ardimento non comune in mezza figura grande al vero; e mostrando aperto che come in un anno ha progredito in fatto di effetto e di scioltezza di mano, progredirà in avvenire nella parte del disegno e del comporre i suoi quadri. Brighenti Pietro, benché non applichi alla pittura per esclusiva professione, pure ha condotto con bastevole disegno, e con pennello scioltissimo due ritratti giobanili in mezza figura nelle dimensioni del vivo. Salina Marchesa Barbara, nata Marchesa Bolognini-Amorini, Accademica d'onore.- Tre pitture ad olio eseguite da Lei, che in mezzo alle dovizie ama impiegare degnamente e non gettare il suo tempo. L'una dipintura è un San Pietro meditabondo, tratto da classica tela; l'altra è il ritratto di Cesare Gennari, allievo ed erede del Guercino, derivato da una pittura dello stesso effigiato; la terza è l'immagine di quel grande anatomico, di fama degnamente europea, che fu Marcello Malpighi, ricavato da un bel lavoro di Carlo Cignani. Tacconi Filippo bolognese, impiega anch'egli per diletto le ore dell'ozio negli esercizi della pittura; e non solo disegna dal vero, ma compone del proprio e dipinge con amore dell'arte. Egli ha in quest'anno inventato e colorato il Martirio de' Danti Vitale ed Agricola, nello Stendale della Dottrina Cristiana, per la Chiesa Parrocchiale ad essi Santi intitolata; e di questo suo lavoro è stata accresciuta l'Esposizione. Schneider Vittorio svizzero, e Bellentani Giuseppe bolognese, hanno mostrato con diversi ritrattai, e con quadretti ad olio, come sia lor desiderio di avvantaggiare ogni di nell'Arte Bella che studiano.
MINIATORI, INCISORI E DISEGNATORI |Massoni Marianna, originaria genovese, nell'età sua giovanissima adopera indefessamente alla miniatura, e fa progressi visibili dall'un anno all'altro. Si sono ammirati di lei nell'ultima Esposizione quattro lavori condotti con assai diligenza: una Vergine Annunziata dall'Angelo, dov'è il merito del colore, perché l'originale da cui è tratta è una stampa del celebre Alberto Durero; la Scultura, mezza figura femminea, derivata con buono effetto da un dipinto di Guido reni; una Concezione, ricavata con lode dal Guercino, ed un ritratto di giovinetta, fatto con molta saviezza, e con forza di colore ad un tempo. Guidi Federico ha esposto un ritratto d'uomo giovane, un po' asciutto di colore, ma eseguito con certa spontaneità, e somigliante all'originale da cui lo derivò. Anderloni Faustino e Garavaglia Giovita. Questi famosi Professori d'incisione furono sempre cotanto amici indivisibili, che non solo i vincoli di parentela li congiunsero in vita, ma ne la morte potè dividerli appieno. - Non si può pensare senza dolce commozione all'amicizia ferma tra questi artisti ragguardevoli, la quale ben merita di venir posta in esempio. - Era intagliatore di merito l'Anderloni quando il Garavaglia entrava discepolo alla sua scuola: il giovinetto vi progredi con passi giganteschi, e in breve addivenne il più caro alunno del maestro, che il volle non solo amico e discepolo, ma cognato. Da quel tempo la gloria dell'uno fu gloria pur anche dell'altro; e quando il giovane Garavaglia andava Professore nella cità di Fiorenza, l'affezionato congiunto seguivalo; e lasciava la torre di Boezio per correr sull'Arno, dove sorge il campanile di Giotto. Quivi morì il Garavaglia (grave sciagura per le arti !) nel migliore dell'età e della gloria. Mancava al decoro dell'Italia, al desiderio universale, all'affetto dei molti, e lasciava un'opera incompiuta; la più grande opera intrapresa da lui, e che sarebbe stata senza dubbio la bellissima fra le belle che fece. Alla perdita dell'artista non si voleva aggiunta la perdita dell'intaglio, con tanto ardore aspettato. Era un gran quadro del divino Guido, che stava incidendo; quel famoso quadro di Nostra Donna Assunta al Cielo, stupendo lavoro che ammirasi in Genova nella Chiesa del Gesù, che valse al dipintor bolognese la riconciliazione col suo primo maestro, il fiammingo Calvart, il quale, tratto alla fama della grande opera, obbliando ogni ruggine antica, corse a baciare con immenso affetto le mani del discepolo, e con accenti tronchi da' singhiozzi e dal pianto della letizia, gridò più volte: Benedetto sii tu, o mio Guido, e benedette le cure ch'io posi nell'educare a quest'arte la tua giovinezza! - Ecco la dipintura degnamente celebre, il cui intaglio lasciò interrotto il Garavaglia: ecco il lavoro, che l'Anderloni ha condotto a termine con ammirabile artifizio; imperciocchè, reputando