Schede
A Casa Carducci si conservano le carte di Adele Bergamini (Roma, 1845 - ivi, 1925), mentre quelle di Giosue Carducci sono custodite presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, alla quale sono state vendute da Adele nel 1907, dopo la morte dello scrittore. Amica di letterati, giornalisti e uomini di governo, eppure scrittrice di debole vena, la romana Adele Bergamini entra d'impeto nella vita di Carducci dal marzo 1877 al maggio 1893, protesa a conquistare il titolo di musa ispiratrice della sua poesia. È il dialogo epistolare tra i due a dipanare un intreccio amoroso segnato da brevi incontri e affidato piuttosto alle carte delle lettere, espressioni di due mondi irrimediabilmente lontani non soltanto dal punto di vista geografico: da un lato la pagina colta di Carducci, mossa eppure sorvegliata anche nelle celebri missive scritte dal Caffé dei Servi, e il riserbo prudente intorno alla sua vita bolognese; dall'altro le righe sgrammaticate tra parlato e dialetto di Adele, che pur tratteggiano un quadro vario e vivace della Roma degli anni Ottanta dell'Ottocento, tra redazioni di giornali, ministeri, scampagnate e scandali. E se, a fronte della solidità borghese dello studioso e del professore, Adele Bergamini vive la condizione precaria di una donna dell'Ottocento priva di mezzi economici e di protezione familiare, nel carteggio recuperiamo non poche tracce di quanto tuttavia le appartiene, sedimentato anche in alcune vene della poesia carducciana e tradotto, con l'ode Ragioni metriche, nella prima smagliante icona della Roma "bizantina". All'interno della raccolta "Odi barbare" il Premio Nobel dedica ad Adele l'ode "Fuori alla Certosa di Bologna".
Al rapporto epistolare è stata dedicata la pubblicazione "Giosue Carducci-Adele Bergamini, Carteggio (marzo 1877-maggio 1893)", a cura di Anna Maria Tosi, Mucchi editore, 2018.
In collaborazione con Casa Carducci Bologna.