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Teatro Contavalli

Di rilevanza storica

Schede

In una parte del convento dei carmelitani di San Martino apre i battenti il 3 ottobre 1814 il teatro voluto e finanziato dal dottor Antonio Contavalli, fortunato speculatore sui Beni Nazionali e attore dilettante.

Il progetto è dell'ingegnere capo comunale Giovanni Battista Martinetti e dall'architetto Giuseppe Nadi, che hanno ideato tre ordini di palchi per una capienza di 800 persone. A decorare il teatro sono stati chiamati i migliori artisti della vicina Accademia di Belle Arti: gli ornamenti in stucco del boccascena sono di Pietro Trefogli; la sala e il sipario sono dipinti da Antonio Basoli. Altre parti vedono all'opera Pietro Fancelli, Luigi Cini, Rodolfo Fantuzzi, Mauro Berti. Il teatro è inaugurato con il dramma per musica “Matilde ossia la Selvaggia” di Carlo Coccia. Poco dopo sarà rappresentata “L'Italiana in Algeri” di Gioacchino Rossini, cantata da Maria Marcolini, che avrà tanto successo – riceverà tra gli altri le lodi di Stendhal – da essere replicata al Teatro Comunale e al Corso. Il Contavalli sarà temporaneamente chiuso dopo la Restaurazione, per la contiguità con la chiesa parrocchiale di San Martino, ma dopo reiterate richieste del proprietario potrà riprendere nell'estate 1816 con una replica dell' “Italiana in Algeri” e la prima assoluta del “Barbiere di Siviglia” di Rossini. Il maestro di Pesaro sarà per diversi anni protagonista del cartellone del teatro e si può dire che esso contribuirà fortemente alla popolarità della sua musica a Bologna.

Dopo la morte del proprietario nel 1823 il Contavalli comincerà ad ospitare spettacoli per beneficenza, tanto che otterrà dal Legato il permesso di apertura anche al venerdì. Le recite saranno messe in scena dall'Accademia dei Concordi, gruppo di giovani appassionati di teatro, che diventerà un'istituzione cittadina. Al Contavalli reciteranno commedie alfieriane inneggianti alla libertà giovani interessanti quali Gustavo Modena, Augusto Aglebert, Luigi Pescantini. Sull'ordinaria attività del teatro nel corso della seconda metà dell'800 diamo questa descrizione data il 4 gennaio 1874 dal quotidiano locale "L'Ancora": Pure martedì sera al Contavalli gli Accademici filodrammatici Felsinei recitarono molto bene la nota commedia del Ferrari – Il codicillo dello zio Venanzio – I caratteri furono fedelmente interpretati, da far sì che l'azione fu generalmente piaciuta e coronata da ripetuti applausi. Il Pagani (protagonista) ritrasse egregiamente quel Bartolomeo calzolaio ruvido e grossolano, un po' scioperato, ma però buon padre di famiglia e non dimentico di sanii principi. La signora Pedrelli sostenne veridicamente la parte di moglie. Bene fece pure la sig. Magazzari. Il Corneti diede un tipo da vero usuraio. Il Gattia e lo Stanzani fecero il loro meglio. Tutto sommato, quei valorosi dilettanti confermarono anche una volta il loro studio ed amore all'arte drammatica. Un bravo a tutti. Il Contavalli nel '900 è sede dei trionfi di Angelo Gandolfi, che recitava le commedie dialettali di Fanfulla Fabbri. Anche Alfredo Testoni vi lavora a lungo come autore e capocomico. Il pubblico è composto soprattutto dai popolani del vicino Borgo della Mascarella.

Nel 1938 viene ristrutturato come cinematografo. Per anni era stato il tempio dei filodrammatici e del teatro in vernacolo, gestito dall'impresario e regista Goffredo Galliani, che del teatro era divenuto proprietario dal 1923 e vi abitava. Il Contavalli sopravvive come cinema a luci rosse fino al 1979.

In collaborazione con 'Cronologia di Bologna' della Biblioteca Sala Borsa.