Salta al contenuto principale Skip to footer content

Baricella, (BO)

1943 | 1945

Insediamento

Schede

All'indomani dell'8 settembre l'organizzazione della lotta armata ebbe un rapido avvio. Un piccolo gruppo di baricellesi salì a Poggiolforato di Lizzano in Belvedere (v.) ed ebbe presto uno scontro a fuoco con carabinieri della RSI, a seguito del quale Adriano Brunelli venne catturato e, dopo essere stato processato, fucilato assieme ad altri due partigiani il 3 gennaio 1944. Gli altri rientrarono a Baricella dove svolsero attività clandestina in loco, eccetto Rino Gruppioni, che fu inviato a Ferrara e poi nel Veneto, dove assunse alti incarichi militari. Gli antifascisti baricellesi da lunga data ed i giovani che entrarono in campo per combattere i nazifascisti militarono nel battaglione locale della 4a Brigata "Garibaldi". Operarono in terreno di pianura, "non adatto alla guerriglia" secondo i tecnici militari italiani, ma, sfruttarono allo scopo il terreno a loro congeniale con efficacia: trovarono rifugio dentro le strutture delle chiaviche regolatrici dei canali che attraversavano i campi e fra i canneti, si nascosero nei canapai e nelle piantagioni di tabacco al Travallino in S. Gabriele, nei fienili dei contadini e nei casotti della risaia, ecc. A Baricella il primo intervento di massa, costituito prevalentemente da donne e da contadini, si svolse in solidarietà con gli operai scesi in sciopero generale, dal 1°all'8 marzo 1944. Due nuove manifestazioni popolari avvennero tra la fine di aprile e il 10 maggio. Nel corso di una di queste attuarono uno sciopero le cento operaie della distilleria "Ballandi" che ottennero l'impegno della direzione per evitare la loro deportazione in Germania.
All'epoca della monda le risaiole di Baricella parteciparono allo sciopero generale di categoria che investì tutti i comuni risicoli (v. Bentivoglio). Le 200 lavoratrici ingaggiate, baricellesi e "forestiere", si astennero dal lavoro parzialmente il 12 giugno e, compatte, dal 17 al 20 giugno. A Baricella, iniziato lo sciopero il 12, giunse un camion di fascisti capeggiati da Augusto Regazzi, lo squadrista tristemente famoso: essi andarono per la piazza e per le case a prendere le mondine ad una ad una e con le armi alla mano, le portarono alla risaia. Una giovane fu malmenata dai fascisti, un'altra reagì schiaffeggiando il Regazzi e strappandogli la camicia; la lotta così interrotta, riprese il sabato 17 e si ripeté il lunedì 19: in questo stesso giorno numerose donne salirono al municipio, dove posero le rivendicazioni della categoria, protestando contro la chiamata alle armi, rivendicando più alte tariffe per la mietitura del grano. Il giorno 20 lo sciopero si estese anche ai mietitori locali.
Nell'estate i partigiani operarono disarmi di militi della GNR recuperando le loro armi, eliminarono responsabili fascisti, fecero scritte murali, distrussero segnaletica tedesca, interruppero linee telefoniche. Il 10 settembre un gruppo di partigiani sfilò sulla via principale di Baricella cantando inni patriottici e tre giorni dopo attaccarono e disarmarono i militi della caserma della GNR. A causa della lotta dei partigiani e dei contadini per protrarre ed impedire la trebbiatura, ancora a settembre molto grano era in covoni. Diverse trebbiatrici erano state sabotate o bruciate. Il 2 ottobre una cinquantina di partigiani si scontrò con un numero ben più alto di brigate nere in aperta campagna lungo la via Scalone che collega Boschi a Malalbergo. Il combattimento, dal mattino, si protrasse fino al pomeriggio. Le perdite dei fascisti furono ingenti: 11 militi rimasero sul terreno. Il partigiano Ardo Guidetti rimasto ferito venne catturato e finito sul posto. A proposito della mobilitazione richiesta dai tedeschi per costruire trincee, fossati anticarro, ecc. e della risposta dei lavoratori, "l'Unità" del 12 ottobre 1944, edizione dell'Emilia Romagna, scrisse: "A Baricella.. al bando che impone, sotto pena di morte, a tutti gli uomini dai sedici ai sessanta anni di scavare fortificazioni lungo il Reno, risponde il no risoluto di tutto il popolo compatto. Fascisti delle brigate nere che tentano reagire vengono sbaragliati dalle Squadre dell'Ardimento Patriottiche in pieni) sviluppo".
Nel novembre 1944 tornarono in campo i risaioli. Le mondine prima di iniziare il lavoro, attraverso il loro Comitato di difesa e di agitazione, ottennero nuove tariffe: per la mietitura, L. 20 all'ora, più 1 litro e mezzo di vino e Kg. 2 di riso grezzo per giornata lavorativa; per la trebbiatura, L. 15 all'ora più 1 litro e mezzo di vino e 2 Kg. di riso grezzo per giornata lavorativa. I "portantini" (lavoratori che a coppie con barelle di legno a mano portavano i covoni di riso dalle piane fangose alle cavedagne) ottennero anch'essi miglioramenti tariffari.
Agli inizi del 1945 la fame e la miseria erano cresciute, i tedeschi e i fascisti continuarono nelle razzie e nel terrorismo. La risposta partigiana si fece più dura negli attacchi ai nazifascisti e con esecuzione di spie. Più coraggiose ed imponenti divennero le manifestazioni popolari di piazza, che partigiani armati sostennero e protessero.
Il 3 febbraio, 120 donne si portarono presso il municipio per reclamare generi alimentari, come avvenne in vari comuni viciniori: Minerbio, Malalbergo, Granarolo, Budrio, Medicina, San Giorgio di Piano. A Baricella, mentre le donne manifestavano, 450 operai, ingaggiati dalla TODT ed adibiti ai lavori per i tedeschi, scioperarono ed ottennero di non lavorare nelle giornate domenicali. Il 28 febbraio successivo una massa di circa 500 baricellesi, in maggioranza donne, manifestarono nuovamente presso il Municipio. Intervennero i tedeschi a disperdere i manifestanti ed arrestarono otto donne che furono trattenute per otto o nove giorni. La scarcerazione era stata richiesta dalle compagne della dimostrazione che avevano a lungo sostato davanti alla caserma.
Il 27 marzo a Passo Segni cinque partigiani attaccarono un'autocolonna tedesca, immobilizzando i primi due mezzi. I tedeschi reagirono con un fuoco infernale sostenuto da un'autoblinda di protezione, ma i partigiani riuscirono ugualmente a ritirarsi. Mentre si avvicinava la liberazione e riprendevano i lavori primaverili nei campi, dietro la continua pressione esercitata, i braccianti e le mondine, sostenuti dai comitati clandestini, conseguirono nuove tariffe, per le opere che li attendevano.
Baricella fu liberata il 22 aprile 1945. Il CLN locale, subito dopo, nominò la Giunta comunale con alla testa il sindaco Luigi Bolognesi.

Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998