indegna cosa il voler metter mano al già fatto, col riforzarlo qua e colà, egli ha intagliato invece l'inferior parte, ch'era appena accennata, ed ha saputo sì bene armonizzare l'opera sua con quella dell'egregio Garavaglia, che quantunque nessuna delle due sia recata a quella forza cui sarebbero state addotte dall'estinto, vi ha pure un insieme gradevole, e un'armonia non comune. La quale opera torna ad altissimo onore dell'Anderloni, sì perché con valentia magistrale ha condotto l'intaglio, sì perché (grande ed abile come tutti il conoscono) ha rispettata l'operazione di un proprio discepolo, porgendo virtuoso esempio a quei temerari, i quali metton mano audacemente nelle cose più belle e rispettabili, che uscisser giammai da mente umana e da terrena potenza. Muzzi Antonio sopraddetto, condusse in disegno ad acquerello e matita, uno de' più bei dipinti del Rubens: l'Allegoria della Guerra ed i mali che apporta. E' Marte, tremendo Nume, che imposto al sinistro braccio lo scudo, e stretto l'acciaio alla destra, vestito l'usbergo e copertosi del cimiero, sta per andarsene alla pugna, anzi meglio all'esterminio dei popoli. Indarno Venere ed Amore, fanno prova per trattenerlo: egli è troppo adirato per cedere alle lusinghe della Dea, ai preghi dell' arciero fanciullo. Il tempio di Giano è aperto; l'Italia, (misera matrona ! ) si lacera la bruna vesta, e piange e guarda al Cielo per implorarlo propizio; i seguaci di Marte, colle armi e col fuoco mettono la terra a soqquadro; le furie e la discordia squassano le faci incendiatrici: le arti, le lettere, il commercio, la carità della patria, l'amor materno, ne vanno percossi, e pesti, e semispenti ad una tratto. Oh scena di desolazione ! Oh strazio sentito ed espresso dal valentissimo d'Anversa! - Questo è il dipinto che Muzzi tradusse in breve dimensione, perché venga in rame intagliato, e che a lui frutta lode per la fedeltà all'originale, pel molto sentimento che vi è trasfuso dappertutto, e per quel magico effetto dal Rubens improntato sulla tela, a da lui ripetuto in pochi palmi di foglio. Forlai Paolo bolognese ha condotto all'acquerello, con diligenza e con bastevole effetto, il ritratto di un cavaliere in costume italiano del cinquecento, ricavato da dipintura del celebre nostro concittadino Palagi. Aria Albina si conosce educata a buona scuola; e ne fanno fede due suoi lavori all'acquerello: il ritratto di un uomo vecchio seduto, e quello di giovine donna, che volge agli astri lo sguardo: ambidue lodevoli, ambidue a mezza figura. Matteucci conte Santo di Forli. Non sono nuove per noi le belle opere a penna del Matteucci, le quali traeva per la più parte da buone litografie. Quest'anno ha presentato all'Esposizione due lavori di gran diligenza, ricavati da incisioni stupende. La maschera di Napoleone, copiata con molto merito dal famoso intaglio del Calamatta, e il Ratto di Dejanira, tolto dall'incisione che ne fece il Bervic sull'originale di Guido. Nell'una e nell'altra di queste copie del Matteuccivi ha quell'impasto di gradi , quella fluidità di passaggi , quell'insieme che veramente piace e piacerà sempre. Ma noi, ammiratori non ultimi di sua diligenza instancabile, desidereremmo che copiando da incisioni, mostrasse colla potenza della mano il taglio del bulino, ne si stesse contento di ottenere l'effetto dell'originale con lungo e faticato meccanismo, come quello di che fa uso continuo. Chiarini Luigi bolognese ha disegnato un paese a penna, tratto da uno di Claudio Wilson, ed ha con tanta disinvoltura toccata la frasca, con tana giustezza ottenuti i gradi e distinti i piani della veduta complessiva, che se le nubi fossero tratteggiate leggere e franche come il resto, potrebbe tenersi per una buona incisione. Il Dottor Giuseppe Roncagli bolognese ha lavorato in bel rilievo all'acquerello il ritratto del Boccaccio, derivandolo da felice calcografia del celeberrimo Garavaglia. Amadori Camillo, alunno del Collegio Venturoli, Teresa Antilli di Bologna, Becchetti Francesco, Costerbosa Conte Angelo, Facchini Leonardo di Cento, Fanti Carolina, Forni Mauro persicetano, Gabardi Conte Vittorio di Carpi, Mirogli Luigi bolognese, Paracchi Alessandro, e le sorelle Teresa e Marianna Venturoli di Bologna, si sono pur distinti con diversi disegni, in litografia, a matita, all'acquerello naturale, ed all'acquerello a colori, tanto di figura, che di paesaggio e di cose ornamentali, ond'era variata ed abbellita l'Esposizione del presente anno.
