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Altipiano di Asiago. attacco al Monte Mosciagh

Azione di guerra 19 giugno 1917

Schede

Il 19 giugno 1917, all'estremità nord est dell'altipiano dei Sette Comuni, era in pieno svolgimento la battaglia del monte Ortigara. Al centro Asiago, tornata in mano italiana alla fine della Strafexpedition austriaca del 1916, era sotto il tiro dei cannoni nemici appostati sui monti che facevano da corona verso nord. Tra questi il più pericoloso era il Mosciagh, difficilmente raggiungibile perché protetto dai monti Rasta e Interrotto, veri capisaldi austriaci. In contemporanea all'azione contro l'Ortigara il Comando Italiano decise un attacco al monte Mosciagh: il settore era presidiato dalla Brigata Piacenza ( 111° e 112° reggimento fanteria ) che occupava la linea da Camporovere al monte Catz, un collina a forma di costola che si stacca verticalmente dal monte Interrotto e termina quasi sopra l'attuale aeroporto di Asiago. Completavano la linea italiana le posizioni sotto le due quote 1476 e 1591. A tentare l'azione contro il Mosciagh fu, il 19 giugno, il 112° reggimento. Dopo il consueto tiro di preparazione, alle ore 15 e 5 minuti scoppiò una mina preparata per devastare le difese austriache della quota 1476. La carica, troppo debole o mal posta, creò un cratere lungo il pendio d'attacco, producendo più danno che beneficio. La prima ondata d'assalto era composta dal II° battaglione che arrivò abbastanza celermente sulle posizioni nemiche, per trovarle intatte e fortemente presidiate: dalle posizioni in caverna le mitragliatrici iniziarono a sparare sugli italiani, aiutate ben presto da un cannoncino uscito da un pozzo verticale che prese di mira i varchi nei reticolati. La seconda ondata, con il III° battaglione, fu investita dal tiro aggiustato delle armi nemiche e tutti gli ufficiali morirono quasi subito; i soldati continuarono a salire, trovando nella terra di nessuno gli ultimi della prima ondata. Su questa massa di uomini iniziarono a cadere i tiri corti della nostra artiglieria ed il fuoco di sbarramento austriaco, i più vicini alle posizioni nemiche si gettarono nel cratere della mina per cercare riparo. Venne l'ora dell'assalto anche per la terza ondata, con il I° battaglione, che si trovò subito sotto il tiro a gas della artiglieria avversaria. Gli uomini cercarono riparo nelle vecchie posizioni trovandole intasate dai sopravvissuti della prima e seconda ondata; ogni cratere di granata era “pieno” dei fanti del 112°, molti morti o feriti.
Gli austriaci non rimasero a guardare. Drappelli di soldati armati di mitragliatrici e bombe a mano uscirono dalle caverne iniziando la caccia agli italiani di cratere in cratere; per ore la lotta infernale continuò a svolgersi nella terra di nessuno fino a che la notte permise lo sganciamento ed il rientro alle posizioni di partenza degli italiani. Il colonnello Avanzini, comandante del 112° reggimento, nel rapporto al Comando Italiano evidenziò alcune delle cause del fallito attacco al Mosciagh. La massa dei nuovi arrivati (classe 1878-79-80-81) non aveva avuto alcun tipo di istruzione specifica, essendo stata impiegata prevalentemente in lavori di manovalanza. Alla vigilia dell'azione si erano visti distribuire bombe Sipe, Carbone, B.P.D., ed impauriti le avevano lasciate nei camminamenti. La mina sotto quota 1476 aveva fallito il suo scopo, l'artiglieria non aveva aperto varchi sufficienti ed era totalmente mancata l'opera di distruzione delle trincee nemiche. Ma la vera sorpresa furono le posizioni nemiche, tutte in caverne raso e sotto terra, le uniche posizioni parzialmente allo scoperto erano posti di osservazione e vigilanza: il solo II° battaglione venne battuto da 12 mitragliatrici in caverna e da un cannone in pozzo verticale.
Il colonnello Avanzini nel suo rapporto, fece anche un interessante confronto con quanto successo l'anno prima sulle stesse posizioni.
A fine giugno 1916, terminata la spinta offensiva della Strafexpedition, gli austriaci erano arretrati di diversi chilometri per accorciare il fronte (molti reparti erano partiti per la Galizia dove i Russi avevano scatenato una potente offensiva) e occupare una solida linea di difesa. La Brigata Piacenza, passata all'inseguimento, era giunta a cozzare contro le nuove posizioni avversarie del Rasta, Interrotto, Mosciagh, Catz, ai primi di luglio e fino alla metà di agosto del 1916 erano proseguiti i tentativi di sfondamento, tutti falliti per la mancanza di mezzi idonei, tipo bombarde e cannoni. Ad un anno di distanza, l'azione era invece fallita per l'inadeguato impiego dei mezzi.
Il 19 giugno 1917, nell'attacco al monte Mosciagh perirono quasi 400 soldati ed altrettanti furono i feriti.

Paolo Antolini