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Primo attentato all'Albergo Baglioni

Attentato 29 Settembre 1944

Schede

L'Albergo Baglioni - oggi Grand hotel Baglioni - è sempre stato uno dei più prestigiosi di Bologna.
Dopo l'8 settembre 1943 ospitò gli alti comandi dell'esercito tedesco e le massime gerarchie del PFR e dell'esercito della RSI.
Nel settembre 1944 il comando del distaccamento Temporale della 7a brigata GAP Gianni Garibaldi studiò alcuni attentati particolarmente significativi, alla vigilia di quella che si riteneva l'imminente liberazione della città, per preparare il clima insurrezionale. Fu scelto il Baglioni proprio perché ospitava le più alte autorità d'occupazione e del fascismo.
La sera del 29 settembre 1944 i partigiani Claudio De Fenu in divisa da ufficiale dell'esercito e Lorenzo Ugolini entrarono per un sopralluogo. Poco dopo mezzanotte, sei gappisti - mentre era in atto una festa in onore di un sottufficiale tedesco - introdussero una cassa con 90 chili di tritolo.
I partigiani erano Dante Drusiani "Tempesta", Evaristo Ferretti "Remor", Nazzareno Gentilucci "Nerone" comandante del distaccamento, Giorgio Giovagnoni "Crissa", Achille Paganelli "Celere", Vincenzo Toffano "Terremoto".
Dopo avere innescato il dispositivo di scoppio, collocarono una bomba a tempo, sparsero benzina e spararono contro i presenti. Scoppiò la bomba, ma non la cassa e nella fretta non fu dato fuoco alla benzina. I tedeschi reagirono e Toffano riportò una leggera ferita. Due militi della GNR e due tedeschi restarono uccisi, tra i quali il maresciallo dei paracadutisti Christian Knorr che aveva fatto parte del gruppo che aveva liberato Mussolini dalla prigionia sul Gran Sasso d’Italia. I feriti furono sette.
Il 30 settembre, in un rapporto al governo, il prefetto Fantozzi scrisse: «Nulla est stata reazione agenti servizio guardia».
Il 2 ottobre "il Resto del Carlino" riportò un comunicato delle SD nel quale era detto che il 30 settembre (ma pare che fosse ancora il 29) lo scoppio aveva provocato la morte di un tedesco, di una signora e di due agenti italiani. Il comunicato aggiungeva che erano stati subito fucilati 10 ostaggi italiani.
Il 4 ottobre il giornale scrisse che gli italiani morti erano la marchesa Maria de Bacci Biondi, l'agente Salvatore Cibella e il milite della GNR Sergio Ciabatti.
[Nazario Sauro Onofri]