PITTORI PAESISTI |Campedelli Ottavio bolognese, Accademico con voto. Sarebbe un vano mettere di parole il voler encomiare quest'ottimo artista di paesaggio, il quale ha un modo sì franco, e vago, e dotto di pittura, che ormai tutt' Italia conosce. Solo dirò che siccome le opere , anche de' sommi, non tutte riescono in egual grado mirabili; così fra le quattro presentate da lui all'Esposizione di quest'anno, erano laudatissime le due di mezzana dimensione, dove ha pigliato a rappresentare in pieno giorno il Sasso cotanto noto, sulla Via Porrettana, osservato dalla sinistra sponda del Reno; ed un altro paese più aperto e piano, ricco di alberi, di arbusti e di erbe, bello per area prospettiva , per limpidezza di cielo, per estensione di veduta. - Il Campedelli è felice né suoi dipinti più per l'imitazione del Potter che del Lorenese, e di special guisa per le macchiette d'armenti, che con bellissimo effetto vi sa introdurre mai sempre. Barbieri Giovanni bolognese, Accademico con voto. Questo esimio artista si è apposto più che ad altra maniera a quella del sommo Claudio, sostenuta con bel decoro fra noi dal celebrato Tambroni. - I due paesaggi veduti in una Sala della nostra Accademia ne porgon prova manifesta; e fanno aperto la dottrina del comporre, la nobiltà dello stile, l'effetto vero senza bizzarrie fantastiche, quel bello, in una parola, che tutti encomiano, e cui è dato a pochi di aggiungere. Morghen Tenente Antonio di Firenze. Quest'uomo, nato artista, si fece distinguere con piccolo, ma prezioso paese, anche nello scorso anno. Nel presente poi ha fatto aperto maggiormente quant' egli possa, vuoi per varietà di composizioni, vuoi per magistero di tocco, vuoi per un modo si diverso in ogni sua tela, da farle credere dipinto da diversi pennelli. Ne solo a ciò si restringe il merito di lui, ma si mostra molteplice per le svariate scene che prende a ritrarre, in fatto, in sei dipinture (cui troppo si vorrebbe a descrivere debitamente) ha rappresentato il mattino; il tramonto del sole; un temporale imminente; una spiaggia con parecchi naufraghi, in tempo di notte (scena illuminata da un fuoco e rischiarata da debil luna fra nubi); una nevicata; e la sponda di una palude da cui s'innalzan nebulosi vapori. La minaccia del temporale, ma soprattutto la palude, sono i due quadri di lui, lodati con maggiore entusiasmo: dell'ultimo de' quali ha fatto il Morghen gentilissimo e caro dono alla nostra Accademia, perch' egli stesso e ben a ragione lo reputerà il migliore di quanti ne ha forse condotti. E certamente pel magistero con cui in questo dipinto ha tagliata la frasca ed ottenuta l'area prospettiva, il Morghen ha superato a parer di ognuno la sua propria valentia. - Lui felice! Calori Carlo di Bologna e Buratti Giovanni di Venezia, Soci d'onore, hanno lavorato ad olio molti paesaggi di vario genere, e cose rustiche, e vedute dal vero, meritandosi lode, perché dilettandosi dell'Arti Belle senza professarle per viverne, danno rimprovero nobilissimo a quei dappoco, i quali passano indegnamente le ore dell'ozio. Venturi Luigi di Bologna, non senza merito e vaghezza ha tratto in maniera libera ed a tocco deciso due diversi argomenti: la cattedrale di Palermo, veduta prospettica-architettonica; e l'Isola Bella, breve scena sul Lago Laggiore, di piacevole