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Adele Sassi, partigiana della Stella Rossa e superstite dell'eccidio

Schede

Nei giorni precedenti la fine del mese di settembre tra la gente s’era sparsa una certa preoccupazione, non si sapeva di che cosa; tutti parlavano di rastrellamento e di nazisti, e il timore dava tanto più da pensare, perché non si sapeva cosa fare e dove trovare sicurezza.
Il ventinove mattina, un venerdì che pioveva senza sosta, la preoccupazione diventò paura nel vedere le case della montagna bruciare e fumare. Da noi c’erano i partigiani, Graziella era dei loro, faceva la staffetta; si ritirarono verso il monte Sole perché la casa non subisse le conseguenze di un combattimento. Anche mio padre e i fratelli si allontanarono, restammo solo noi donne a trasportare fuori più roba che si poteva, perché la roba, con gli incendi che si vedevano, sembrava la cosa che correva maggior pericolo. La mia nipotina Gianna, di cinque anni aveva detto: “Prendiamo una pagnotta, perché se andiamo al rifugio voglio mangiare”.
Arrivarono calando dalla Steccola, con le armi puntate, uno davanti e quattro dietro. Il primo, insaccato in un grande giubbone mimetico color verde, era quasi biondo, allampanato, con un dente d’oro in mezzo alla bocca, sotto il labbro superiore. Me lo ricordo come fosse ieri. Si piazzò sull’apertura della corte e ci volle tutte di fronte, si faceva grande dietro il suo mitra e voleva metterci sotto i piedi. Certamente avevamo molta paura, ma non si capiva, e lui pareva molto contrariato. Un altro intanto era salito nelle camere di sopra, dove lo sentimmo urlare: si affacciò dall’alto della scala e gridò parole concitate nella sua lingua. Il biondastro ripeté a noi le parole, in italiano: “Dice che ha trovato dei medicinali”. Fece una breve pausa, poi: “Ve la fate coi partigiani, eh?” e ridacchiava scrollando il capo. Ci squadrò a lungo una per una, facendo roteare il mitra. La notizia ci aveva riempito di terrore, perché dopo un po’ aggiunse sorridendo, in dialetto bolognese: “Adess avi pora, ed nueter!” (Adesso avete paura di noi).
Fui io a rispondergli: “Non si ha paura di nessuno, quando non si è fatto del male”.
Sapete cosa ha detto il tedesco? Rispose lentamente, senza più sorridere. Ha detto: “Tutti kaputt” e vidi le sue dita sbiancarsi strette sul mitra.
Fu allora che notai la vera. “Non è giusto uccidere noi donne e bambini. Pensi a sua moglie e ai suoi figli!”. “Non guardiamo in faccia nessuno, grandi e piccoli! Siamo fuori per questo!” e a spinte ci buttò nella loggetta del corridoio. Graziella, tirandosi dietro la Gianna, andò verso la porta di cucina: fu la prima a morire con un urlo straziante; il biondastro le sparò in faccia; ella cadde con la bimba che stringeva sempre in mano la sua pagnotta. La ritrovammo tempo dopo, al nostro ritorno, che stringeva ancora i resti della pagnotta rosicchiata dai topi. Poi il biondastro sparò a noi: la sposina incinta si abbatté colpita in fronte, io caddi a terra abbracciata alla mamma; mi accorsi di essere soltanto ferita a una mano. La piccola Annarosa, seduta in mezzo alla stanza, terrorizzata, urlava con le manine protese verso la madre. Il nazista che era nella camera di sopra scese le scale e col nostro assassino andò in tinello, dove si misero a spaccare tutto e a rubare. Il pianto disperato di Annarosa attirò l’attenzione del biondastro che tornò in cucina, brontolando tra i denti, e con un colpo di pistola ammazzò la piccola.
Finalmente se ne andarono. Mi alzai e la prima cosa che notai fu una grossa sveglia sopra la credenza: erano le nove. Mi affacciai alla porta e li vidi che camminavano in fila verso l’alto, in direzione della Steccola. Corsi sopra, dalla parte opposta della casa, legai una fune alla gamba del letto e per la finestra mi calai nel cortile e mi lanciai come una pazza contro la macchia. Mentre correvo sentii chiamare: era il babbo con mio fratello, quello sordomuto, che poi fu ucciso sotto la Steccola. Stando nel bosco, arrivò l’eco di molte raffiche e spari; in seguito vidi che avevano massacrato quelli del Palazzo, una decina di persone.

Renato Giorgi, "Marzabotto parla", Milano-Roma, Venezia, Marsilio editori 1991
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Note
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