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Francesco Santini

1763 - 1840

Scheda

Francesco Santini (1763 - 1840) è di origini bolognesi e figlio dell’artista Giacomo Santini. Svolge l'attività di pittore, ornatista e restauratore, nonché “architetto e prospettico”. Dalle ricerche svolte va cambiata sensibilmente la data di nascita, arretrandola di sei anni, al 1758. Nella città felsinea compie il suo apprendistato presso lo Jarmorini, suo insegnante di architettura, e successivamente con il pittore Serafino Barozzi, suo maestro di ornato. Santini svolge una intensa attività didattica all'interno dell'Accademia felsinea, si consideri che vi insegna prospettiva per un periodo lunghissimo, dal 1804 fino al 1836. Alle cariche didattiche svolte da Santini si aggiunge il titolo di accademico con voto, documentato sia nel 1821 che nel 1824.

Realizza nel 1792 quella che viene considerata “la prima operazione del Professore Francesco Santini”: la prospettiva illusionistica affrescata nel Chiostro dei Celestini. In essa vi è rappresentata un’architettura con balaustra che si apre su un giardino, mentre sull’intera scena domina in primo piano la nicchia con il S. Celestino. Quest’opera, decisamente in linea con la tradizione quadraturista bolognese rivela l’influenza del maestro Barozzi con cui aveva già realizzato, sul finire del settecento, le decorazioni di Palazzo Zambeccari e del Palazzo Comunale, dove lavorano in quattro sale dell’appartamento dei Principi. Diverse sono le opere perdute, realizzate in S. Salvatore, nell’Oratorio di S. Giobbe, e per l’Accademia Clementina. Lavori che rivelavano uno stile ancora influenzato da persistenze rococò in piena età neoclassica. Nel 1792 Santini aveva eseguito, in collaborazione con Piò e Martinelli, un apparato effimero goticheggiante per i Sepolcri quaresimali in S. Francesco; dell'evento rimane oggi un disegno conservato nel Gabinetto Disegni e Stampe della Biblioteca Comunale di Bologna, con raffigurato il Paesaggio nel sepolcro di S. Francesco, datato 1779. Lavora nella casa Finzi-Contini, realizzandone la facciata e a Palazzo Bentivoglio, nell’antico ingresso del Gonfaloniere, a pian terreno. Nel 1797 viene nominato professore all’Accademia Clementina e all'anno successivo risale l’intervento pittorico di Santini insieme a Busatti nel cortile di Palazzo Aldini. Il dipinto ad affresco è tutt'ora visibile sulla parete del cortile, al fondo del giardino, del quale prosegue illusoriamente la massa arborea, al di là del fittizio edificio con balaustra e statue. L’opera, realizzata quindi a quattro mani, vede l’intervento di Santini nell'architettura e di Busatti nella resa paesaggistica. Quest’opera apre la strada ai grandi cicli decorativi realizzati dall’artista, che coronavano così i suoi progetti architettonici tra cui il perduto Teatro del Corso.

