Schede
Il 10 ottobre, sempre sul Carso, iniziava l'8a battaglia dell'Isonzo. Dopo il consueto bombardamento a carattere distruttivo, le brigate dei corpi d'attacco uscirono dalle trincee. A sera sul Carso in alcuni punti si erano sorpassate le posizioni austriache di poche centinaia di metri, poi le truppe erano state costrette a fermarsi sotto il fuoco nemico; lungo il fiume Vippacco erano stati conquistati dei tratti della prima linea nemica, senza poter andare oltre. L'11 ottobre riprendeva la battaglia, contemporaneamente le artiglierie italiane ed austriache iniziavano un furioso bombardamento, mentre le truppe si scontravano sul campo. A sera erano stati conquistati altri tratti di trincee nemiche. Il 12 gli austriaci tentavano una serie di contrattacchi per la riconquista delle posizioni perdute, sempre respinti con sanguinose perdite e la cattura di centinaia di prigionieri. Ciò fece sì che la battaglia cessasse, per consentire il rafforzamento sulle nuove posizioni.
Dal 10 al 12 ottobre si ebbero 23.802 soldati e 782 ufficiali persi tra gli italiani, e 39.800 militari e 813 ufficiali tra gli austriaci. Con l'8a battaglia, la linea del fronte era arrivata a pochi chilometri dalle difese della città di Trieste.
Gli austriaci, per restringere il fronte ed avere più truppe sulle nuove linee, arretrarono di alcune centinaia di metri, abbandonando in pratica il vallone di Gorizia e ritirandosi su una nuova linea che faceva perno sul monte Santo e, verso il mare, si appoggiava alle colline dell'Hermada.
Paolo Antolini