aspetto. Noi gli diam lode coll'universale , e facciamo voti perché l'età nostra pittoresca abbia il suo Canaletto com'ebbe l'unico Migliara. Lambertini Giuseppe e Viscardi Giuseppe, bolognesi, fecero copia di due belli e nobili paesaggi, l'uno da un dipinto del Tambroni, l'altro da una tela del Campedelli; ed hanno entrambi imitato con molta esattezza l'originale guardato. - Il Lambertini fluido, trasparente, quieto ed aereo, il Viscardi ardito, lumeggiato, poetico, e tutta freschezza. - Aspettiam da loro in appresso lavori lodevoli ed originali: sono giovani, e ne danno speranza. Alessandro Guardassoni bolognese ha dipinto un bosco con caccia del cervo; il Dottor Carlo Ferrari Castelvetri di Modena, ha presentato un paesaggio con fabbriche; Lodovico Marchese Calvi e Longhi dottor D. Gaetano hanno esposto due paesi per ciascheduno, e Francesco Paterlini ne ha recati dodici; cosicché l'Accademia nostra non ha mai avuto tanta quantità e varietà in questo genere come nel presente anno, il quale è stato ricco di ben cinquanta vedute ad abbellire la pubblica ostensione.
SCULTORI |Baruzzi Cav. Prof. Cincinnato. Cinque busti in marmo di ritratti al vero sono opere di lui, per tante opere già illustre. Vi ha fra essi busti, quello del Porporato Anton-Domenico Gamberini di ch. Memoria; quello del Cav. Prof. Matteo Venturoli di Bologna; quelli dei nobili uomini, Conte Luigi Marsili e Marchese Cammillo Pizzardi; e quello infine della famosa Taglioni in adornamento da Silfide. Troppo anderei per le lunghe esponendo i pregi notevoli che si rinvengono in essi ritratti: dirò soltanto che quello del Marsili è tenuto in conto universalmente di stupendissima cosa. Ne poteva essere il contrario; perché l'autore della Psiche, della Salmace, della, Sulamite, se fa prodigi in istatue creando un bello di elezione, ben deve scoprirli in ritratto, interpretando e traducendo la natura. Putti Massimiliano, bolognese, Accademico con voto. Oh come care le due giovinette pure ed oranti, da lui operate in bassorilievo, a grandezza quasi del vero, e che faranno parte d'un Monumento Mortuario marmoreo nel nostro unico Campo Santo! Quanta compostezza, quanta fede, diversamente in loro mostrata ! L'una, tutta fervida ed espansiva, alza lo sguardo e le braccia all'Eterna luce; l'altra umile e raccolta, reclina il viso alla terra, e si fa serto delle mani sul petto! Quella anelante si protende, questa spiritosa si raccoglie! Dolcissima antitesi, onde lo stesso affetto in anime di varia tempera si manifesta! - N'abbia lode l'artista! E sincera lode! Arnoaldi Astorre bolognese, ha scolpito in marmo due ritratti; d'uomo l'uno, l'altro di donna; e vi ha tanto in ciascuno da far concepire fondate speranze di questo giovine artista. Lazzari Luigi di Cento, mostrò nella pubblica ostensione una diligente copia del famoso Apollino della Tribuna di Firenze, condotto con fedeltà, nella grandezza precisa dell'originale. Viallet Augusto di Vienna di Francia, eseguì in plastica un festone di fiori, degno di lode; ciò che pure si debbe ad una Anonimo (rara modestia!) che un bel mazzetto di fiori in bassorilievo toccò di scalpello in bianco marmo di Carrara. Lode e parole d'incoraggiamento rivolgeremo ad ultimo al giovine Enrico Ferrari, plasticatore di un busto di Cicerone e d'un braccio anatomico.
