Veduta di chiostro

Veduta di chiostro

1855-57 ca.

Scheda

Il dipinto, conservato presso la Galleria del Collegio Artistico Venturoli di Bologna, insieme ad altri di piccolo formato, non riporta alcuna data e risulta privo di firma autografa.

Sul retro dell’opera però un’annotazione ci permette di proporre delle ipotesi relative al periodo di realizzazione: in basso si legge il nome di Luigi Busi affiancato dal numero 11. Il pittore, durante l’alunnato presso il Collegio Venturoli (1849-1857), era solito preparare prove di esami pratiche, saggi ed esercitazioni. In tali occasioni, per garantire una valutazione imparziale da parte dei professori, gli alunni venivano designati da un numero o da una lettera.

Si può supporre che la realizzazione del Portico risalga ad una di queste prove pratiche. Sono presenti altri piccoli dipinti al Collegio, anch’essi privi di firma e datazione, tra cui ricordiamo le piccole tele con quattro Studi di paesaggio e la tela raffigurante una Scena Biblica. I diversi soggetti pittorici di cui si occupa il Busi, che variano dal paesaggio alla rappresentazione sacra, dal ritratto alla pittura di storia, servono ad evidenziare la grande dimestichezza posseduta dall’artista in grado di cimentarsi in molti generi.

Non vi è certezza sul significato della numerologia indicata sul retro del suddetto dipinto e risulta difficile collocarlo in un determinato periodo di tempo, ma se quel numero 11 segnato sul retro del Portico, che potrebbe riferirsi ad una votazione o ad una classificazione, è però lo stesso che ci riporta al punteggio ottenuto dal Busi in occasione di alcune dimostrazioni di disegno, si tratterebbe di una esecuzione dei suoi primissimi anni al Collegio Venturoli.

Il pittore, attento agli effetti di luce, realizza uno scorcio prospettico che, a prima vista, potrebbe sembrare il cortile porticato del Collegio. Considerate le varie analogie architettoniche quali i pilastri, i piedistalli in muratura su cui poggiano i vasi infiorati - che qui pero sembrano formare un unico parapetto - la resa cromatica e l’arco a tutto sesto che si intravede sullo sfondo, sembrerebbe una veduta del cortile del Collegio riprodotta dal vero e realizzata da un determinato punto di osservazione. Una visuale, quest’ultima, osservata dall’interno di un edificio da cui, con grande spontaneità, l’anta della porta aperta lascia scorgere una prospettiva porticata con effetti di luce naturale. Esistono però altrettante caratteristiche che si discostano dalla realtà. Quell’angolo in cui viene proiettata a terra l’ombra del primo pilastro, sembra non essere di fatto riscontrabile nel cortile del Collegio. Non è certo immediato il riconoscimento come nel dipinto realizzato da Giovanni Masotti nel 1889 raffigurante il Colonnato del Collegio Venturoli (coll. priv.). Se volessimo prendere in esame le annotazioni delle spese sui verbali conservate presso l’Archivio del Collegio Venturoli e le fotografie risalenti ai primi anni del ‘900, potremmo affermare, quasi con certezza, che alcun ingente intervento architettonico è stato eseguito a partire dagli anni dell’alunnato del Busi, e cioè dal 1849 in poi. All’epoca le uniche modifiche sembravano riguardare solo piccoli interventi di restauro.

Non avendo alcuna fonte specifica di riferimento, questo dipinto potrebbe, in alternativa, considerarsi un’esercitazione dal vero forse realizzata in altri contesti. Un’ulteriore ipotesi è che si riferisca ad un’esecuzione avvenuta durante una delle tante gite fuori porta che il Collegio Venturoli era solito organizzare per i giovani studenti; nonostante l’incertezza iconografica, resta comunque un’opera interessante della sua attività pittorica che senza dubbio arricchisce il già vasto corpus di opere giovanili presenti nella Galleria del Venturoli.

Luigi Busi adotta soluzioni compositive di tipo architettonico, ma in un contesto diverso, nel caso del dipinto raffigurante Torquato Tasso e il Cardinale Cinzio Aldobrandini in cui, con grande resa pittorica, fa da sfondo alla scena un bellissimo chiostro che si riferisce alla galleria porticata del Convento di Sant’Onofrio a Roma. L’opera, presentata nel 1864 all’esposizione della Protettrice felsinea ed acquistata nello stesso anno dall’Accademia di Belle Arti, mostra una stesura sottile del colore rispetto alla corposità delle opere precedenti ed un’evidente attenzione agli effetti di luce, alla cromia e ad una pittura fotografica.

Nella veduta prospettica del Portico sono già riscontrabili gli interessi luministici che caratterizzano la pittura del Busi ma il colore appare meno squillante ed intenso rispetto alle opere mature. Sempre di derivazione prospettica ma legata al vedutismo di città e realizzata con altrettanta attenzione luministica è la tela raffigurante Via Orefici, in cui il Busi ci trascina nella “naturalezza” della vita cittadina, creando una vivace composizione animata dalle numerose figure poste in strada tra il punto di osservazione e la silhouette della torre dell’Arengo sullo sfondo, sotto un cielo trascorso da nuvole leggere.

Ornella Chillè

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.

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Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni
Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni

Video dedicato alla mostra "Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni", 19 aprile - 14 giugno 2015 | Comune di Medicina, Palazzo della Comunità, Museo Civico.

Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni
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Documenti
Esplorando l’archivio del Collegio Venturoli
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Di Francesca Serra. Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni" Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015. Copyright © Fondazione Collegio Artistico Venturoli.

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