Albertoni Pietro

Albertoni Pietro

22 settembre 1849 - 8 Novembre 1933

Note sintetiche

Titolo di studio: Laurea
Occupazione: Professore universitario

Scheda

Nato a Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) il 22 settembre 1849 da una famiglia benestante (il padre Giovanni Battista era un medico-chirurgo) e di tradizioni risorgimentali. A soli sedici anni Albertoni, mentre frequentava il collegio “Solari” di Cremona, decise di arruolarsi fra i Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi, per combattere ai suoi ordini durante la Terza guerra d'indipendenza: egli, che abitava allora nel piccolo paese di Bozzolo (Mantova), risiedeva proprio a pochi chilometri dal confine, e anche se era un civile, si sentiva anch'egli “mobilitato” dalla «grande esaltazione» che aveva generato la dichiarazione di guerra all'Austria del giugno precedente.
In quel mese si vociferava di una spedizione garibaldina in Trentino, e subito Albertoni si presentò al Comitato di arruolamento cremonese. Egli però non rispondeva al requisito anagrafico che fissava ai diciassette anni l'età minima per poter combattere. Saputo che il suo conterraneo Giovanni Chiassi (deputato per il collegio di Bozzolo) aveva assunto il comando a Brescia del 5° Reggimento dei Cacciatori delle Alpi, si recò presso di lui, che lo accolse assegnandolo alla 3a squadra della 2a compagnia.
Dopo aver preso parte alla battaglia di Bezzecca (21 luglio), ritornò presso la sua famiglia nel settembre: se però il padre – medico condotto – si mostrò fiero della sua «scappata garibaldina», il nonno lo ammonì sarcasticamente chiedendogli: «Hai provato che gli austriaci non tirano palle di burro?». Grazie alla solerzia del padre, Albertoni ottenne non solo il brevetto per la sua partecipazione alla campagna, ma anche un quadro che lo riproduceva con indosso la camicia rossa – prodotto da un pittore del luogo «per soccorrerlo un po' dalla miseria».

Laureatosi in medicina e chirurgia nel 1873 all'Università di Padova, iniziò la sua professione presso l'Istituto di fisiologia della città veneta. Dopo un soggiorno di specializzazione a Strasburgo, a soli ventisette anni Albertoni vinse la cattedra di Fisiologia dell'Università di Siena dove, assieme a Giovanni Bufalini, condusse le prime indagini fisiologico-farmacologiche sulla corteccia cerebrale e sulla genesi dell'epilessia.
Continuò queste ricerche all'Università di Genova, dove nel 1878 aveva ottenuto dapprima il posto di professore “straordinario” di Materia Medica e quindi quello ordinario di Farmacologia. Parallelamente, Albertoni assunse la carica di direttore del reparto di malati mentali dell'Ospedale Pammatone. Nel 1883, in collaborazione con Icilio Guareschi, fondò La rivista di chimica medica e farmaceutica, che mutò due anni dopo il nome in Annali di chimica e farmacologia assurgendo col tempo a veicolo principale di diffusione delle più importanti ricerche in campo farmacologico e di chimica medica, assegnando ad Albertoni la fama di padre, per l'Italia, della farmacologia sperimentale.

Nel 1884 fu chiamato dall'Università di Bologna a ricoprire la cattedra di Materia Medica e Farmacologia Sperimentale, subentrando dopo pochi mesi a Luigi Vella come professore di Fisiologia, dapprima come incaricato e quindi come ordinario, e di direttore del laboratorio ad essa collegato. A partire dal 1892 si svilupparono le ricerche di Albertoni sul rapporto tra nutrizione e lavoro, miranti a mettere in luce lo stretto collegamento fra alimentazione, funzioni biologiche, lavoro, attività cerebrale e fenomeni socio-economici. L'attenzione che dedicò alle pessime condizioni di vita ed alla «miseria fisiologica» delle classi subalterne fu motivo ispiratore non solo delle sue ricerche, ma anche del suo intervento attivo nella politica comunale e quindi nazionale.

