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Ritratto del pontefice Pio IX

1847

Schede

Opera di Camillo Pistrucci (Roma, 1811 – ivi?, 1854), fu donato dai Romani ai Bolognesi. In un foglio a stampa databile al 1847 viene ricordata la visita allo studio di Pistrucci di Pio IX: com'ei fu dinanzi al nobile dono, (...) si accostò ad esso e poggiandovi sopra la destra rimase lungamente a contemplarlo. Oh quella mano che segnò il decreto dell'Amnistia e della Guardia Civica (...) desta alla nostra mente sublimi pensieri. Ancora: il disegno del piedistallo è bell'opera di Federico, fratello dello scultore, (...) così nell'ingegno di due fratelli è uscito il bel pensiero dell'opera.

Sintomo del breve entusiasmo verso il nuovo pontefice è la fastosa inaugurazione che gli fu dedicata nell'Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti il 10 ottobre 1847. La cerimonia viene riprodotta in una grande incisione. Al marmo viene dedicato anche un sonetto tra cui viene scritto: E tu che hai di PIO non pur le forme conte / Tratte dal marmo, ma la mente 'l core, / E tutto il ben del labbro e della fronte!... / E' desso!... Dunque al Ciel rapito hai parte: / Non è mortal quell'opra e quell'amore: / O il fece Iddio, o t'insegnò sua arte. / E' desso!... Quando quella pia Colomba / Sen voli al ciel, priva di sua presenza / Che farà Italia?... Ahi! sol sua conoscenza / Avrà, ma tal che vincerà la tomba.

Fu collocato nell'Aula Magna dell'Archiginnasio fino al 1859, quando venne sostituito dal busto di Vittorio Emanuele. Il busto soi completa con il raffinato basamento eseguito dal fratello dello scultore e rappresentante gli stemmi affinacati delle città di Roma e Bologna.

La presentazione dell'opera viene così ricordata da Enrico Bottrigari nella sua 'Cronaca di Bologna': "Sui primi del corrente mese è giunto In Bologna il Busto marmoreo di Pio, che i Romani offrono in dono ai Bolognesi. La Deputazione che lo reca è composta del Duca Don Marino Torlonia, del Marchese Potenziani, e dell'avv. Gennarelli. In seguito di che il Senatore di Bologna pubblicava nel giorno 7 un avviso col quale avverte i suoi Concittadini del dono che l'eterna Città ricambia col più caro e prezioso pegno questa nostra Bologna. Nel giorno appresso il Comandante della Civica con ordine del giorno invitava, per l’anzidetta solennità, tutti gl’inscritti nella cittadina milizia che amassero di essere posti in ordine militare, onde far seguito alla pompa di quel giorno. Nel giorno di Domenica, la grand’Aula dell’Accademia di Belle Arti era tutta messa a pompa vaghissima, sorgendo sotto un magnifico trono la marmorea effigie di Pio IX, il cui lavoro è dovuto al valente scultore Pistrucci; ai lati erano disposti gli scanni pel Magistrato, per la Deputazione e per gl’invitati. Al meriggio ben due mila Civici con banda, concerti e tamburi si trovavano nella Piazza Maggiore per far corteggio alla Magistratura, nel mentre che altri Civici stavano nella Piazza Baciocchi per iscortare le Carrozze della Deputazione colà alloggiata. Tutte le finestre sulle vie che conducono all'Accademia erano ornate di serici tappeti. Giunti fra gli applausi popolari all'Accademia stessa, e presi i posti assegnati a' Deputati ed alla Magistratura, seguì la formale consegna mediante autentico atto steso dal Segretario del Municipio. Dopo a ciò il Torlonia disse brevi parole e delegò il Potenziani a parlare a nome de' committenti, cui faceva risposta il Senatore di Bologna in nome della Città. L'Avv. Gennarelli lesse un discorso pieno di allusioni patriottiche e di caldissimi sensi, furibondamente applauditi dagli astanti. Per ultimo l'Avv. Giuseppe Galletti, Maggiore Segretario del Superiore Comando della Guardia Civica, disse cose appropriate alla circostanza ed alla divisa da lui indossata. Una regal salve di artiglieria annunziò il compimento del solenne atto; allora i Civici schierati nell'esterna via, formatisi in plotoni diffilarono passando per entro alla sala, rendendo gli onori dell'armi e gridando infiniti Evviva davanti al Busto del Pontefice. Terminata così la solennità, i due Corteggi si restituirono alle loro residenze. Nella sera tutta la Città fu spontaneamente illuminata, ed illuminato a cera fu pure il Grande Teatro dove è in iscena lo spettacolo d'Autunno, al quale intervennero il Legato, la Romana deputazione e la magistratura municipale. In sul finire si cantò l'Inno a Pio IX, accompagnato da evviva all'unione ed alla indipendenza d'Italia. Il Municipio volle aggregati alla Nobiltà Bolognese i Signori Deputati di Roma Potenziani, Torlonia e Gennarelli. La marmorea immagine del Pontefice rimase poi esposta per 15 giorni nella Grand'Aula dell'Accademia, onde potesse essere osservata da tutti della Città, prestandovi servizio d'onore in ogni giorno i militi della Civica. Ogni giorno videsi posti a piè del Busto fiori e corone. Un artista Bolognese ad elogio dello scultore Pistrucci ha scritto che nel Busto di Pio IX sono resi con ammirabile verità le più marcate come le più minute flessioni della fronte, delle gote, del mento; lo sguardo, il movimento della bocca sono poi tali che danno a quel bel volto un aspetto di vita che vi rapisce, e vi rende sospesi ed attenti come aspettando un movimento, un sorriso, una parola. Con pari maestria sono lavorati i capelli che mostrano tanta leggerezza e flessibilità quanta si otterrebbe col pennello".

Roberto Martorelli, 2016, ultimo aggiornamento ottobre 2022.