Allegoria delle Arti

Allegoria delle Arti

1888

Scheda

L’Esposizione Emiliana del 1888 è per Tullo Golfarelli (1852 - 1928) un riconoscimento pubblico che segnerà tutta la sua carriera. Oltre alle opere esposte il comitato organizzativo gli commissiona sculture di abbellimento dei padiglioni: il grandioso gruppo dell’Allegoria delle Arti e le Allegorie dell’Industria e dell’Agricoltura, opere tutte riprodotte nel periodico dedicato alla manifestazione. Se fino ad oggi queste grandi prove plastiche erano note solo dalle incisioni, ora grazie all’Album dello scultore conservato al Museo del Risorgimento di Bologna è possibile ammirarle attraverso alcune fotografie. Dell’Allegoria delle Arti è presente una foto d’insieme, mentre dell’Agricoltura quella del bozzetto, poi riprodotto in incisione. Altro indizio della notorietà raggiunta è quello di essere state ‘illustrate’ nella rivista umoristica L’Ehi! Ch’al scusa... che per l’occasione stamperà dei numeri speciali. Le arti si trasformano in grassoccie e vecchie allegorie della medicina, l’agricoltura in una anziana nutrice e l’industria in una fin troppo prosperosa ammaestratrice di cani. All’Esposizione erano presenti scultori di primo piano, primo fra tutti Ettore Ferrari (1845 - 1929) con il modello del Giordano Bruno, ma nessuno di essi ebbe l’attenzione riservata all’artista romagnolo. L’anno seguente il suo successo viene ancora ricordato da Ettore Sanfelice (1862 - 1923), il quale ebbe modo di notare le “statue in alto sovra l’entrata della Esposizione Emiliana, nonché nell’altre che fregiavano la fronte del Palazzo delle Arti, improntate gagliardamente e in brevissimo tempo dal Golfarelli” e poi Settembre ed infine Musica Rustica, “graziosissimo bimbo si prova di suonare in un flautino rustico fatto da lui stesso, ed ha una ingenuità adorabile, ed è eseguito con quella amabilità dolce, che carezza la mente e tocca anche il cuore”. 

Nulla si sa di tutte queste opere. Certamente le allegorie furono demolite, Musica rustica fu venduta “per il gran bisogno... ossia per la grande bolletta” e di Settembre si hanno notizie fino al 1911, grazie alle annotazioni dello stesso artista apposte nel suo Album conservato nel Museo del Risorgimento: rintracciato in un deposito del Comune di Bologna, “fra delle casse e dei tavoli e degli attaccapanni”, venne da lui restaurato. Con tutte queste sculture il nostro si mostra un instancabile produttore di piccole storie di vita popolare che, per il loro carattere godibile, ben si prestavano ad essere collocate nelle residenze private. I temi legati al mondo agreste e contadino a queste date sono diffuse in tutta Europa, e non si può non citare il gruppo di scultori attivi a Napoli – sicuramente da lui ammirati e conosciuti – ed in particolare Costantino Barbella (1852 - 1925). Nell’ambito della scena bolognese le opere di Golfarelli propongono qualcosa di nuovo, differente dal moderato verismo di Massimiliano Putti (1809-1890). Più vicino alla sua sensibilità – e anche di età – è Carlo Monari (1831-1918), che però si distingue per una più marcata sensualità e un minor interesse alla denuncia sociale.

Roberto Martorelli

Testo tratto da: Silvia Bartoli, Paolo Zanfini, Tullo Golfarelli (1852 - 1928), Minerva Edizioni, 2016. Fonti: BMRBo, Album Golfarelli. Bibliografia: Esposizione, 1886, pp. 25, 27; L’Esposizione Emiliana, 1888, pp. 137 (ill.), 147, 231 (ill.), 287, 304; Esposizione nazionale, 1888, ad nomen; L’Ehi! Ch’al scusa... all’Esposizione, nn. 3-4, Società Tipografica Azzoguidi, Bologna, 1888; R. MARTORELLI, Bollettino del Museo del Risorgimento, anno LIII, Tip. Moderna, Bologna, 2008.

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