RICAMATRICI ED ARTISTI DI VARIO GENERE |Tartarini Rachele in Manzi, bolognese, abbella ogni anno l'esposizione con qualche mirabile trapunto ad ago; e questa volta ancora ha presentato, in nero su fondo bianco, il ritratto dell'artista celebre di canto Giorgi Ronconi, prendendo a mostrare, per quanto la materia il consente, un disegno litografico. Pagani Carolina, imolese, alunna del Collegio di Fognano, ha fatto in ricamo, fra l'altre cose lodevoli, una veduta di Castello S. Pietro, che imita con felice modo la incisione all'acquaforte. Altre ricamatrici hanno arricchita l'ostensione, fra le quali la giovinetta Maria Aldini, allieva pur essa del Collegio di Fognano, e l'Enrichetta Ceneri, bolognesi; e la fanciulletta Paolina Vivarelli, originaria di Toscana, rappresentando uccelli in rilievo, animali a colore, vedute a finta incisione, paesaggi e fiori d'ogni genere, forniti tutti d'alcuna prerogativa particolare. Cino-Rossi Giovanni di Firenze, è un mirabile fiorista , plasticatore e dipintore di cera. Dal Cactus più grandiflore al più minuto Mughetto, dalla più cupa Camelia al più candido Giglio, tutto figura col'arte sua l'industre e diligente toscano. Malisardi Marianna bolognese, ha eseguito con bastevole buon successo un mazzo di fiori, di tele, mussole e sete, a somiglianza del vero. Helff Giuseppe tirolese, ha dato prova d'instancabile diligenza come calligrafo, e di buono stile come miniatore, in due Saggi di tabelle corali, eseguiti da lui con abilità non comune. Gnudi Marchesa Carolina di Bologna, ha inciso sopra foglie d'oro e d'argento, applicate ad una gran cristallo circolare, che serve di tavola, diversi paesaggi e fiori di buon disegno, e specialmente gruppetti di figure in costume villereccio, tratti da invenzioni sullo stile del Londonio. Trari Mariano bolognese, incise pure su foglia d'oro una Ninfa dormiente; es esguì non pochi sperimenti Galvano-plastici, ottenendo medaglie in rame con ottimo successo, ed accrescendo il numero dei fortunati cultori delle prodigiose scienze fisico-chimiche. Canuti Gaetano di Bologna. Occupato quest'artista da parecchi anni negli studi dell'incisione numismatica, tentando ottenere i risultamenti del francese Collas; ignorando il metodo di un tant'uomo, è giunto assai oltre ne' propri lavori calcografici; ed ha mostrato due begli sperimenti, in una stampa rappresentate Bonaparte e il passaggio del S. Bernardo, ed in un'altra che mostra il divino Urbinate e la sua Madonna di S. Sisto. Della prima., la quale imita la bella Medaglia dell'Andrieu, ebbe lodi dall'inclita Accademia nostra di Belle Arti, che ne diede al Canuti i voti più distinti ed onorevoli; e della seconda, tratta da un'opera del Cerbara, riscosse le più lusinghiere menzioni dalla Bibliographie Universelle, Giornale assai parco di lodi, il quale si pubblica sulla Senna, dove si tiene conto di misera cosa il sacro ingegno della Nazione italiana. Dalbuttero Antonio di Reggio, si mostra degno di esser nato sotto il cielo de' famosi da Formigine. Di finissima ed elegante opera è la cornice intagliata sa lui a fogliami in legno, sullo stile di quegli egregi cinquecentisti: ed è a lamentare la sorte di sì accurato lavoro, il quale perderà molto del bello suo, ove il gesso e l'oro levino la freschezza di tocco, impresa dal ferro ben condotto dall'artefice reggiano.
Artisti ed amatori tutti di quanto ha norma dal disegno, a voi si debbe la varietà degli oggetti onde quest'anno si sono adorne le Sale dell'Esposizione. Durate fermi nell'operare indefessi, e ne avrete compenso da' fautori delle Arti, i quali si debbono rinvenire dove le Arti in propizio suolo germogliano, e in terreni negletti. Sorgeranno in benemeriti che diano vigore alle Arti; sorgeranno! L'età nostra anela cordialmente alla civiltà, le Arti hanno gran potenza di accrescerla: e sotto il clima della Penisola, dove nacque Rafgfaello, Michelangelo, Lionardo, Tiziano ed il Francia, rinasceranno i Giuli, i Leoni, i Medici, I carli, i Bentivoglio, e quanti altri per imitar nobilmente siffatti uomini munifici, prestaron modo ai grandi ingegni di cimentarsi e divenire grandissimi."
Testo tratto da LA FARFALLA, Bologna, anno 1841 n.49 Venerdì 10 Dicembre.