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Veduta di Villa Conti a Montechiaro

Schede

Disegno a penna, acquerello e biacca su carta bruna, cm. 20,7 x 28. Firmato An. Basoli e dedicato all’amico Conti.
Possedendo doti da maestro primario, Antonio Basoli spezzò ben presto ogni stringente legame con la sua formazione che, almeno inizialmente, fu per forza “clementina” e, dunque, anche un poco martinelliana. Ma, per l’appunto, come si addice ai veri talenti, la svolta capace di valorizzarne la personalità non tardò a manifestarsi disegnando un’evoluzione che oltre a farne un punto di riferimento a sé stante nel panorama artistico bolognese, gli procurò una fama che, se solo lo avesse voluto, gli avrebbe aperto le porte di una celebrità senza confini.
Quantunque l’attività del Basoli sia ampia e variegata, e per nulla improvvisata, egli viene ricordato dal grande pubblico in virtù della celeberrima raccolta di “Vedute pittoresche della città di Bologna” divulgata a pioggia dalle incisioni che la catena di produzione famigliare trasse dai suoi dipinti. Permane quindi la percezione che le grottesche di impronta neoclassica, le rigorose quadrature, gli studi di prospettiva e di ornato, le scenografie e l’Alfabeto pittorico non bastino a reggere il confronto con l’ineguagliabile capacità che il Maestro ebbe nel trasmettere ai posteri l’interpretazione di una Bologna che, forse solo grazie a Lui, possiamo definire “indimenticata”.
Questo disegno, eseguito nel 1830, appartiene ad un album nel quale numerose sono le testimonianze degli artisti attivi a Bologna verso la fine del terzo decennio del secolo ma, fra tutte, quella del Basoli è senza dubbio la più prestigiosa.
In pittura esistono maestri che non appena escono dall’orto che li ha resi famosi fatalmente cadono in errori e manchevolezze tali da farli apparire quali modesti dilettanti, ebbene, nel caso del Basoli, per la naturalezza assoluta nell'invenzione e la contemporanea dimestichezza nel disegno dal vivo mai si riesce a capire da quale orticello egli provenga e verso quale si diriga, tanta e tale è la facilità con cui adegua il suo stile all’ambiente di lavoro. Non fa eccezione questo disegno, nel quale la penna è usata con parsimonia per delineare pochi tratti essenziali, l’acquerello, invece, serve per creare la profondità, mentre i materici tocchi di biacca danno al dipinto lo spessore e la dignità tipici di un’opera di vero impegno.

Vincenzo Nascetti