La Guerra nelle Dolomiti. Il faro sulla Cima Grande di Lavaredo

La Guerra nelle Dolomiti. Il faro sulla Cima Grande di Lavaredo

Scheda

Oltre alle Tofane ed al Col di Lana, un altro importante teatro di guerra nelle Dolomiti fu il territorio delimitato dalle Tre Cime di Lavaredo ed il Monte Paterno (italiani), il Sasso di Sesto, la Torre di Toblin e i Monti di Rudo (austriaci). Tra le due linee si estendeva, quale terra di nessuno, il Pian di Rienza con le sorgenti dell'omonimo fiume e la Grava Longa, luogo di feroci combattimenti notturni.

Il Comando Italiano di settore, preoccupato delle perdite dovute alle imboscate del nemico, decise tra giugno e luglio del 1915 di trovare la posizione migliore per piazzare un grande faro onde illuminare la zona più ampia del fronte austriaco. Il 29 giugno, a Cà San Marco, il Gen. Fabbri ebbe un incontro con alcuni ufficiali del Genio a cui sottopose il problema e che invitò a prendere contatto con il ten. medico Antonio Berti, esperto alpinista, nel settore delle Tre Cime. Due giorni dopo, individuata la posizione migliore nella terrazza sommitale della Cima Grande, mt. 2999, un giovane ufficiale della sezione fotoelettrica ed alcuni graduati degli Alpini salirono per rendersi conto delle difficoltà dell'impresa. Fu scelta la via normale di salita, per la parete sud. Il riflettore era del diametro di cm. 90, contenuto in una cassa di legno di cm. 150x150x120, la sola dinamo in ghisa pesava kg. 350. Per il sollevamento furono approntati argani, nei canaloni costruiti ponteggi con travi e tronchi di abete ancorati direttamente alla roccia. Le cenge si trasformarono in temporanei magazzini per tutto il materiale necessario, per tre settimane squadre miste di alpini e genieri si diedero il cambio nell'issare tutto sino in cima. Contemporaneamente, venne stesa una linea elettrica lunga quasi 500 metri dalla terrazza inferiore della Grande Lavaredo alla caverna per il riflettore; inoltre il sistema approntato per il sollevamento permise di issare a due terzi della parete anche un cannone da montagna, con 300 colpi in dotazione. A fine luglio, sia il faro che il cannone furono in grado di "operare": il loro contributo risultò decisivo per l'attacco che gli italiani sferrarono dal 14 al 17 agosto 1915 contro il centro dello schieramento austriaco per la conquista dei Piani di Rienza e la Torre di Toblin.

Paolo Antolini

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Bibliografia
1915 - 1917 Guerra in Ampezzo e Cadore di Antonio Berti
Antonio Berti; a cura di Tito e Camillo Berti
1996 Milano Mursia