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Egisto Rubbini (Rubini) detto/a Rossi

1 novembre 1906 - 25 febbraio 1944

Scheda

Egisto Rubbini, nome di battaglia "Rossi", da Clelio e Clementa Tullini; nato l'1 novembre 1906 a Molinella. Licenza elementare. Muratore. Nel 1943 residente in Francia.
Dopo la reazione scatenata dalle squadracce fasciste, emigrò in Francia. A Tolosa, dove lavorò duramente per poter vivere, svolse intensa attività politica antifascista fra gli italiani. Coniugato con un figlio.
Accorse in Spagna, per combattere in difesa della Repubblica e contro i rivoltosi capeggiati dal generale Francisco Franco nell'ottobre 1936. Appartenne, prima al battaglione e, poi, alla brigata Garibaldi. Si comportò eroicamente in diversi combattimenti. Fu ferito gravemente al ventre, nel luglio 1937, a Brunete e costretto a ritornare, invalido, a Tolosa.
Così l'ha ricordato, in terra iberica, Ilio Barontini: "Grande, biondo, dalla faccia tranquilla e bonaria [...], si comportò eroicamente in diversi combattimenti, ebbe poi anche lui la sua dose di piombo franchista, fu ferito gravemente al ventre, ebbe salva la vita per un vero miracolo chirurgico, ma appena guarito, fu costretto a ritornare come invalido a Tolosa".
In Francia riprese il duro lavoro di muratore e la sua attività antifascista per aiutare i compagni garibaldini.
Dal 1941, partecipò alla Resistenza francese. Divenne comandante dei FTP che operavano nel Lotet-Garonne; passò poi al comando dei distaccamenti operanti a Nizza e nelle Alpi Marittime. Qui comandò, partecipandovi direttamente, numerose azioni militari.

Così l'ha ricordato, in terra francese, Italo Nicoletto: "Da Tolosa ci aveva raggiunto Egisto Rubini [...] di incrollabile fede comunista, coraggioso al limite della spavalderia, con lui avevamo studiato, organizzato e portato a termine un attentato alla prefettura di Marsiglia, un palazzo in fondo ad una grande piazza, circondato da strette vie. L'ingegno di Rubini architettò un piano quasi inverosimile: mettendoci ad una finestra, al 4° o al 5° piano, con una lunga pertica da cui calammo una cordicella con appesa una bomba, facemmo cadere l'ordigno all'interno della prefettura. A parte il risultato psicologico della dimostrazione che potevamo colpire ovunque anche nei luoghi più sorvegliati, sentimmo le conseguenze dell'attentato tra i poliziotti francesi; il prefetto di Marsiglia fu destituito, così come il comandante delle truppe naziste di occupazione inviato a combattere sul fronte orientale".

Nel 1943, entrò in Italia. Fu incaricato di iniziare l'organizzazione gappista nella città di Milano. Organizzò i reparti e diresse l'operazione per l'esecuzione del federale fascista Resega e del Questore "repubblichino" di Milano. Divenne comandante della 3a brigata GAP. Fu arrestato e torturato.
Per l'angoscia di non poter resistere alle torture, con una striscia di lenzuolo si suicidò in cella, il 25 febbraio 1944.
Così l'ha ricordato nella resistenza milanese Giovanni Pesce: ".. .Il Melli, il feroce aguzzino al cui nome avevano tremato tanti detenuti politici [... ]. Melli prese a raccontare a Cuffaro di una delle sue vittime: il capo gappista Rubini: "Questo Rubini è stato il più duro di tutti i capi comunisti che ho finora arrestato. I suo vestiti erano laceri. Le scarpe rotte. La sua casa perquisita dimostrava l'indigenza, era pallido, di quel pallore che nasce dagli stenti. Eppure [...] aveva cinquantamila lire in tasca...! Lo interrogai - continuò - dovevo conoscere le fila della sua organizzazione. Sopportò tutte le prove con un'ostinazione mai vista prima, non fece un nome. Non abbassò mai gli occhi. Il suo sguardo continuava a sfidarmi. Alle mie domande sempre più stringenti alla fine rispose: "so tutto quello che vuoi sapere, ma non lo saprai mai da me. Picchia pure, vigliacco!" Restai sbalordito. Senza volerlo gli tesi la mano. Non si mosse, mi guardò fissamente, pupilla contro pupilla e poi [...] quel fesso mi sputò in faccia".
Gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare.
Riconosciuto partigiano dall'8 settembre 1943 al 25 febbraio 1944.  [Luigi Arbizzani]

E' sepolto nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della  Certosa di Bologna ed è ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.