Alberoni Giulio

Alberoni Giulio

21 Maggio 1664 - 26 Giugno 1752

Note sintetiche

Scheda

ARMA: D'argento all'albero al naturale terrazzato di verde e sormontato da una stella di 8 raggi d'oro.
Lo scudo è sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: IVLIVS ALBERONI / C. LEGATVS. / 1743. (Cardinale Giulio Alberoni. Legato. 1743.)

Il Crollalanza per gli Alberoni dà: D'oro all'albero terrazzato di verde sormontato da una stella di 6 raggi d'argento.
L'arma del personaggio qui raffigurata anche se alterata nei colori è quella del celebre Cardinale Giulio Alberoni.

Egli nacque a Piacenza il 21 maggio del 1664 da Giovanni Maria e da Laura Ferrari, una famiglia di umili origini la sua, tanto che, alla morte del padre fu costretto a fare il sacrestano nella sua parrocchia per vivere.
Intellettualmente dotato e fornito di una grande volontà, si dedicò allo studio del latino presso i Padri Barbabiti della Chiesa di S. Brigida, poi continuò a studiare presso i Gesuiti. Divenuto amico dell'uditore delle cause criminali di Piacenza Ignazio Gordini, si trasferì con lui a Ravenna dove si guadagnò la stima del Vicelegato Giorgio Barni che lo fece suo maestro di casa, una volta nominato nel 1688 Vescovo di Piacenza.
Nel 1689 prendeva gli ordini diventando precettore del nipote del vescovo con il quale si recò a Roma nel 1692 restandovi due anni.
Ritornato a Piacenza, divenne amico di Alessandro Aldobrandino, futuro cardinale e nunzio in Spagna.
Scoppiata la guerra di successione spagnola, il Duca di Parma e Piacenza Francesco Farnese incaricò il vescovo Rancovieri di una missione di sondaggio presso il Duca di Vendòme, comandante delle truppe francesi. L'Alberoni, che conosceva il francese, accompagnò il vescovo come interprete. Questo fatto segnò l'inizio della sua carriera diplomatica.
Ammalatosi il Rancovieri, l'incarico venne affidato all'Alberoni che, mediante il suo fascino personale e la sua abilità, si conquistò l'amicizia del Vendòme che ne fece il suo consigliere. Egli seguì il generale in tutti i suoi spostamenti nei vari teatri di guerra europei (e, per altro, anche alla corte di Versailles) e, quando il generale fu inviato nel 1710 in Spagna, l'Alberoni lo accompagnò.
Guadagnatosi anche lì la fiducia di Re Filippo V, alla morte del Vendòme avvenuta nel 1712, l'Alberoni restò in Spagna come incaricato d'affari del Farnese che lo nominò Conte come ricompensa dei suoi servizi.
Alla morte della Regina Maria Luisa di Savoia moglie di Filippo V, l'Alberoni seppe così ben adoperarsi che riuscì a far accettare alla corte la candidatura di Elisabetta Farnese come moglie del Re. Con la nuova regina, la sua influenza a corte aumentò tanto da diventare l'arbitro della politica spagnola, ricoprendo il ruolo di primo ministro di Spagna.
Nel luglio del 1714 Clemente XI lo creava cardinale diacono con il titolo di S. Adriano e Vescovo di Malaga.
La sua saggia politica restaurò l'economia spagnola. Tuttavia la sua posizione si fece critica quando la Spagna entrò in conflitto prima con l'Austria, poi con la Francia e l'Inghilterra, in seguito all'arresto dell'ambasciatore spagnolo don José Molinéz.
Accusato dalla corte e dal Farnese di essere responsabile della guerra, l'Alberoni venne espulso dalla Spagna.
Rifugiatosi a Genova, non vi restò a lungo poiché Papa Innocenzo XI ne richiese l'arresto poichè colpevole di gravi delitti.
La Repubblica non tradì l'ospitalità, ma lo costrinse ad abbandonare Genova.
Alla morte del Papa però, il nuovo Papa Innocenzo XIII lo assolveva da ogni addebito assegnandogli il titolo di S. Adriano in Campo Boario e riconfermandolo Vescovo di Malaga nel 1725. Nel 1732 venne nominato amministratore dell'ospedale di S. Lazzaro in Piacenza che egli trasformò in collegio ecclesiastico tuttora esistente.

Nel 1735 fu inviato Legato in Romagna dove si dedicò con energia a grandi lavori idraulici per evitare le frequenti inondazioni di Ravenna, ma venne allontanato per aver occupato abusivamente la repubblica di S. Marino e così fu inviato legato a Bologna nel 1740.
Qui doveva regolare questioni spinose riguardanti contrabbandi, acque e finanze.
Rimase nella città come legato fino al settembre del 1743, anno in cui ritornò a Piacenza ove tornò ad occuparsi del suo collegio, ricostruendolo di sana pianta e lasciandovi per testamento tutti i suoi beni.
Morì il 26 giugno del 1752 e fu sepolto nella chiesa di S. Lazzaro.

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