Nel 1806 l’artista lavora in S. Petronio, chiamato all'adattamento moderno dalla Cappella della Vergine Immacolata, dove disegna l’ornato dell’altare centrale e di quelli laterali, realizzando, solo un anno più tardi, un “nuovo abbellimento con le dorature, e pitture a mano”. Insieme a Luigi Acquisti partecipa alle decorazioni della chiesa di S. Maria dei Guarini. Dal secondo decennio del secolo in poi svolge alacremente la sua attività di architetto, tanto che al lavoro per la facciata di casa Belvederi seguono i due progetti per i campanili della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Barbarolo, del 1821, e quello per la chiesa dei Santi Giuseppe e Ignazio in Bologna (1830). Purtroppo è perduto anche l’ornato in scagliola della cappella di S. Ignazio di Lojola nella soppressa chiesa di Santa Lucia, eseguito sempre nel 1821 a partire da un suo disegno. Allo stesso anno gli viene attribuito il progetto del campanile per la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo di Barbarolo. Il suo ruolo nell'ambiente artistico bolognese a queste date è ormai consolidato, anzi gli sono dati riconoscimenti anche dall'estero. Nel 1824 Francesco Tognetti, in occasione delle consuete premiazioni, legge la sua annuale Relazione. Qui scrive sul Nostro come “a me per ciò stesso appunto lice passare in silenzio il nome dell'illustre Nostro Professore Francesco Santini testé onorato di ricca medaglia d'oro per l'austriaco Augusto Imperatore FRANCESCO Primo, cui fece omaggio di un vasto architettonico suo concetto, onde la gran piazza di Milano ridurre a monumento ricordevole la posterità della pace europea.” Nello stesso contesto nelle note ci descrive come “noto fra noi il valore del nostro concittadino Francesco Santini Ingegnere Architetto Professore di Prospettiva in questa Pontificia Accademia di Belle Arti. Il munifico dono gli venne accompagnato per ordine Sovrano da graziosa lettera del Segretario perpetuo dell'Accademia Imperiale di Belle Arti di Vienna in data del 19 giugno 1824 n.343, di cui l'esimio Professore ha depositato copia negli atti di questa Pontificia Accademia.”

Tra il 1824 e il 1827 progetta e segue la ricostruzione del Palazzo Poggi-Bonetti, acquistato da Gioacchino Rossini per farne la sua residenza a Bologna. Nel palazzo Rossini interverrà anche come pittore poiché vi dipinge anche la volta delle scale. Di un certo rilievo il suo contributo alla realizzazione di monumenti funerari nel cimitero cittadino, la Certosa. Qui sono documentati almeno cinque lavori che coprono un periodo ampio, dall'inizio dell'Ottocento fino al 1821. Santini progetta tre tombe collocate nel Chiostro Terzo: per Giuseppe Cacciari (eseguita da Petronio Rizzi), per Paolo Bovi Silvestri e della famiglia Neri. Nella Sala della Pietà si ammira la memoria funebre di Pietro Semprini - eseguita da Alessandro Franceschi e Giuseppe Leonardi - mentre della tomba Giroldelli non ne rimane che la colonna con la Croce, spostata decenni più tardi nella Sala del Colombario. Pur pienamente inserito nel clima neoclassico di cultura basoliniana, in architettura Santini si avvicina inevitabilmente al Venturoli, mostrando di tener presente il linguaggio architettonico sviluppatosi dal cinquecento al settecento, ma aggiornato al gusto neoclassico contemporaneo.

Presso l'Archivio Storico del comune di Bologna è conservato il foglio di seppellimento n. 5726 del 15 dicembre 1840, in cui viene dichiarata la morte del Professor Francesco Santini, figlio del fu Giacomo e della fu Antonia Petruccia. Di anni 82, nativo di Bologna, vedovo di Maria Baglioni. Di condizione professore di architettura abitava in via Borgo Arienti al n. 664 della Parrocchia dei Santi Giuseppe e Ignazio. Morto il giorno 14 nello spedale clinico. Viene sepolto nella tomba di famiglia collocata nella Sala gemina, al pozzetto n. 277. Il testo della lapide recita: (…) / KAROLINAE / PVELLAE . INNOCENTISSIMAE / FRANCISCVS . SANTINIVS . ARCHIT / ET . MARIA . BAGLIONIA / PARENTI(…) / ET . HIEROLYMVS . FRATER / CVM . ANGELA . ET . (…)ERIA . SOROR(…) / (…)ES . VIRTVTIS / (…)ALISQ . EIVS / VIXIT . A . XII . M . II . D . V / (…) . AEGROTATIONE / AEQVO . ANIMO . TOLERATA / AD . SVPEROS . VOLAVIT . POSTRID . N . FEB / MDCCCXX

Roberto Martorelli, Claudia Vernacotola