Fu a più riprese consigliere comunale a Bologna (1889-1890; 1895-1899; 1902-1904), nonché assessore all'Igiene della giunta Golinelli (1902-1904). A livello nazionale, fu dapprima deputato radicale per il collegio di Bozzolo nel corso della XVIII, XX e XXI legislatura (1892-1894; 1897-1900; 1900-1904) e quindi per volere di Giovanni Giolitti senatore del Regno per l'Unione Democratica Sociale dal marzo 1912. L'attività politica di Albertoni fu coniugata sempre in senso riformistico, democratico e popolare al miglioramento delle condizioni igieniche, sanitarie e sociali delle classi contadine e lavoratrici. Egli, infine, fu vicepresidente degli Ospedali di Bologna, membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione tra il 1911 ed il 1915 nonché socio nazionale dell'Accademia dei Lincei dal 1917 (così come di altre società italiane ed estere). Allo scoppio della Grande guerra, Albertoni sostenne l'intervento contro l'Austria-Ungheria. Nel 1916 gli toccò l'onere di sostituire Augusto Murri alla cattedra di Clinica Medica, che tenne fino al raggiungimento dei limiti di età (1924). Negli anni del fascismo, Albertoni fu tra i firmatari dell'Antimanifesto (degli intellettuali antifascisti) di Benedetto Croce pubblicato su “Il Mondo” e “Il Popolo”, in opposizione a quello redatto da Giovanni Gentile a favore del regime.

Morì a Bologna l'8 novembre 1933: la sua scomparsa generò una «grandiosa manifestazione di cordoglio cittadino e nazionale». Al corteo funebre partecipò anche una delegazione di reduci garibaldini, oltre che alle maggiori autorità cittadine e nazionali. Molti furono gli studenti partecipanti – avendo il rettore Ghigi sospeso le lezioni universitarie in segno di lutto – e l'allievo di Albertoni Ivo Novi rivolse alla sua memoria «il riconoscente pensiero di tutti i discepoli e colleghi sparsi in tutta Italia e nel mondo intero». Il senatore e professore fu tumulato nel Chiostro Maggiore della Certosa: una semplice iscrizione lo ricordava come «PROFESSORE DI FISIOLOGIA / NELLA R. UNIVERSITà DI BOLOGNA / FARMACOLOGO E CLINICO INSIGNE / SENATORE DEL REGNO / ACCADEMICO LINCEO E BENEDETTINO / SEMPLICE NELLA GLORIA / BENEDETTO PER SCIENZA E OPERE». Nel 1948 gli fu dedicata via che fiancheggia l'Ospedale Sant'Orsola, collegando via G. Mazzini a via G. Massarenti, precedentemente detta “del Ricovero”.

Andrea Spicciarelli

BIBLIOGRAFIA: I. Luminasi, Pietro Albertoni in “Il Comune di Bologna” 11(1933), p. 59; V. Cappelletti, Albertoni, Pietro in Dizionario biografico degli italiani, vol. I, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana 1960, p. 762; M. Fanti, Le vie di Bologna. Saggio di toponomastica storica e di storia della toponomastica urbana, Bologna, Istituto per la storia di Bologna 1974, p. 107; A. Cerea, Pietro Albertoni (1849-1933) in “RISME. Ricerca Idee Salute Mentale Emilia-Romagna” consultabile nel sito; cfr. la voce Albertoni, Pietro sui seguenti siti: Storia Amministrativa del Comune di Bologna, Camera dei Deputati e Senato del Regno d'Italia [ultimo accesso a tutti i siti segnalati: 16 maggio 2018]; Museo del Risorgimento di Bologna, Archivio delle Posizioni, f. Albertoni Pietro.

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Grande Guerra nella città rossa (La)
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La Grande Guerra nella città rossa - Socialismo e reazione a Bologna dal 1914 al 1918. Testo di Nazario Sauro Onofri edito nel 1966 contenente una lettera autocritica di Pietro Nenni. Edizioni del Gallo, 1966.

Consigli di economia domestica
Tipo: PDF Dimensione: 3.15 Mb

Consigli di economia domestica, Comitato bolognese di azione civile durante la guerra - Sezione femminile. Bologna, Tipografia Garagnani, 1915.

Bibliografia
Le vie di Bologna
Fanti Mario
2000 Bologna Istituto per la Storia di Bologna
Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919- 1945)
Albertazzi A., Arbizzani L., Onofri N.S.
1985 Bologna ISB