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12° battaglia dell'Isonzo: Caporetto

Battaglia 24 ottobre - 10 novembre 1917

Schede

Paradossalmente, fu proprio la conquista dell'altipiano della Bainsizza a creare le premesse per la tragedia di Caporetto: infatti l'Austria fu costretta a confessare al suo alleato germanico che non sarebbe più stata in grado di resistere ad un'altra battaglia, essendo ormai le sue forze allo stremo. Lo stesso generale tedesco Hindenburg doveva constatare che "Se l'Austria-Ungheria crolla, la guerra è persa". Ecco dunque spiegato il deciso spostamento dell'interesse tedesco per il fronte italiano e le prime avvisaglie del massiccio intervento germanico, consentito dal crollo Russo e agevolato dall'inazione Francese. Il 24 ottobre alle 2 del mattino 15 divisioni miste austro-tedesche attaccarono nella conca di Plezzo e Tolmino la nostra 2a armata.
"24 ottobre. Il tempo piovoso da settimane non migliorò neppure il 24 ottobre. Nella notte cadde una pioggia sottile cui seguirono verso l'alba violenti acquazzoni. I monti e le vallate erano avvolti nella nebbia , ma la preparazione di fuoco delle nostre batterie, che da giorni avevano inquadrato i loro obiettivi, ne fu ben poco danneggiata. Puntualmente alle 2 del mattino su tutta la fronte dell'attacco si scatenò la tremenda sinfonia della battaglia d'artiglieria." (Relazione ufficiale austriaca)
Nell'arco di poche ore l'ala destra della 2a armata cedette; per evitare l'accerchiamento il 25 ottobre circa 1 milione di uomini, tutto il fronte giulio, iniziò a ritirarsi verso il fiume Torre, poi verso il Tagliamento, poi verso il Livenza. La notte tra il 25 ed il 26 ottobre anche la 3a armata del Carso, per non rimanere accerchiata, iniziava il ripiegamento verso il Piave ed il Grappa, raggiunto il 6 novembre.
Il 7 novembre il Re destituiva Luigi Cadorna da Comandante in Capo dell'Esercito Italiano; al suo posto veniva nominato il generale Armando Diaz.
Il 10 novembre terminava la ritirata italiana: era costata 10.000 morti, 30.000 feriti, 300.000 prigionieri, 350.000 sbandati e disertori; erano stati persi 3.152 pezzi d'artiglieria, 1.732 bombarde, 3.000 mitragliatrici; rimanevano 400.000 uomini in piena efficienza dallo Stelvio al fiume Brenta, e altri 300.000 uomini, i resti della 2a e 3a armata, dal Brenta al mare, aggrappati al massiccio del Grappa.
Paolo Antolini